Cipro: ambizioni e strategie marittime nel Mar di Levante
Nuovo confronto, dopo la crisi del 2014 , tra Turchia e Cipro nel Mar di Levante sia per l’estensione della zona economica esclusiva, Zee, sia per i diritti dell’autoproclamata Repubblica Turca Cipro del Nord, Rtcn. Come allora gli attori sono anche altri, a cominciare dalla Grecia. Tra essi ci siamo noi per via dell’Eni. Ovviamente l’Unione europea si schiera con Nicosia, ma l’appoggio appare cauto. In realtà, le questioni di delimitazione marittima non rientrano tra le competenze comunitarie. Per orientarsi occorre quindi analizzare, distintamente per aree geografiche, i termini della controversia guardando le mappe[1] pertinenti, non tralasciando i principi giuridici applicabili.
Zee ad ovest di Cipro
Quest’area è rivendicata da Cipro come propria, tant’è che nel 2003 è stata spartita con l’Egitto per accordo. All’ interno, sul versante meridionale, ricade il Block 6, assegnato da Nicosia al consorzio Eni-Total. Il punto è che la delimitazione ignora del tutto la possibilità per la Turchia di essere lo Stato frontista dell’Egitto, confinandola in un ristretto spazio vicino alle coste. La posizione turca è espressa in numerose note verbali depositate alle Nazioni Unite basate sulla tesi che l’accordo del 2003 sia non conforme ai principi di equità delle delimitazioni: l’area della Zee cipriota ad ovest del meridiano 32°16′18” E″ sarebbe sproporzionata, non tenendo conto del notevole sviluppo delle coste anatoliche.
Egitto e Cipro hanno di recente riaffermato la validità dell’accordo. Durante la presidenza Morsi, il Parlamento Egiziano aveva tuttavia all’ordine del giorno la sua denuncia.
Zee ad est di Cipro
Sinora Nicosia ha aperto alla ricerca il Block 3, ove la nave Saipem 12000 è stata fermata dalla Turchia per lo svolgimento di esercitazioni militari. Questo Block ricade al di qua della mediana tra Cipro ed il Libano, ma Ankara contesta che la comunità della Rtcn (le cui coste sono prossime alla zona) non riceva alcun beneficio finanziario dalla concessione al gruppo Eni-Kogas.
Inoltre, l’accordo del 2007 sulla Zee tra Cipro ed il Libano non è stato ancora ratificato da Beirut per via di una piccola area attribuita ad Israele. Recentemente, l’Eni ha accettato, assieme a Total ed alla società russa Novatek, una concessione libanese.
Zee a nord di Cipro
È l’unica Zee delimitata tra la Turchia e l’antistante Rtcn. Il limite è stato stabilito per accordo nel 2011 depositato all’Onu. Il tracciato, che ignora quello della Zee cipriota, si spinge a nord-est in corrispondenza di Alessandretta. Non si è a conoscenza di iniziative di sfruttamento intraprese dalle due Parti, ma vi sono varie proteste cipriote per attività di prospezione. Va notato che la delimitazione non prosegue verso la Siria, la cui Zee, proclamata unilateralmente nel 2013, ha un limite teorico.
Zee Egeo
Che c’entra la Zee dell’Egeo in tutta la vicenda? Essa è a nord-ovest di Cipro e quindi teoricamente al di fuori dell’area di crisi. Oltretutto pochi ricordano i termini della violenta disputa greco-turca sull’Egeo – andata in sonno quarant’anni fa, anche per non turbare gli equilibri della Nato- per le resistenze della Turchia (che non è parte della Convenzione del diritto del mare, Unclos) a sottostare al giudizio della Corte internazionale di Giustizia, adita dalla Grecia nel 1974.
La risposta l’ha data il presidente Erdogan quando ha fatto intendere che dietro Cipro ci sia la Grecia: questa cercherebbe di far valere le sue pretese ad un’estesa Zee che si spinga sino a quella di Cipro, confinando come detto in una ristretta enclave quella turca. Che si tratti di questioni che covano sotto la cenere, ce lo dice anche l’incidente greco-turco del 10 febbraio accaduto vicino l’isolotto di Kardak-Imia rivendicato da entrambi i Paesi, che ha replicato un format del 1997.
Trivellazioni in zone disputate
Le compagnie petrolifere si tengono lontane dalle aree disputate per non subire perdite commerciali. E’ questo il motivo, ad esempio, per cui nelle aree rivendicate da Malta e Italia non sono operative concessioni. Tra l’altro, l’Ue, nella sua Strategia di sicurezza marittima del 2014, indica la certezza dei confini marittimi proprio come fattore di sviluppo economico.
C’è infatti un aspetto privatistico, distinto da quello internazionale, nei casi in cui vengano coinvolte nei contenzioni marittimi imprese commerciali. Non a caso, l’Eni ha assunto un basso profilo dichiarando che è una “questione tra Paesi”. Gli Stati, per impedire trivellazioni in zone disputate, possono intimare alle società coinvolte di non proseguire le attività estrattive. Sul piano internazionale essi devono ricercare la risoluzione pacifica della controversia mediante gli strumenti previsti.
E’ quindi escluso l’uso della forza o anche la semplice minaccia come fatto dalla Turchia o in passato (1980) dalla Libia verso di noi per le trivellazioni sul Banco di Medina . Bene ha quindi fatto l’Italia, ad inviare cautelativamente una propria nave militare per proteggere la vita ed i beni di connazionali imbarcati sulla Saipem 12000.
Soluzione giuridica
La verità non sta da una sola parte nell’attuale crisi. Oltretutto si coglie un doppio approccio della Turchia nel contestare apertamente la Zee cipriota ad ovest e nel difendere i soli interessi economici della comunità turco-cipriota nella Zee ad est. Segno questo, di una tendenza a considerare positivamente il mantenimento dello status quo della Rtcn.
Le rivendicazioni greche, appaiono sullo sfondo di quelle cipriote. La loro difesa da parte dell’Ue non può essere però solo giustificata dalla politica di indipendenza energetica europea in cui s’inserisce l’iniziativa del gasdotto Eastmed.
Una via d’uscita, oltre che affrontare i nodi irrisolti della Rtcn, non può prescindere dal lasciare alle parti direttamente interessate la soluzione, per via arbitrale, delle questioni di delimitazioni che danneggiano le loro relazioni e che si riflettono sulla certezza dei diritti di sfruttamento. Anche un approccio economico, che veda magari l’Eni nello stesso ruolo tenuto con l’Egitto, potrebbe invogliare Turchia e Cipro a raggiungere intese di comune interesse.
[1] Alcune cartine sono consultabili nelle voci riguardanti Piattaforma continentale e Zee in F.Caffio, Glossario Diritto del Mare.