Artico: tra Russia e Norvegia, prove di guerra davvero fredda
Da circa un anno, fonti governative statunitensi e commentatori politici di tutta Europa hanno ripreso a discutere di vecchie dinamiche tipiche della Guerra Fredda, una guerra che non è mai stata così fredda – è il caso di dire -, dato che, stando alle recenti analisi, lo scenario di un possibile prossimo conflitto potrebbe essere proprio la regione dell’ Artico.
Analizzando alcuni degli Stati coinvolti nella regione, i rapporti tra la Russia e la Norvegia sono stati pacifici per molto tempo. Come a volere turbare le vedute marine di Peder Balke, dal 2008 ad oggi il governo russo ha
promosso la modernizzazione dei mezzi militari della propria marina, principalmente aeroplani e sottomarini, e dell’approvvigionamento di missili a lunga portata nell’Artico.
Le mosse della Marina militare russa (e non solo)
Contestualmente, ha avviato la ristrutturazione e l’ampliamento delle proprie basi nell’ Artico. Nuovi aerei e sofisticati sottomarini sono stati testati nel nord dell’Atlantico. La brigata artica è stata dotata da 14 aeroporti e 16 porti. Quaranta rompighiaccio sono stati prodotti, altri 11 sono in costruzione. La Flotta del Nord, la più grande delle quattro flotte russe, e’ stata acquartierata nel mare di Barents, dove da sola riunisce due terzi di tutte le unità della Federazione russa. Sono quasi un centinaio, di cui più di un terzo sottomarini.
Le unita’ militari russe presenti nella zona hanno avuto un allenamento militare specifico per il combattimento artico, di cui il governo russo s’è più volte potuto vantare, mentre a San Pietroburgo è iniziata la prima fase di addestramento dei sommozzatori di soccorso del distaccamento della Marina militare russa finalizzato ad apprendere la tecnica di immersione a una profondità di oltre 400 metri.
E le contromosse della reale Marina norvegese
Nei mesi trascorsi, la Russia è stata accusata di cyber-attacchi contro il partito laburista norvegese ed è stata definita il più grande pericolo per la Norvegia, subito dopo il terrorismo. Il governo norvegese ha stanziato ulteriori cinque miliardi e mezzo per ammodernare il proprio apparato difensivo e dotarsi di nuovi aerei e sommergibili. La reale marina norvegese conta cinque fregate in servizio, uno squadrone cacciamine, sei sommergibili, dei pattugliatori
missilistici e costieri (quelli d’attacco sono stati recentemente demoliti), battelli tattici e un commando di operazioni speciali.
In particolare, quest’anno dovrebbe essere rilasciata un’unità che permetterà il rifornimento di carburante e di altri
materiali, che ospiterà a bordo un ospedale e che avrà a disposizione un hangar per gli elicotteri. I sommergibili norvegesi saranno prossimamente sostituiti con dei nuovi, specifici per l’ Artico, fabbricati in Germania, sulla base di recenti accordi commerciali.
Il ruolo della Nato e degli Alleati
Se sia Russia che Norvegia hanno ripreso un percorso di riarmo e di ammodernamento degli arsenali nell’ Artico, si deve aggiungere a questo quadro già delicato la presenza in Norvegia di una base Nato che ha recentemente ripreso le esercitazioni. Inoltre, centinaia di soldati statunitensi sono stati stanziati in Norvegia negli ultimi dodici mesi.
Sono misure che l’Amministrazione di Washington desidera incrementare con l’appoggio di altri alleati Nato. Intanto il governo britannico sta acquistando nuove unità per la sua aviazione di sorveglianza marittima, nove nuovi mezzi in tutto – cinque saranno invece acquistati da Oslo -, con lo scopo dichiarato di cooperare con il governo norvegese nel pattugliare le acque adiacenti.
E’ caso recente la presenza di una fregata russa, la Admiral Gorshkov, in acque definite di interesse nazionale britannico. Il governo di Londra ha quindi inviato a sua volta la fregata St. Albans a monitorare i movimenti della nave russa e a seguirla fino nel Mar del Nord.
Le preoccupazioni contagiano la Finlandia e la Svezia
A sua volta, il governo della Finlandia ha annunciato di volere espandere le proprie forze militari del 20 %, mentre il governo della Svezia ha fatto sapere di volere ripristinare la leva militare, per uomini e donne. I recenti sviluppi hanno coinvolto anche l’Islanda, con la base di Keflavik. L’Islanda, che, contrariamente a Finlandia e Svezia, è un Paese della Nato, è però uno di quei pochi Paesi privi di proprie forze armate ed ha a disposizione, per scopi di ricerca e salvataggio, solo tre pattugliatori.
A Keflavik, la base islandese dove fino al 2006 erano stati presenti truppe statunitensi, ora risiedono quelle norvegesi con finalità di addestramento e di tutela dei giacimenti petroliferi. Persino il governo cinese ha segnato la propria presenza nell’ Artico con l’invio di rompighiacci di fronte le coste islandesi.E restano in parte da esplorare le risorse petrolifere nel mare dell’ Artico, che potrebbero suscitare nuove dispute territoriali. Minacce più o meno velate ci sono già state e un’escalation militare è in atto. L’ Artico si prepara a un conflitto, che, però, potrebbe non esserci.