Usa: America First nella nuova Nss (National Security Strategy)
L’Amministrazione Trump ha svelato lo scorso dicembre la nuova National Security Strategy degli Stati Uniti, un documento che il presidente – secondo il Goldwater-Nichols Act del 1986 – sarebbe tenuto a inviare al Congresso ogni anno per evidenziare le principali minacce alla sicurezza americana e le strategie per affrontarle. Alla prima Nss dell’era Trump è spettato il difficile compito di coniugare la visione dell’America First, marchio del 45° presidente statunitense, con la dottrina strategica che ha guidato gli Stati Uniti negli ultimi trent’anni.
Struttura e contenuto
La prima parte della Nss si articola su quattro pilastri: (1) proteggere territorio e way of life americani, (2) favorire la prosperità del Paese, (3) preservare la pace attraverso la forza e (4) far progredire l’influenza statunitense nel mondo. I quattro pilastri sono strettamente legati da relazioni causa-effetto e non è un caso che i primi due siano focalizzati sull’interno. La ‘Dottrina Trump’, infatti, non è isolazionista né vuole sganciarsi dal mondo – come spesso è stato erroneamente affermato –, ma ha come Stella Polare la convinzione che per avere un’America forte si debba partire dalle fondamenta interne. Solo con un’economia solida, innanzitutto, si può pensare di preservare la pace attraverso la forza – motto che richiama gli anni di Ronald Reagan – e di fare progredire l’influenza americana nel mondo: «La sicurezza economica è sicurezza nazionale».
Il ragionamento appare chiaro quando si analizzano manovre come il ritiro dal Tpp. Per l’Amministrazione Trump non è primariamente attraverso il multilateralismo che si può prevalere nei confronti di potenze revisioniste come la Cina, ma solo, come detto, avendo fondamentali interni solidi. Il Tpp avrebbe, secondo l’Amministrazione, drenato risorse dagli Stati Uniti e, conseguentemente, indebolito la capacità del Paese di fare fronte alla crescita della minaccia cinese. Per Trump, dunque, il danno economico che il Tpp avrebbe comportato sarebbe stato nettamente superiore ai benefici offerti dal legame più stretto con gli alleati. Una posizione inversa a quella dell’Amministrazione Obama, che considerava cruciale l’accordo proprio in ottica di contenimento della Cina.
La seconda parte della Nss è dedicata all’applicazione della strategia nei vari contesti regionali. Al primo posto – anche per importanza – viene indicata l’area indo-pacifica. Nella stessa, le minacce sono chiaramente ricondotte al revisionismo cinese e all’aggressività nordcoreana. In seconda posizione si trova il Vecchio Continente, dove il ritorno della Russia e le sue violazioni alla sovranità dei vicini preoccupano decisamente Washington. A seguire, il Medio Oriente, area da dove l’Amministrazione Obama ha tentato, senza successo, di sganciarsi. L’ascesa del sedicente Stato islamico e le attività destabilizzanti iraniane sono considerati due validi motivi per mantenere alto l’impegno. Ad Asia meridionale e centrale, Emisfero Occidentale e Africa vengono dedicati i tre successivi spazi, con focus su relazione indo-pakistana, necessità di impedire agli estremisti islamici di riconquistare Kabul, volontà di sostenere i Paesi dell’America Latina nella lotta contro la criminalità organizzata e impegno per il miglioramento della governance in Africa.
La dominanza energetica
Riflessione a parte merita il concetto di dominanza energetica, introdotto nel secondo pilastro dedicato alla promozione della prosperità americana. L’Amministrazione Trump, infatti, si mostra determinata non solo a sfruttare il più possibile le vaste risorse statunitensi per ottenere l’indipendenza energetica ma si pone anche l’obiettivo di diventare un gigante nell’export di idrocarburi. Inoltre, la Nss indica la volontà di dirigere le risorse americane verso i Paesi che ora sono forzati a dipendere principalmente da un solo fornitore.
Il riferimento ai Paesi centro-europei e alla loro relazione con la Russia è palese: non a caso il presidente americano aveva dichiarato la volontà di liberare la Polonia dal rischio di essere ostaggio di un solo fornitore già nella visita a Varsavia del luglio 2017. Nel novembre dello stesso anno, a dimostrazione della solidità delle intenzioni dei due Paesi, la compagnia di Stato polacca e Centrica hanno firmato un contratto di cinque anni per la fornitura di gas Usa.
Sul fronte interno, uno dei primi atti della nuova amministrazione è stato quello di firmare due executive orders volti allo sblocco delle pipeline Dakota Access e Keystone XL. A fine anno, poi, il presidente ha firmato un ordine esecutivo volto a potenziare le possibilità di estrazione di metalli e minerali dal sottosuolo americano al fine di ridurre la dipendenza dall’import di una cinquantina di materie prime essenziali. Il peso di Washington nel settore, dunque, è destinato a crescere sensibilmente.
America First
Concludendo, il documento segna il momento di passaggio cruciale da un’America universalista wilsoniana a una più nazionalista jacksoniana. I mutamenti nel sistema internazionale e l’ascesa di attori ostili hanno mostrato agli Stati Uniti come la visione abbracciata con decisione fino a pochi anni or sono non sia più praticabile: la speranza di mutare il mondo estendendo l’ordine liberale tramite accordi multilaterali e la forza dei valori è praticamente svanita. Ciò che ricompare è un globo dominato dalle logiche storiche della competizione tra potenze, ognuna interessata, primariamente, alla sua prosperità.
Per mantenere la sua posizione al vertice del sistema, secondo la Nss, l’America dovrà innanzitutto rinnovare il suo impegno verso i principi contenuti nei suoi documenti fondativi – chiara indicazione della mappa mentale che orienta la nuova Amministrazione – ed essere guidata da essi anche nell’approccio al mondo. Agli stessi, però, dovrà essere sommato il perseguimento degli interessi nazionali e l’accettazione dell’importanza della variabile ‘potere’ nelle relazioni tra Stati. Il motto che meglio può sintetizzare il tutto è contenuto proprio nelle conclusioni ed è un motto che affonda le sue radici fin negli albori della storia americana: «We are guided by our values and disciplined by our interests». In un mondo che va normalizzandosi dopo il ‘momento unipolare’, anche gli Stati Uniti iniziano a tendere nella stessa direzione.