Argentina: il San Juan un monito per le marine sudamericane
La scomparsa del sottomarino argentino Ara San Juan, di cui mancano notizie da metà novembre, è un funesto monito per le marine militari di tutta l’America del Sud, quale che possa essere l’epilogo della vicenda. I motivi sono due. In primo luogo, ancora prima di sapere cos’è successo al San Juan, si pone la questione delle condizioni dei sottomarini in esercizio nel continente. E, in secondo luogo, ci s’interroga sulle capacità di soccorso in caso d’incidente.
I tagli ‘ideologici’ alle spese militari
Tutto ciò che sappiano sul San Juan è che il sommergibile ha avuto problemi con le batterie prima di iniziare il viaggio che doveva condurlo da Ushuaia fino alla base di Mar del Plata. Ma è partito lo stesso. Le 960 batterie a bordo erano state cambiate durante la revisione generale protrattasi per sette anni fino al 2013: nei lavori d’ammodernamento per cambiare i quattro motori diesel, l’unità era stata divisa in due e poi nuovamente saldata. La manutenzione è comunque un elemento centrale per garantire l’efficienza: benché siano molto più grandi, le batterie di un sottomarino non differiscono molto dalle batterie di un semplice telefono cellulare.
In Argentina, i governi dei presidenti Néstor e Cristina Kirchner (2003-2015) hanno portato avanti pesantissimi tagli dei fondi alle forze armate, principalmente alla marina, come ‘ritorsione ideologica’ contro i militari. Entrambi i coniugi Kirchner erano stati attivisti – peraltro piuttosto discreti – durante la dittatura militare argentina. E, una volta al potere, anche a fronte delle difficoltà economiche del Paese, si sono presi una rivalsa, riducendo drasticamente i fondi per la difesa, passati dall’1,2% del Pil nel 2000 allo 0,7% nel 2007. Gli investimenti in equipaggiamenti e manutenzione ne hanno risentito pesantemente: il 90% delle dotazioni delle forze armate argentine hanno tra i 30 e i 50 anni e solo il 10% delle spese militari sono destinate e manutenzione e rinnovo degli equipaggiamenti esistenti.
La marina militare argentina, e più in generale tutte le forze armate, hanno conosciuto un rapido processo di deterioramento dei mezzi a loro disposizione. A causa delle severe restrizioni finanziarie, alcune imbarcazioni argentine navigano appena 11 giorni l’anno, mentre i sottomarini vanno in immersione per appena 19 ore in un anno solare: troppo poco per garantire l’efficienza della flotta.
Materiale antiquato e scarsa manutenzione
Nel caso dell’Ara San Juan, un sottomarino classe TR-1700 costruito in Germania nei primi Anni ’80, esiste quindi una sommatoria di materiale antiquato e scarsa manutenzione. Storicamente, le marine militari dei diversi Paesi sudamericani si sono attrezzate in modo da cercare di annullare le capacità offensive delle flotte potenzialmente rivali (ad esempio Perù contro Ecuador, Argentina contro Cile), ovvero acquisendo le stesse armi e le stesse tipologie di unità.
Per quanto riguarda i sottomarini, con l’eccezione di due modelli francesi classe Scorpène (O’Higgins e General Carrera) in servizio presso l’Armada del Cile, tutte le altre flotte sudamericane sono dotate di varianti più o meno moderne di sottomarini tedeschi, veri e propri ‘campioni di vendite’, prodotti tra il 1971 e il 2008.
La maggior parte sono classe U-209, ad eccezione proprio dell’Ara San Juan e del suo gemello, l’Ara Santa Cruz, entrambi di classe TR-1700, molto simili ma più veloci degli U-209. E questo dato sta portando gli ammiragliati locali a chiedersi se, o quando, un dramma come quello del San Juan possa avvenire in qualche altra flotta nazionale. La marina brasiliana è subito corsa ai ripari, ma la stampa ha rivelato che il ministero della Difesa di Brasilia sta evitando di inviare i suoi U-209 in missione al largo per “risparmiare sulle batterie”.
Soccorso subacqueo: carenza di mezzi e addestramento
La seconda questione che allarma le marinerie sudamericane è il problema del soccorso subacqueo. Le operazioni di ricerca in mare del San Juan stanno dimostrando tragicamente come questo tipo di operazioni sia stato trascurato sotto il profilo dell’addestramento degli uomini e anche per quanto riguarda i mezzi a disposizione.
Solo il Brasile possiede una nave specifica per questo tipo di operazioni, la Felinto Perry, costruita negli Anni ’70 come nave civile e acquistata di terza mano dalla Marina del Brasile. Non a caso, secondo gli esperti, un’unità del genere non è aggiornata per operazioni come la ricerca del San Juan.
Anche gli aerei moderni specializzati in missioni del genere sono una rarità in America latina. Solo il Cile ha modelli recenti e validi. Tanto che le ricerche del sottomarino argentino dipendono dall’aiuto dell’aeronautica degli Stati Uniti e di quella della tanto combattuta, al tempo della guerra delle Falkland, Gran Bretagna. Per ironia della sorte, due aerei britannici sono partiti proprio dalle Falkland. Oltre al dramma, la beffa.
Comunque si concluda questa angosciosa vicenda, le marine militari sudamericane avranno percepito che ridurre gli investimenti in strumentazione e manutenzione può fare bene al bilancio – e lasciare spazio alla voce “retribuzioni” -, ma rappresenta un rischio immenso per chi, come i marinai dell’Ara San Juan, deve navigare in acque oceaniche difficili con i ‘mezzi di bordo’.