Ue: Unione economica e monetaria, un 2018 ambizioso
Pubblichiamo l’articolo della seconda classificata nella graduatoria finale della V edizione della Summer School Renzo Imbeni, nel quadro della cooperazione stabilita tra la Scuola e la nostra rivista.
Il 2018 sembra aprirsi all’insegna della fiducia per l’Unione europea. Le crisi che si sono susseguite negli ultimi anni hanno avuto il merito di indurre un ampio dibattito sul futuro dell’Europa, che in alcuni settori sta già producendo i suoi frutti.
Questo processo di ripensamento e trasformazione avrà però effettivamente successo solo se i Paesi dell’Unione riusciranno a far prevalere i punti di convergenza delle loro posizioni e se si riuscirà a superare progressivamente il distacco tra Ue e cittadini, attraverso proposte concrete che possano riconquistarne la fiducia.
Uno dei settori in cui più di ogni altro è fondamentale agire è sicuramente quello economico-sociale, con il completamento dell’Unione economica e monetaria (Uem) da un lato e il rafforzamento della dimensione sociale europea, dall’altro.
La crisi economica di questi anni ha reso evidenti le carenze di questa costruzione e ora che le cose sembrano migliorare è tempo di passare all’azione.
Le tappe dei prossimi messi
In quest’ottica, lo scorso 6 dicembre la Commissione europea ha presentato una roadmap per l’approfondimento dell’Unione economico-monetaria, il cui completamento viene previsto entro il 2025.
Obiettivo dichiarato dell’iniziativa: rafforzare l’unità, l’efficienza e la responsabilità democratica dell’Uem.
In base alla tabella di marcia, il 2018 sarà fondamentale per porre le basi di importanti iniziative volte ad aumentare la responsabilità democratica e rendere più effettiva la governance in questo settore. In particolare, tre sono le proposte da vagliare nei prossimi mesi: l’istituzione di un Fondo monetario europeo (Fme), l’inserimento del cosiddetto Fiscal Compact nel quadro giuridico unionale, e l’istituzione di un ministro europeo dell’Economia e delle finanze.
Per quanto riguarda il Fiscal Compact – o Trattato sulla stabilità, sul coordinamento e sulla governance nell’Unione economica e monetaria adottato da 25 Stati dell’Ue nel marzo 2012 -, la proposta della Commissione risulta in linea con quanto previsto dall’art. 16 dello stesso Trattato, ovvero il suo inserimento nell’ordinamento giuridico dell’Unione europea entro cinque anni dall’entrata in vigore.
Le maggiori novità riguardano invece la creazione di un ministro europeo dell’Economia e delle Finanze e l’istituzione di un Fondo monetario europeo.
Un ministro e un Fondo monetario per l’Ue
L’idea di un ministro europeo dell’Economia e delle Finanze era nell’aria già da tempo, rilanciata recentemente anche dalla Francia del presidente Emmanuel Macron.
Nella comunicazione della Commissione, la nuova figura – che dovrebbe riunire in sé le cariche di commissario per gli Affari economici e finanziari, vicepresidente della Commissione europea e presidente dell’Eurogruppo (nonché, di conseguenza, presidente del Consiglio dei governatori del Meccanismo europeo di stabilità, il Mes, o di quello che sarà il Fondo monetario europeo) – avrà come compito non solo quello di favorire l’interesse generale dell’economia europea e rafforzare il coordinamento delle politiche dell’Unione, ma anche di rappresentare l’Eurozona a livello internazionale.
Tuttavia, per avere un’idea più concreta di quali saranno i suoi compiti e gli strumenti a sua disposizione bisognerà attendere, lo sviluppo della proposta – e la ricerca del consenso fra Stati membri – in seno al Consiglio dell’Ue, quest’anno presieduto prima dalla Bulgaria e poi dall’Austria.
Con riferimento invece al Fondo monetario europeo, in base alla proposta della Commissione questo dovrebbe nascere sulla base del già esistente Mes attraverso il suo inserimento nel quadro giuridico unionale, e mantenendo l’obiettivo fondamentale di assicurare la stabilità finanziaria della zona euro.
Vengono tuttavia proposte alcune novità rispetto alla versione attuale del Mes: tra di esse, la possibilità del Fme di fornire sostegno al Fondo di risoluzione unico previsto dall’Unione bancaria; l’introduzione del voto a maggioranza qualificata rafforzata (85%), anziché all’unanimità, per le decisioni in materia di sostegno alla stabilità, esborsi e attivazione del sostegno; l’introduzione dell’approvazione da parte del Consiglio per alcune decisioni adottate dal Consiglio dei governatori o dal Consiglio di amministrazione; un esplicito riferimento all’applicazione della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea nelle attività del futuro Fme (ne deriverebbe, tra l’altro, l’obbligo della politica di condizionalità, applicata nei futuri pacchetti di assistenza, di rispettare i diritti tutelati nella Carta).
Nonostante le modifiche, nel Fme, così come presentato dalla Commissione, rimane preponderante il ruolo degli Stati membri, in particolare dei Paesi con le quote di sottoscrizione più elevate.
Promesse e incognite
Nei prossimi mesi il Consiglio vaglierà queste e le altre proposte avanzate dalla Commissione, avendo fissato per giugno 2018 il momento in cui adottare le prime decisioni concrete sul futuro dell’Unione economia e monetaria.
Il 2018, se da un lato può rappresentare davvero l’anno per porre le basi di passi importanti per l’Unione europea, dall’altro presenta ancora alcune incognite che potrebbero ostacolare e rallentare lo sviluppo del progetto europeo. Tra queste le incertezze legate alle intese per un governo di grande coalizione in Germania, alle prossime elezioni politiche in Italia ma anche alla fine del programma di assistenza finanziaria della Grecia, Paese a cui era stato promessa la ristrutturazione del debito nel 2018, misura fondamentale per ripristinarne la credibilità.
Foto di copertina © Wiktor Dabkowski via ZUMA Wire