Cina: Xi Jinping è leader sempiterno tra ovazioni e plebisciti
Verso quale direzione sta andando la Cina del leader sempiterno? È la domanda che in molti si stanno facendo in questi giorni dopo l’annuncio il 25 febbraio della proposta di abolizione del limite dei due mandati per l’elezione del presidente della Repubblica. Lunedì scorso, il 5 marzo, all’apertura del Congresso nazionale del popolo, tutti i parlamentari hanno applaudito con convinzione al discorso di apertura del presidente cinese Xi Jinping, confermato per il suo secondo mandato. L’ovazione alla proposta di cancellare il limite dei mandati ha reso poi scontata l’approvazione formale della stessa proposta con una votazione plebiscitaria, a questo punto, ‘cinese’ e non più bulgara.
L’impatto della modifica sulle scene interna e internazionale
La decisione è presa e la via per la concessione a Xi Jinping del potere a vita è dunque spianata. Il punto, ora, è solo quello di capire quali scenari futuri si prospettano per il Paese e in generale per la politica internazionale, e cosa questa modifica potrà rappresentare. Il limite dei due mandati risale al 1982 quando, dopo Mao Tse-dong, la rivoluzione culturale, la Banda dei Quattro e tutto quello che questi avvenimenti avevano significato per la Cina, lasciandola allo sbando, l’allora presidente Deng Xiaoping, nell’ambito del processo di riforme da lui avviato, decise di introdurlo, proprio con l’idea di garantire, sia pure sempre all’interno dei gangli del partito, l’alternanza e il non incancrenimento di uno stesso uomo al potere per troppo tempo.
Per molti analisti, dunque la nuova mossa e l’abolizione del limite dei due mandati rappresenta un deciso passo indietro verso un regime ormai quasi dittatoriale, basato sul culto di un unico uomo, Xi Jinping appunto. Xi, come era accaduto con Mao, rappresenta la Cina di oggi. Riassume in sè le principali cariche del Paese, quella di presidente della Repubblica, quello di segretario del partito e quella di capo dell’esercito.
Il ruolo di Xi e il posto della Cina nel Mondo
Sin dal suo insediamento al potere nel 2012 (fine 2012 come segretario del partito e inizio 2013 come presidente), il potere di Xi Jinping è andato aumentando sempre di più. Al termine del XIX Congresso del partito comunista il pensiero di Xi Jinping è stato persino iscritto nella Costituzione del partito. Il leader maximo cinese, il novello Mao, ha consolidato dunque sempre di più il suo ruolo e la sua forza. Quale che sia l’opinione che se ne ha, è indiscutibile che questo presidente, più di ogni altro, sta portando la Cina in alto, specie a livello mondiale. Basti pensare solo all’ambiziosissimo progetto infrastrutturale One Belt One Road (una cintura di strade e ferrovie per collegare Europa e Asia), che ne sta facendo una protagonista indiscussa della scena internazionale.
Probabilmente il segreto è proprio nello stretto mantenimento del potere nelle mani di Xi e in quelle di pochi fidati sodali, facendo invece piazza pulita con qualsiasi mezzo degli oppositori o di potenziali pericoli. Ma Xi è anche l’uomo delle due facce, è quello che parla di apertura al mondo globalizzato, ma che poi inasprisce più che mai la censura su internet, quello che persegue i dissidenti e limita ancora di più la libertà di espressione e di pensiero nel Paese. Ed è proprio di questi giorni la notizia dell’ulteriore irrigidimento dei controlli su internet.
Diffidenza e sospetto di dissidenti interni e media occidentali
La notizia del mandato a vita al presidente cinese è stata infatti accolta con molto sospetto da attivisti e dissidenti. Molti di questi hanno fatto sapere che nei giorni scorsi i loro account sono stati bloccati, per impedire loro di commentare la notizia. Inoltre, come già accaduto in passato in situazioni analoghe, le ricerche via internet di parole chiave in qualche modo connesse con l’argomento sono state bloccate.
Grande il risalto che ha avuto la notizia nei media stranieri. Molti, riferendosi a Xi Jinping , parlano di un vero e proprio dittatore moderno. Il New York Times, solo pochi giorni fa, in un editoriale, ha usato l’espressione “regressione autoritaria”. Opinioni dure. Il mondo occidentale, sostengono alcuni analisti, come è stato spiegato anche da un editoriale dell’Economist, ha sbagliato le sue previsioni.
Quando la Cina è diventata una potenza economica e commerciale sempre maggiore, in tanti hanno pensato che l’apertura commerciale del Paese, prima o poi, l’avrebbe portato ad aprirsi anche sotto altri aspetti e che la sua gente ne avrebbe guadagnato in termini di diritti e libertà. Dopo cinque anni al potere di Xi Jinping, l’illusione è finita.
Le tesi a sostegno dell’abolizione del limite del doppio mandato
Se l’opinione generale identifica il presidente come un dittatore vero e proprio, c’è pure chi invero gli concede il beneficio del dubbio e parla di volontà di dare continuità – attraverso proprio l’abolizione del limite dei due mandati – e stabilità a un Paese indubbiamente in crescita esponenziale, un Paese che sta portando avanti progetti ambiziosi e riforme economiche che richiedono tempo per la loro realizzazione e che potrebbero subire negativi stop in caso di cambi al potere.
Una continuità e stabilità di cui, sia pure indirettamente, beneficerebbero anche gli stessi paesi occidentali. Tra i sostenitori del presidente cinese c’è anche il presidente americano Donald Trump, che ha avuto parole lusinghiere per il collega cinese. “Xi è ora presidente per la vita” ha detto Trump in un discorso mandato in onda dalla Cnn. “Xi è stato in grado di farlo, penso che sia grandioso, forse un giorno dovremo farlo anche noi”. Cosa accadrà nei prossimi anni nel Paese del dragone è difficile da dire. Per ora l’unica certezza è che Xi Jinping, con tutta probabilità, rimarrà al potere per molti anni ancora, con una Cina destinata a crescere, a imporsi sempre più, nonostante dazi paventati e situazioni poco chiare al suo interno, sia dal punto di vista politico che economico.
Foto di copertina © Liu Weibing/Xinhua via ZUMA Wire)