IAI
Verso la conferma di al-Sisi

Egitto: presidenziali, energia dà spiraglio di speranza di crescita

25 Mar 2018 - Alice Vanni - Alice Vanni

Con le elezioni presidenziali egiziane, le urne aperte dal 26 al 28 marzo e i risultati attesi per i 2 aprile, gli occhi degli osservatori internazionali sono puntati sullo stato di salute del Paese e sulla sua stabilità in una regione dilaniata dai conflitti e dalle crisi. Se dal punto di vista politico si dà per scontato che le elezioni non produrranno grossi cambiamenti, riconfermando un sistema di potere autoritario, corrotto e fragile, la dimensione economica potrebbe rappresentare l’ago della bilancia per il futuro dell’ Egitto.

L’andamento economico: la ripresa e le sue cause
Su questo versante, il Paese sembra essere entrato in un periodo di interessante ripresa e questo è dovuto principalmente a tre fattori: la fluttuazione della lira egiziana, le riforme fiscali e – ultimo e determinante fattore – lo sviluppo accelerato delle riserve di gas egiziane, che si prevede permetteranno di ridurre il deficit commerciale, di coprire gran parte del fabbisogno energetico domestico ed, eventualmente, di divenire un potenziale esportatore.

A questi fattori, tuttavia, si affiancano anche trend negativi che hanno impattato e continuano ad impattare soprattutto sulla fetta di popolazione più povera: basti considerare l’aumento annuale dell’inflazione che ha raggiunto il 34,5%. Nonostante questa sia poi ridiscesa al 26%, con l’aumento dell’Iva al 14% s’è andata generando una combinazione che ha provocato un drastico aumento nei costi di trasporti, salute, alimenti e bevande.

L’importanza del settore energetico: accordi e iniziative
In questo quadro, il settore energetico sta emergendo come la locomotiva dell’economia egiziana ed è destinato a rivestire un ruolo centrale nella stabilità del Paese, considerando l’alto tasso di crescita demografica a cui è soggetto l’ Egitto e il corrispondente aumento della domanda energetica domestica cui dovrà fare fronte nel breve termine.

Il punto di svolta è sicuramente stata la scoperta dell’enorme giacimento di gas naturale, Zohr, avvenuta ad opera di Eni Spa nel 2015. Zohr è già entrato in azione e si prevede che entro il 2019 permetterà all’ Egitto di raggiungere quasi l’autonomia energetica. Tale risultato dovrà essere comunque accompagnato da progetti per un maggiore sviluppo di energie alternative e rinnovabili. Non a caso, il Ministero dell’Elettricità ha reso noto l’obiettivo di produrre il 20% di energia da risorse rinnovabili ed alternative entro il 2022.

In proposito, l’ Egitto ha aperto le porte ad accordi e progetti in campo energetico per sostenere questo sviluppo. È il caso dell’accordo firmato con la Russia che ne prevede il sostegno nella costruzione della centrale nucleare Al Dabaa entro il 2029, il che porterebbe alla produzione di energia alternativa che coprirebbe un’altra buona fetta del fabbisogno energetico interno.

A febbraio è stato anche firmato un accordo che ha suscitato non poche critiche all’interno del Paese: la Dolphinus Holdings, una società egiziana privata, comprerà gas dalla Noble Energy e dai suoi partner sfruttando i due più grandi giacimenti offshore di Israele.

È inoltre stata recentemente inaugurata la prima parte della centrale di pannelli solari in un complesso remoto del deserto nella zona di Aswan, sviluppata dalla compagnia tedesca Ib Vogt GmbH insieme alla compagnia locale Infinity Solar Sae, che dalla fine del 2019 genererà 1.8 gigawatt di energia solare[6].

Proseguono anche le ricerche di risorse petrolifere: è il caso della collaborazione con la compagnia statunitense Schlumberger e la compagnia britannica Tgs, che esploreranno la struttura geologica e ricercheranno potenziali giacimenti petroliferi nell’area del Mar Rosso[7].

Per quanto riguarda l’export, secondo quanto annunciato dal ministro del Petrolio e delle Risorse minerarie, Tareq al-Molla, nel 2019 l’ Egitto dovrebbe ricominciare a trasferire gas alla Giordania, dopo la sospensione del 2014 avvenuta a causa di bombardamenti che avevano interessato i gasdotti nell’area a nord del Sinai. L’ Egitto ha inoltre in programma l’estensione del gasdotto EMG[9], decisione che fa pensare che l’obiettivo del Paese sia sorpassare Qatar e Turchia nel mercato regionale ed internazionale di gas. Ne è ulteriore dimostrazione il piano con l’Arabia Saudita di costruire un ponte che attraversi il Mar Rosso per connettere la penisola del Sinai con la parte occidentale del regno saudita; ponte che potrà sicuramente essere utilizzato dagli egiziani per estendervi un gasdotto.

Il prevedibile impatto delle elezioni presidenziali
Oltre alla continua crescita demografica, l’alto tasso di disoccupazione, il ruolo sempre più invasivo dei militari in gran parte delle attività economiche del Paese, la presenza di corruzione, per non parlare delle minacce scaturite dal cambiamento climatico, è molto difficile parlare di una vera e propria ripresa economica. In questo senso il settore energetico ha ed avrà un ruolo importante non solo a livello socio-economico, ma anche nelle relazioni diplomatiche del Paese stesso.

Considerando che l’unico candidato alle elezioni presidenziali, oltre al presidente uscente al-Sisi, ovvero Moussa Mostafa Moussa, ha dichiarato che nonostante qualche discordanza, soprattutto con alcune politiche fiscali implementate, continuerebbe nello stesso cammino dell’attuale presidente. Quindi, ci si attende che i progetti di lungo e medio termine nel settore energetico proseguano. È comunque evidente agli occhi di molti che una vittoria di Moussa rimane estremamente improbabile.

Foto di copertina © Mohamed El Raai/DPA via ZUMA Press)