Isis: la guerra oscura, migliaia di civili vittime dei droni americani
Con la riconquista di Rawa da parte della coalizione guidata dagli Stati Uniti, il sedicente Stato islamico, l’ Isis, ha perso il suo ultimo baluardo iracheno. Una sconfitta pesante per gli integralisti islamici, che si trovano ora a un passo dall’essere cacciati anche dalla Siria, dove mantengono ancora posizioni di poco rilievo. Dal 2014, gli Usa si sono impegnati in una lunga e dispendiosa guerra allo Jihadismo dello Stato Islamico con il supporto dell’esercito iracheno e di altri Stati occidentali che si sono uniti alla chiamata di Barack Obama prima e di Donald Trump poi nel condurre operazioni volte ad eliminare la minaccia delle bandiere nere.
Proclami di vittoria si alzano a voce alta da Washington, dove un fiducioso Trump il 21 ottobre ha twittato: “La fine dell’ Isis è vicina”. Le recenti vittorie della coalizione segnano sicuramente un punto di svolta importante nel mettere fine alla minaccia dello Stato islamico, che in questi ultimi tre anni ha seminato terrore e violenze brutali in tutto il Medio Oriente. Ma se l’eredità dell’ Isis, come dimostrano ritrovamenti recenti, è fatta di orribili fosse comuni, di donne e bambine fatte schiave, è tanto diversa quella americana?
La guerra dei droni: ‘pulita’ e cruenta
Gli otto anni della presidenza Obama avevano visto l’inizio di una nuova politica estera per gli Stati Uniti, dopo le lunghe, dispendiose e disastrose guerre di Bush Jr in Iraq ed Afghanistan. La parola d’ordine era: drone. Sempre più, sotto il comando di Obama, le operazioni militari statunitensi in Medio Oriente cominciarono ad essere caratterizzate da un limitato, praticamente assente, intervento diretto sul campo, optando invece per l’utilizzo di droni per colpire obiettivi a distanza.
Ed è così che nel 2014, quando l’ Isis balzò in prima pagina dopo la conquista di Mosul e la proclamazione dello Stato islamico, la guerra americana in Medio Oriente assunse sempre di più i contorni di una guerra pilotata a distanza, a basso costo, e dall’utilizzo di precisi attacchi con aerei tele-comandati.
Secondo il Pentagono, la sua guerra all’ Isis è stata tra le più accurate condotte nella storia americana: i militari sottolineano la precisione e la trasparenza degli attacchi aerei americani, tanto da sostenere che 14.000 attacchi aerei abbiano ucciso ‘solo ‘89 civili in Iraq dal 2014.
Un bilancio tragico
Nonostante la trasparenza sbandierata dai piani alti di Washington, i dati raccolti e le statistiche fornite da fonti indipendenti parlano di numeri molto più alti, o di un’evidente incapacità da parte della coalizione guidata dagli Stati Uniti di valutare gli effettivi costi umani della guerra all’ Isis. Secondo il think-tank Airwars, i numeri dei morti civili sarebbero molto diversi. Quando a maggio 2015, un anno dopo l’inizio della guerra, gli Stati Uniti avevano ammesso l’uccisione di due civili, Airwars aveva stimato che il numero delle vittime civili si aggirasse in realtà tra 350 e 420. Sei mesi più tardi, altre 400 vittime si erano aggiunte al tremendo bilancio. La mancanza di trasparenza americana non appare un incidente di percorso, perchè, nel 2016, le fonti ufficiali Usa parlarono di 152 civili morti, quando invece il conto ‘indipendente’mdelle vittime degli attacchi della coalizione raggiungeva circa 4700.
Un recente articolo del New York Times ha fatto emergere verità sconcertanti. Un’inchiesta condotta per 18 mesi ha indicato che le operazioni militari della coalizione guidata dagli Stati Uniti stanno uccidendo in Iraq 31 volte più civili di quanto ammesso dalle parti coinvolte. “In termine di morti civili, questa potrebbe essere la guerra meno trasparente condotta dagli Stati Uniti,” Azmat Khan e Anand Gopal hanno scritto nell’articolo. E persino una serie tv popolare e ‘patriottica’ come Criminal Minds s’è interessata al problema, sia pure dal punto di vista dello stress degli operatori di droni – contractors civili – che scoprono, a cose fatte, di essere stati autori inconsapevoli di stragi d’innocenti.
Gli Stati Uniti sembrano essere pienamente capaci di lanciare bombe dove e quando vogliono, ma appaiono incapaci di controllare chi ne sarà vittima. In due Paesi, Iraq e Siria, che continuano a essere dilaniati da anni di guerre e operazioni militari straniere, il lascito statunitense dopo la fine dell’intervento contro l’ Isis è anche fatto di sangue e distruzione, ci cui i signori di Washington non saranno chiamati a rispondere.