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Dopo una sentenza della Corte Ue

Marocco/Ue: si torna a parlare di Sahara occidentale

20 Mar 2018 - Luigi Cino - Luigi Cino

Il conflitto ‘congelato’ sul Sahara occidentale è tornato di attualità nelle relazioni tra Unione europea e Marocco quando la Corte di Giustizia dell’Ue ha sentenziato che l’accordo di pesca tra l’Unione e il Regno è valido finché esso non venga esteso alle acque adiacenti il Sahara occidentale. In risposta a tale decisione della Corte, il 27 Febbraio l’Alto Rappresentante dell’Unione europea per la Politica estera e di Sicurezza comune, Federica Mogherini, ha rilasciato una dichiarazione congiunta con il ministro degli Esteri e della Cooperazione del Regno del Marocco, Nasser Bourita, nella quale i due hanno preso atto della sentenza e ribadito il loro attaccamento al partenariato strategico.

Una contesa diventata giuridica
Non è la prima volta che viene rilasciata una dichiarazione del genere. Già un anno prima, dopo un incontro a cui partecipò in parte anche il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker, un’altra dichiarazione simile fu resa in seguito a una decisione analoga del dicembre 2016 della Corte di Giustizia dell’Ue sui prodotti agricoli provenienti dal Sahara occidentale, secondo cui questi non dovevano considerarsi ricompresi nell’accordo tra Ue e Marocco.

Nel dicembre 2015 infatti la Corte si era espressa in tal senso, a seguito di un ricorso da parte del Fronte Polisario (Fronte Popolare di Liberazione di Saguia el-Hamra e Río de Oro), un movimento militare e politico che richiede l’autodeterminazione del territorio, principalmente abitato dal popolo Saharawi.

A seguito di quella decisione, nel febbraio 2016 le proteste del Marocco si erano fatte sentire a livello diplomatico, con la decisione del governo di Benkirane – su indicazione del Re – di sospendere ufficialmente tutti i contatti con le istituzioni europee, dopo averli già sospesi durante il mese precedente con la delegazione dell’Ue a Rabat.

Tali proteste avevano spinto il Consiglio europeo a richiedere l’annullamento della decisione del dicembre 2015, ma tale appello è stato respinto dalla già citata decisione del dicembre 2016. Il Consiglio ha comunque continuato, nel corso del 2017, nel tentativo di risolvere la questione cercando di far ricomprendere tali territori nell’accordo, nonostante le reticenze di alcuni Paesi membri.

Tuttavia, a febbraio 2018 la Corte di Giustizia ha ribadito l’inapplicabilità dell’accordo di pesca, in linea con quanto sentenziato precedentemente sull’accordo riguardante i prodotti agricoli.

Un conflitto che si protrae da oltre 40 anni
Ogni anno, il 6 novembre è un giorno di festa nazionale per il Marocco: si celebra la ‘marcia verde’ con la quale 350.000 marocchini, sotto l’invito del fu re del Marocco Hassan II, padre dell’attuale re Mohammed VI, cacciarono il colonizzatore spagnolo da quello che allora si chiamava Sahara spagnolo.

Dopo la marcia, la Spagna di Franco decise infatti di ritirarsi ufficialmente dalla parte del Sahara che si affaccia sull’Atlantico, negoziando accordi con il Marocco e la Mauritania. Secondo questi accordi, firmati a Madrid il 14 novembre 1975, il Sahara occidentale fu diviso assegnando i due terzi settentrionali del territorio al Marocco e un terzo (la parte più meridionale) alla Mauritania, nonostante il fatto che il 16 ottobre 1975 la Corte internazionale di Giustizia si fosse espressa a favore della “applicazione del principio di autodeterminazione attraverso la libera e genuina espressione della volontà delle popolazioni del territorio”. Se per alcuni questo evento sembrò una vittoria contro le potenze coloniali europee, per altri divenne solo l’inizio di una nuova dipendenza.

Già l’anno dopo la ‘marcia verde’ (1976), scoppiò un nuovo conflitto tra Marocco, Mauritania e il Fronte Polisario. Nel 1979, la Mauritania si ritirò dal conflitto e il Marocco occupò la sua parte di Sahara. Il Marocco iniziò anche la costruzione di un muro nel deserto (berm), che divide il suo territorio da quello controllato dal Fronte Polisario. Nel frattempo, la guerra e l’occupazione crearono migliaia di rifugiati saharawi, i quali trovarono rifugio in Algeria, principalmente a Tindouf, una città vicino al confine dove, ancora oggi, risiede la maggior parte dei rifugiati saharawi.

Ciò è una delle principali cause delle cattive relazioni tra il Marocco e l’Algeria, e della conseguente chiusura dei confini tra i due paesi. Oggi il Sahara occidentale è ancora nella lista dei “territori non autonomi ” delle Nazioni Unite, nonostante una missione della stessa organizzazione, la Minurso (missione delle Nazioni Unite per il Referendum in Sahara Occidentale) sia presente nel Paese sin dal 1991.

Conseguenze sulle relazioni Ue-Marocco
La questione aveva portato negli anni a un isolamento diplomatico del Marocco, il quale – unico Paese a riconoscere la propria sovranità sul Sahara occidentale – aveva abbandonato l’Unione africana, almeno fino all’anno scorso, che riconosceva la sovranità del Sahara occidentale. Tuttavia, il Marocco ha sempre intrattenuto ottime relazioni con l’Unione europea, rappresentando con la sua stabilità uno dei partner più affidabili nell’area nordafricana. Ma l’intervento della Corte sembra riportare la politica estera dell’Unione verso il rispetto dei principi e valori fondamentali della stessa, disapprovando la blanda applicazione dei principi di condizionalità che ha caratterizzato l’azione esterna europea degli ultimi anni nell’area.