Medio Oriente: la nebbia della guerra e della pace
In principio fu Clausewitz, il generale e teorico prussiano che nel testo pubblicato postumo nel 1832 Von Kriege (della guerra) approcciò il fenomeno della guerra in termini dubitativi, qualitativi e relazionali, cercando di comprenderne la natura ultima dopo la tempesta napoleonica, al di là della sua superficie apparentemente razionale.
Dopo di lui Robert S McNamara, già segretario alla Difesa di J.F. Kennedy e Lyndon Johnson, dà alle stampe nel 1995 un testo – testamento e autocritica – sul concetto di guerra. Si tratta di In retrospect: the tragedy and lessons of Vietnam, dal quale verrà poi sviluppato il documentario premio Oscar del 2003 The Fog of War diretto da Errol Morris.
Da ultimo, il diplomatico francese J.M. Guéhenno, già a capo del Dpko dell’Onu dal 2000 al 2008, in un contesto internazionale post-bipolare completamente mutato, pubblica nel 2015 le sue memorie da peacekeeper, dal titolo The fog of peace, a memoir of International Peacekeeping in the 21th century.
Tre autori apparentemente lontani tra di loro per geografia, epoca storica, inclinazioni e vissuti personali. Cosa li accomuna? Esistono invarianti nei loro testi? Di seguito alcuni possibili spunti comparativi utili ad una visione attualizzata delle loro riflessioni, al tempo del centenario della Dichiarazione Balfour e delle nuove agitazioni che scuotono Gerusalemme e Medio Oriente. Ibridando simultaneamente stadi di pace e di guerra.
L’illusione delle certezze informative, in guerra come in pace
Le informazioni in guerra secondo Clausewitz sono una tela tendenzialmente opaca e dallo scarso potere diagnostico e predittivo. Si legge ad esempio nel libro I del Von Kriege che “una grande parte delle informazioni che si ottengono in guerra è contraddittoria, una parte ancora più grande è falsa e la parte di gran lunga maggiore è incerta”. Verosimilmente Clausewitz avrebbe visto al rialzo e forse in modo meno pessimistico questa sua tripartizione sulle informazioni in guerra se fosse nato in un’epoca successiva, con pieno sviluppo di osservazione satellitare e ricognizioni aero-fotografiche di droni.
Pur tuttavia è innegabile che ancora oggi, tra inganni, disinformazione, fake news e intrinseca imprevedibilità di azioni e retro-azioni individuali e collettive in sistemi umani complessi, il dominio informativo e previsionale a livello strategico rimane spesso aleatorio. Ci sarà una nuova forma di Intifada diffusa e persistente su scala regionale? Quali le conseguenze nel 2018 del Vertice di Istanbul dei Paesi dell’Oic tenutosi il 13 dicembre? Nebbia. Valga su tutte l’amara riflessione della Regina Elisabetta II nel novembre 2008 durante la sua visita alla London School of Economics sulla crisi finanziaria globale: ”If these things were so large, how come everyone missed them?”.
Scrive ancora Clausewtiz nel libro II: “Una difficoltà peculiare è la grande incertezza di tutti i dati nella guerra, perché ogni azione si compie in un certo senso in una luce crepuscolare che spesso come un chiarore di nebbia o di luna dà alle cose un contorno esagerato. E’ il talento o il favore del caso cui si deve fare affidamento in mancanza di una saggezza oggettiva”.
La storia del XX secolo ha confermato in taluni casi la realtà di questa affermazione. Si pensi solo per fare un esempio al tenente colonnello dell’Armata Rossa Stanislav Petrov, che nel 1983 interpretò correttamente come falso allarme un presunto lancio di missili statunitensi verso l’Urss, evitando così il possibile escalation nucleare tra le due superpotenze dell’epoca. Nel 2018 avremo attori levantini capaci di interrompere catene negative di eventi e un-intended consequences?
Le lezioni di Mcnamara e le osservazioni di Guèhenno
Nel suo libro del 1995 e nel documentario ad esso collegato, McNamara individua 11 lezioni tratte dalla sua esperienza. Tra queste, due appaiono avere valore trasversale alle diverse epoche e portata generale. La lezione n.8 ci dice che in quanto esseri umani non siamo omniscienti e anche la vista dall’osservatorio (potenzialmente) privilegiato della Casa Bianca può soffrire di miopie e rifrazioni. La lezione n.10 insegna che ci possono essere problemi per i quali non esistono soluzioni immediate, nonostante una volontà risolutiva immediata. A volte possiamo dovere convivere con un mondo imperfetto e disordinato come minore dei mali, smussando angoli invece di appuntirli.
Parallelamente, le riflessioni di Guéhenno sviluppate nel suo testo del 2015 sulle missioni Onu in Paesi quali – tra gli altri – Congo, Sudan, Darfur e Costa d’Avorio sembrano collimare concettualmente con le osservazioni di McNamara. Osserva il diplomatico francese nel prologo al testo: “Who are we to decide for others when to compromise and when not to compromise?”. E altrove afferma “The need to accept imperfect outcomes and compromises”.
In ultima analisi, le distorsioni cognitive, le frizioni e gli attriti reali fanno sì che le intenzioni, i piani e gli end-state desiderati ab origine siano spesso distorti ex post. La teoria dei giochi e il modello di attore razionale rispetto allo scopo, l’homo oeconomicus, non coprono la gamma completa delle azioni umane, laddove valori culturali specifici e agire affettivo e irrazionale giocano ancora oggi tanta parte nella dialettica delle volontà tra opponenti e nella determinazione degli eventi del mondo. Medio Oriente docet.
Forse anche per queste ragioni, McNamara affermava nell’epilogo del documentario a lui dedicato come spesso “our judgement and our understanding are not adequate” per una comprensione piena e profonda delle variabili che agiscono sulla scena del globo terracqueo. Meglio dunque cercare di avere attento rispetto delle storie locali, evitando di provocare fiumi di rabbia nascosta tra la nebbia del tempo.