Ucraina: proteste contro corruzione infiammano Kiev
Ottobre ha riacceso gli animi in Ucraina: la capitale, Kiev, è nuovamente scossa da un’ondata di proteste che non ha ancora raggiunto, e non si sa se raggiungerà, il livello dello scontro che nel 2014 portò ad una delle Rivoluzioni più sanguinose della storia del XXI Secolo, Majdan.
Numerosi ucraini hanno risposto all’appello lanciato da Mikhail Saakachvili, già presidente georgiano, da vari gruppi riformisti, da alcuni parlamentari progressisti facenti parte di Solidarietà, il partito di Petro Poroshenko e da una coalizione trasversale di organizzazioni indipendenti della società civile che operano controllando le attività della Verkhovna Rada, il Parlamento ucraino, e dei suoi membri.
Le motivazioni della protesta e le rivendicazioni in tre punti
L’ Ucraina non ha commissioni speciali nell’ambito del Parlamento che possano svolgere questo compito (cioè non ha commissioni parlamentari). Movimenti come quello ora formatosi cercano di sopperire a tale mancanza per ottenere maggior trasparenza su bilanci dei partiti, spese del Parlamento, destinazioni di fondi pubblici, dichiarazioni dei redditi dei politici. Il motivo di tale attenzione verso tematiche di natura economica è perché l’ Ucraina è un Paese in cui grandi oligarchi come Rinat Akhmetov “sono estremamente potenti, hanno una influenza enorme sul potere e si sono appropriati delle conquiste di Majdan”, mi racconta Davitza, un attivista che ho incontrato giorni fa davanti alla Verkhovna Rada.
Negli stessi giorni, al Café Cuba, un bar del centro in stile caraibico, incontro Oksana, una ragazza molto gentile, analista politica per una organizzazione facente parte della Coalizione. Le chiedo quali siano, al di là degli slogan, le motivazioni e le rivendicazioni della protesta. Le richieste sono tre e, fondamentalmente, sono le stesse che venivano dalle persone in piazza durante Majdan nel 2014.
Prima di tutto una riforma dell’architettura elettorale che sostituisca l’attuale sistema misto (50% voto alla lista del partito e 50% maggioritario su base regionale con liste chiuse) con un sistema proporzionale con liste aperte: l’idea è proporre cinque candidati per Regione con liste aperte per far in modo che il vincitore sia realmente frutto di libera scelta. Oksana sostiene che nel periodo della Presidenza Janukovich – il presidente filo-russo deposto nel 2014 -questa forma venne sempre osteggiata a causa della grande capacità (economica e ‘feudale’) dello stesso presidente di manipolare e comprare tornate elettorali e candidati.
La seconda richiesta è la limitazione dell’immunità dei deputati che impedisce, ad oggi, lo svolgimento reale dell’attività giudiziaria a ogni livello: è stato presentato un progetto di legge che ne prevede l’entrata in vigore nel 2020, ma i manifestanti chiedono che venga anticipata al 2018. Alcuni alti responsabili politici non sono mai stati condannati nonostante gli arresti pubblicizzati con grande risalto dai media dopo i fatti del 2014 e la fuga di Viktor Yanukovich: i responsabili del ‘massacro di Majdan’, ad opera di cecchini, sono tuttora a piede libero e la verità su quella giornata è ancora lontana. Il terzo punto è la corruzione, male endemico che al pari di una malattia terminale sta prosciugando ogni energia vitale del Paese. La protesta chiede che venga istituita in maniera urgente una Corte indipendente Anti-Corruzione che prenda il posto della giustizia ordinaria.
La figura di Saakachvili e gli interrogativi intorno al suo ruolo
Il punto curioso di tutta la faccenda è che a farsi portavoce dei moti di protesta è Mikhail Saakachvili, personaggio politico con un passato tumultuoso e controverso. Ex presidente della Georgia, ne emigrò al termine del suo secondo ed ultimo (per dettato costituzionale) mandato. La Georgia, poi, gli tolse la cittadinanza, dopo che lui aveva prestato fedeltà al governo ucraino. Nel 2015 fu nominato da Poroschenko, suo grande amico, governatore di Odessa, una delle Regioni più importanti dell’ Ucraina. Ma dopo solo 18 mesi rassegna le dimissioni e denuncia una livello di corruzione così radicato da rendere impossibile ogni forma di gestione pubblica. Poroshenko, a quel punto, lo priva anche della cittadinanza ucraina rendendolo, de facto, apolide.
Saakachvili è un personaggio molto amato: la Georgia è per gli ucraini un Paese virtuoso che è riuscito a cambiare in positivo le cose al suo interno, anche grazie alla Rivoluzione delle Rose condotta proprio dall’ex presidente. Oltretutto la sua natura politica anti-russa – recentemente, ha dichiarato che “nello spazio post-sovietico nessuno è più avverso di me a Putin” – e la sua vicinanza agli Stati Uniti ne fanno un candidato perfetto per traghettare l’Ucraina nell’orbita occidentale e scongiurare la minaccia dell’Orso Russo.
Il 10 settembre, dopo una serie rocambolesca di spostamenti sul confine orientale, Saakachvili era riuscito a rientrare nel Paese scortato da due ali di folla ed a gettare il guanto di sfida a Poroschenko in vista delle presidenziali del 2019, promettendo di “tenere tutti uniti per raggiungere gli obiettivi richiesti”, come ha dichiarato il 17 ottobre davanti alla Verkhovna Rada.
Le tensioni vanno a beneficio di Julia Tymoshenko
Chi di fatto sta beneficiando della situazione nel panorama politico ucraino, senza fare assolutamente nulla, senza dovere spendere capitale politico o stilare decaloghi da presentare agli elettori, è Julia Tymoshenko, la pasionaria della Rivoluzione arancione che da poco ha annunciato che correrà per le elezioni, facendo impennare il suo gradimento fino al 15%, poco sotto il 17% del partito di Poroshenko. Questi sondaggi vanno però considerati estremamente mutevoli.
Ultimamente Kiev ha vissuto giornate estremamente convulsa: la capitale è costantemente movimentata dal perdurare dell’accampamento ormai fisso davanti al Parlamento ucraino, divenuto sempre più il Quartier Generale della crescente nuova ‘rivoluzione’. Il 5 dicembre è avvenuto un fatto tanto grave quanto bizzarro: Saakachvili ha iniziato ad esortare, dal tetto della sua residenza a Kiev, i passanti a manifestare davanti alla Verkhovna Rada per chiedere le dimissioni di Poroshenko, che, a suo dire, voleva sequestrarlo per ordine di Putin. E intanto i Servizi di Sicurezza ucraini stavano perquisendo il suo domicilio alla ricerca di prove della sua complicità con apparati russi per dare una spallata al governo ucraino.
Le accuse reciproche hanno esacerbato la situazione, esplosa nel tardo pomeriggio quando Saakachvili è stato prima arrestato sul tetto della sua residenza, caricato su un mini-van e poi ‘liberato’ dalla folla inferocita. Subito dopo, si è formato un corteo che s’è diretto verso il Parlamento, davanti al quale l’ex presidente georgiano ha arringato la folla gridando all’impeachment.
Questa volta, bisogna capire se l’energia sociale può dar impulso a una nuova ‘rivoluzione’ positiva o se lo stato ucraino si debiliterà e destabilizzerà ancora di più a beneficio di chi spera che il Paese arrivi sulla soglia del default politico ed economico, per poi cadere nuovamente nell’orbita della Russia e del suo nuovo Zar.
Foto di copertina © Agron Dragaj via ZUMA Wire