Politica estera Italia: Grande Strategia e Interesse Nazionale
Affrontare questo tema richiede la risposta ad una serie di quesiti. La madre di questi ha un peso specifico elevato: esiste davvero una Grande Strategia (Grand Strategy) italiana che non sia, come nella prassi quotidiana, adattarsi ad ogni contingenza? Una definizione appropriata potrebbe essere: “ La Grande Strategia altro non è che l’atteggiamento dello Stato in politica estera e politica interna per la salvaguardia dell’ Interesse Nazionale ”. Questo però ci porta nuovamente su un terreno scivoloso, in quanto, anche qui, serve una definizione. Si potrebbe dire che “l’Interesse Nazionale è l’insieme degli obiettivi e delle ambizioni dello Stato in campo politico, economico, militare, culturale e di sicurezza”. Ma l’Interesse Nazionale esiste ancora come tale, oppure annaspa in un crogiolo di altri interessi, considerati i numerosi Organismi internazionali di cui facciamo parte?
Due casi emblematici
Un cittadino americano che volesse sapere quali siano la Grande Strategia e l’interesse Nazionale degli Stati Uniti, non avrebbe difficoltà a documentarsi. Ogni quattro anni viene redatta una Quadriennial Defense Review , l’ultima è del 2014, epoca Obama, ma potrebbe benissimo essere stata scritta sotto Trump. I concetti sono riassunti in un paper oggetto di studio alla National Defense University (Ndu), dal titolo The Grand Strategy of the United States. In soli due paragrafi si snocciolano i modo chiaro pochi concetti che spiegano tutto.
In quello intitolato The Ends (finalità) of Grand Strategy, si afferma che in ogni caso vanno tutelati i principali interessi, ovvero: difendere il proprio territorio; proteggere i cittadini in patria e all’estero; difendere i valori costituzionali e la forma di governo; salvaguardare l’economia e lo standard di vita. A questo fine, nel paragrafo successivo, The means (i mezzi) of Grand Strategy, si indica la necessità di forti alleanze e accordi bilaterali; credibile deterrente nucleare; capacità militari idonee a prevalere in caso di conflitto; intelligence in grado di assicurare la percezione della sicurezza a livello globale.
Qualora lo stesso cittadino americano volesse anche mantenersi aggiornato, non avrebbe che da sfogliare la rivista bimestrale The National Interest. C’è tutto. Al contrario, se un cittadino italiano volesse sapere da fonte ufficiale le medesime cose, decisamente (e senza certezza di risultato) gli si complicherebbe alquanto la vita.
L’Onu, la Nato e l’Unione europea
La carta delle Nazioni Unite è portatrice di principi-interessi universali che per brevità e conoscenza generale evitiamo di elencare. Sappiamo tutti che si tratta di diritti fondamentali collegati alla dignità ed al valore della persona umana. Non v’é nulla di confutabile e non sembrano intravedersi spazi per uno specifico Interesse Nazionale.
La dottrina e la strategia della Nato sono note; e una versione aggiornata si può desumere dal comunicato del vertice di Varsavia del 2016, dell’inusitata lunghezza di una trentina di pagine. Lettura senza dubbio interessante, ma poco utile ai fini di una risposta ai nostri quesiti. Infatti, ci accorgiamo subito che, se volessimo perseguire interessi nazionali non convergenti, mancherebbe lo spazio.
L’adesione all’Unione europea comporta l’accettazione dell’ ‘Acquis’ comunitario. Altri vincoli, nell’interesse comune di un’ Unione che dovrebbe comprendere l’Interesse Nazionale dei singoli. Ma per il momento non è ancora così; e ce ne accorgiamo giorno dopo giorno. Un nostro Interesse Nazionale, con ogni probabilità, ci porterebbe a muoverci in direzioni diverse e fuori dalle regole. Regole, si badi bene, che noi stessi abbiamo approvato come piattaforma comune. Fin qui, spazi per specifici interessi nazionali dei singoli non sembrano intravedersi.
Nel 2016, l’Italia ha contribuito in modo sostanziale all’elaborazione di una European Union Global Strategy (Eugs), che è stata profondamente attualizzata rispetto a quella pre-esistente. Le prime proposte di attuazione concreta le troviamo nel successivo EU Defence Action Plan, dove si delineano acquisti in comune, incremento della capacità di sviluppo industriale e contributi finanziari per la ricerca di settore. In definitiva, le strategic priorities riguardano solo aspetti inclusi in un Interesse comune, che, nelle intenzioni, comprende anche quelli nazionale di ciascun Paese membro.
L’Italia nel nuovo bipolarismo
Possiamo affermare che, poggiando le Organizzazioni internazionali su principi universali (evitiamo, qui, di chiamarli utopie), Grande Strategia ed Interesse Nazionale sono espressioni lecite nella misura in cui non configgono con i principi cui abbiamo fatto cenno. La stessa Costituzione ci autorizza a limitare la nostra sovranità e, settant’anni dopo, il Libro Bianco 2016 indica un quadro strategico mutevole e detta principi di politica estera, interna e di sicurezza ampiamente consequenziali.
Così attrezzati, in un mondo perfetto saremmo prontissimi a misurarci con chiunque. Se non che perfino l’Occidente, pur solidale nella Dottrina, si divide nella sua applicazione. Ad esempio, per quanto ci riguarda, già la singolarità del nostro rapporto con la Russia e la posizione sulla Libia tenderebbero ad isolarci in Europa e nella Nato.
Il futuro del mondo, dando per scontato un confronto anche solo economico Stati Uniti e Cina, sarà “diversamente” bipolare e le Grandi Strategie dovranno necessariamente mutare per adattarsi a Interessi Nazionali che già stanno cambiando. In questo nuovo “grande gioco” l’Italia, tutto sommato, è fortunata: vaso di coccio tra poteri e volontà più forti, potrà esprimersi al meglio continuando a comportarsi come sempre le è stato congeniale. Ovvero, dotarsi di una Grande Strategia a doppio binario (uno virtuale e l’altro reale) non in conflitto con i principi universali e nel contempo perseguire un Interesse Nazionale a geometria variabile, mutevole in funzione della convenienza. Scandaloso? Forse sì, ma non più di tanto. “Così fan tutti”…