IAI
Tra Vega e Ariane

Spazio: i lanciatori, punto di forza Italia, posta in gioco europea

16 Gen 2018 - Jean-Pierre Darnis, Nicolò Sartori - Jean-Pierre Darnis, Nicolò Sartori

Grazie al suo 11esimo volo andato a buon fine, il lanciatore Vega ha recentemente confermato la serie positiva iniziata nel 2012. I Vega, nei quali l’Italia ha un ruolo maggioritario, fanno parte della famiglia dei lanciatori europei e contribuiscono a rafforzare le capacità sviluppate in Europa dal 1973 con i lanciatori Ariane.

Il programma Vega rappresenta per l’Italia un forte elemento di successo: se il settore spaziale – dal pionieristico programma San Marco in poi – è sempre stato un luogo di eccellenze grazie allo sviluppo di satelliti e servizi, il lancio di Vega ha certamente allargato la percezione dell’avanzata tecnologica a un pubblico più ampio. Al contempo, ha consolidato l’intero settore spaziale nazionale, con ricadute positive sull’Agenzia spaziale italiana (Asi), ma anche sul comparto industriale italiano, partendo da Avio, principale azienda impegnata nello sviluppo e nel lancio di Vega.

Un settore strategico
Il successo di Vega evidenzia un punto fondamentale: lo sviluppo del settore spaziale italiano avviene in un contesto essenzialmente europeo. Vega ha ottenuto la sua consacrazione quando è stato inserito nella famiglia europea dei lanciatori; e l’Asi è il terzo contributore al budget dell’Agenzia spaziale europea (Esa), il che dà la misura dell’importanza della dialettica fra scala nazionale e europea per lo sviluppo tecnologico.

Il settore dei lanciatori si trova al crocevia di una serie di interessi strategici, italiani e europei. Questi sono stati oggetto di un seminario tenutosi allo IAI, nel quale il confronto fra Juergen Ackermann di Ariane Group, Roberto Battiston dell’Asi e Giulio Ranzo di Avio ha permesso non soltanto di esprimere la rilevanza del contributo italiano alla politica spaziale europea, ma anche di esaminare le prospettive tecnologiche, industriali e politiche della filière dei lanciatori.

La produzione di lanciatori è sinonimo di garanzia dell’accesso allo spazio, ovverosia della capacità di posizionare in orbita carichi utili, tipo i satelliti. Tale capacità rappresenta in sé un fattore di importanza primaria: le applicazioni satellitari, infatti, sono un elemento fondamentale della catena dell’informazione moderna, per usi civili e militari, e quindi la loro continuità e disponibilità rappresentano un interesse strategico. Inoltre, va considerato il valore intrinseco delle tecnologie del lancio: esse rappresentano un concentrato di know-how tecnologico e umano che cristallizza intorno a se un intero comparto accademico e industriale consolidato nei decenni, con potenziali applicazioni future (ad esempio viaggi spaziali), ma anche vicine alle tecnologie missilistiche, un fattore non secondario nell’attuale contesto di proliferazione segnato dai progetti nord-coreani.

Implicazioni della competizione internazionale
Per quest’insieme di considerazioni, il lancio spaziale non può essere visto in una semplice logica commerciale basata esclusivamente su dinamiche di prezzo. E se appare ovvio che gli operatori commerciali ragionino in una logica di abbassamento dei costi (fattore da tenere necessariamente in considerazione), l’approccio di mercato deve essere mitigato da una serie di ragionamenti strategici, doverosi da parte di governi e istituzioni europee.

Recentemente, il rinnovamento in atto nel settore americano ha scosso l’intero comparto dei lanciatori. Il paradigma del ‘new space’ ha visto l’ingresso di imprenditori tecnologici che, avendo a disposizioni ingenti somme di denaro, hanno potuto investire in modo massiccio in tecnologie, così da offrire servizi di lancio con costi abbassati. Accanto a ciò, bisogna comunque osservare come le istituzioni pubbliche americane abbiano sostenuto l’azione del settore privato a stelle e strisce. Di fatto aprendo un mercato di lanci istituzionali che – sia per numero che per prezzo – permette di sostenere, se non di sovvenzionare in modo indiretto, la crescita di una filière in grado di proporre prezzi bassi e competitivi sul mercato internazionale.

L’Europa si trova dunque dover affrontare un contesto internazionale in forte evoluzione, con una pressione tecnologica, industriale e commerciale proveniente dagli Stati Uniti. La decisione di lanciare il programma Ariane 6, ultima evoluzione della famiglia europea dei lanciatori, interviene in questo contesto di ricerca di recupero di competitività. La versione precedente e attuale, Ariane 5, è stata senz’altro un successo tecnologico che ha saputo fidelizzare i clienti anche per l’elevato livello di affidabilità. Corrispondeva però a una logica diversa, quella che vedeva l’Europa sviluppare un capacità di volo umano attraverso la navicella Hermes. Questi progetti sono stati accantonati: bisogna quindi tornare fornire capacità e servizi molto più vicini alle attuali esigenze di mercato, abbassando i costi e mantenendo l’affidabilità.

Una nuova famiglia
Sono questi i motivi che hanno spinto l’Esa a studiare una nuova famiglia di lanciatori, con lo sviluppo sia di Ariane 6 che del lanciatore Vega, da considerare come basi evolutive per futuri modelli in grado di coprire tutto lo spettro del mercato satellitare. Certo, questa politica è il frutto di compromessi fra i tre grandi Paesi contributori dell’Esa e maggiormente impegnati  nelle tecnologie di lancio, Francia, Germania e Italia.

Anche se bisogna insistere sul successo di questo settore, si tratta di un’equilibrio fragile che va sempre tutelato in modo dinamico. Ad esempio, si sta lavorando a un accordo europeo per il mercato pubblico dei lanci, una sorta di “Buy European Act” che possa assicurare ai lanciatori europei un numero base di lanci istituzionali – da parte sia degli Stati membri che delle istituzioni europee – garantendo alla filière di continuare ad operare in modo competitivo sul piano internazionale.

Una garanzia che, come nel caso Usa, è fondamentale per potere sviluppare la tecnologia e mantenere bassi i costi. Assieme ad aspetti commerciali, si profilano parecchie sfide di natura tecnologica, tra cui quella della crescita delle performance del lanciatore Vega che potrebbe sovrapporsi alla parte ‘bassa’ del mercato di riferimento Ariane 6.

Nonostante possibili elementi di attrito, va comunque sottolineato che nel settore dei lanciatori, e della politica spaziale in generale, i meccanismi nazionali ed europei si manifestano in modo piuttosto sano e virtuoso. Certamente esiste una competizione fra i vari Stati europei che intendono promuovere le loro tecnologie e industrie, ma questa competizione non perde mai di vista l’orizzonte europeo, ritenuto necessario e imprescindibile dall’insieme degli attori del settore.

Va infatti sottolineato che l’alto grado di specializzazione e la dimensione ristretta della comunità spaziale europea fa si che gli attori si conoscono bene e hanno una grande abitudine al dialogo. Il che conferisce un valore politico chiaro al settore dei lanciatori, che può rappresentare un esempio per l’Europa e le sue politiche di cooperazione tecnologico-industriale.