Migranti: dietro la ripresa dei flussi marocchini in Italia
Dati del Ministero dell’Interno alla mano, sembra che la contrazione del flusso migratorio riscontrata lungo la rotta del Mediterraneo centrale a partire da luglio 2017 abbia riguardato principalmente gruppi di migranti originari dell’Africa sub-sahariana. Rispetto al 2016 è stata infatti evidenziata una riduzione significativa degli arrivi da Paesi quali Nigeria, Guinea Conakry, Costa d’Avorio, Mali, Eritrea, Sudan e Senegal.
Di segno opposto si è mostrato invece il trend proveniente dai Paesi del Maghreb, quali Tunisia, Algeria e Marocco.
Numeri in crescita
Alla fine del 2017 sono stati 6.003 i migranti marocchini sbarcati in Italia (5.024 uomini, 557 donne, 99 minori accompagnati da uno o entrambi i genitori e 325 minori soli), mostrando un incremento di oltre il 30% rispetto all’anno precedente, quando ad arrivare furono 4.554 persone. Tuttavia, la rotta del Mediterraneo centrale non è stata l’unica ad essere stata battuta dai migranti provenienti dal Marocco.
Nel 2017, secondo i dati riportati da Frontex, l’Agenzia europea per il controllo delle frontiere esterne, 4.809 migranti marocchini hanno intrapreso la rotta del Mediterraneo occidentale per raggiungere la Spagna, rappresentando così il primo gruppo nazionale lungo questa direttrice del flusso. Si tratta di un dato ragguardevole.
Da un lato, infatti, mostra la rilevanza assunta nel 2017 da questa rotta, con un incremento degli arrivi pari a oltre il 130% (dai 9.990 del 2016 ai 23.143 del 2017), contestualmente alla contrazione delle rotte centrale e orientale. Dall’altro, dà atto di un significativo incremento degli arrivi dei migranti marocchini in Spagna rispetto al 2016, quando, secondo i dati dell’Unhcr, sarebbero sbarcate appena 769 persone.
Non solo. Secondo Frontex, nel 2017, i marocchini sono stati la seconda nazionalità a ricevere il maggior numero di respingimenti lungo le frontiere europee (1.830 respingimenti, rispetto ai 955 del 2016) e il maggior numero di decisioni di rimpatrio (21.613 di cui 5.969 effettive), nonché la prima nazionalità ad attraversare irregolarmente i confini per entrare in Europa utilizzando documenti falsi (803). Infine, l’Agenzia europea ha anche sottolineato le origini prettamente marocchine del traffico di stupefacenti diretto verso l’Europa.
I legami con la criminalità
Del resto, le reti criminali transnazionali, che includono cellule di nazionalità marocchina, si estendono fino all’Italia, dove, secondo l’ultima relazione annuale della Direzione investigativa antimafia (Dia), “i gruppi del Nord Africa riuscirebbero a gestire in maniera autonoma tutte le fasi del narcotraffico, da quella dell’approvvigionamento a quella della distribuzione, fino allo spaccio al dettaglio”. L’ingombrante presenza di queste reti in Italia è da leggere anche alla luce dei dati del ministero della Giustizia, secondo cui i detenuti di nazionalità marocchina rappresentano tra gli stranieri il gruppo più numeroso: 3.684 reclusi, pari al 18% sul totale, tra cui 975 in Lombardia, 474 in Piemonte, 412 in Emilia Romagna e 206 nel Lazio.
È interessante notare come, negli ultimi anni, il numero dei detenuti di nazionalità marocchina sia cresciuto progressivamente all’aumentare del flusso migratorio, passando dai 2.840 del 2015 ai 3.283 del 2016. Tentando di imitare i propri connazionali maggiorenni, allo stesso modo può essere letto il dato riguardate i minori marocchini in carico agli uffici del Servizio sociale: nel 2017 sono stati ben 824 (di cui 767 maschi e 57 femmine), rappresentando la prima nazionalità tra quelle africane e la seconda tra tutte quelle straniere, a fronte dei 121 (112 maschi e 9 femmine) del 2016 e dei 57 (53 maschi e 4 femmine) del 2015.
In fuga dalla stretta securitaria di Rabat
Una delle possibili chiavi di lettura per interpretare tanto la crescita significativa del flusso migratorio originario del Marocco, quanto la consistente presenza della criminalità di matrice marocchina, registrate in Italia durante in 2017, potrebbe essere rappresentata dal tentativo delle frange borderline della società di sottrarsi al processo di rafforzamento che ha investito la polizia del Paese nell’ultimo biennio.
Secondo il bilancio annuale per la repressione del crimine e il rafforzamento della sicurezza della Direzione generale della sicurezza nazionale (Dgsn) – la principale forza di polizia del Marocco -, nel 2017 i servizi di sicurezza hanno registrato un totale di 559.035 reati, rispetto ai quali 538.344 persone sono state assicurate alla giustizia (tra cui 38.358 donne e 22.236 minori). In particolare, la Dgsn di Rabat, in coordinamento con la Direzione generale della sorveglianza del territorio nazionale (Dgst), ha portato avanti attività di contrasto al traffico di droga, favorendo, rispetto al 2016, un aumento del numero di arresti pari al 4% (97.688), nonché un incremento nelle tonnellate sequestrate di cocaina pari all’1,5% (2.844 ton) e di hashish ed eroina pari al 35% (rispettivamente 60.173 ton di hashish e 21.842 ton di eroina).
Nel corso dell’anno è presumibile attendersi un consolidamento delle dinamiche intercettate, poiché il piano d’azione per il 2018 della Dgsn proseguirà la strategia già messa in atto: essa ha infatti previsto la creazione di sei nuove Brigate regionali di ricerca e intervento (Bri) che, sommandosi a quelle già attivate tra il 2016 e il 2017, diventeranno tredici e saranno affiancate dalle Brigate di intervento centrale (Bci), specializzate nell’intervento di crisi e nei principali casi criminali. Allo stesso tempo, è stata prevista anche l’istituzione di venti unità nazionali di intelligence criminale e di supporto tecnico, che hanno l’obiettivo di raccogliere e analizzare dati e impiegarli per sostenere le indagini penali.
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