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Strategie e governance

G7: la visione dei Grandi sul futuro dei mari

30 Nov 2017 - Fabio Caffio - Fabio Caffio

Si consolida, durante la presidenza italiana, la strategia del G7 sulla sicurezza marittima. Dopo la riunione dei ministri degli Esteri a Lucca dedicata alla materia, il terzo meeting di alto livello tenutosi a Roma lo scorso 20 novembre ha tracciato le linee future della governance dei mari, sulla scia delle precedenti presidenze di Germania e Giappone.

Nella visione del G7, salvaguardare il libero uso degli spazi marittimi è un prerequisito da perseguire, attraverso un impegno congiunto, mediante la lotta ai traffici illeciti, la protezione dell’ambiente marino, l’applicazione di tecnologie innovative. Sul piano politico, è affermato il rispetto dei principi del diritto internazionale in funzione anticinese. La questione del Mar della Cina, enfatizzata durante la presidenza giapponese, sembra tuttavia aver perso slancio.

Libertà di navigazione
“Ribadiamo il nostro impegno a mantenere la libertà di navigazione e sorvolo così come altri diritti, libertà e usi del mare che siano legittimi a livello internazionale”. Questa è la solenne dichiarazione contenuta nel comunicato congiunto emanato dalla riunione di Lucca dell’11 aprile 2017. Analogo era stato il tono di simili testi di altre riunioni del G7, quale quella di Lubecca (2015) e Hiroshima (2016 ).

I paesi del G7 si pongono quindi oggi come i principali fautori del principio –un tempo appannaggio di Gran Bretagna e Stati Uniti- su cui si fonda il commercio marittimo mondiale. Anche con l’obiettivo di contestare le pretese della Cina limitative della libertà dei mari oggetto di condanna da parte di un tribunale arbitrale.

Il punto è che tale questione è in evoluzione, nel senso che la Cina si sta rapidamente riconfigurando come una potenza navale, con portaerei (forse anche nucleari), operazioni antipirateria, basi in Pakistan e Gibuti, presenza costante in Mediterraneo (vedi l’ultima sosta a Civitavecchia, cui è seguita un’attività congiunta di addestramento con la nostra Marina). Il tutto in appoggio alla sua via della seta marittima su cui molti Paesi come l’Italia scommettono senza riserve.

Di qui, la possibilità che Pechino, oramai interessata alla libertà di navigazione delle sue Forze navali su scala mondiale, anche nelle zone economiche esclusive altrui, attenui le pretese alla territorializzazione dei mari adiacenti. Proprio per questo, il recente meeting di Roma non sembra aver ulteriormente rafforzato i toni del precedente comunicato di Lucca, anche se, probabilmente, il Giappone l’avrebbe desiderato.

Attività illecite
In parallelo con il tema della libertà di navigazione, è stato posto l’accento sul contrasto alle attività illecite in mare, pirateria in primis, ma anche terrorismo marittimo, tratta di esseri umani e migranti, traffico di armi e droga, pesca non dichiarata e non regolamentata (Iuu), grave inquinamento.

Un’ulteriore minaccia – evidenziatasi con l’allerta lanciato nel giugno 2017 dall’Organizzazione marittima internazionale – è il rischio che attacchi terroristici cibernetici mettano a repentaglio la sicurezza di navi e porti. Insomma, qualcosa di simile alla pirateria marittima se non altro per gli oneri ricadenti sulle società di navigazione relativi a costi assicurativi e di adeguamento delle navi.

Il G7 si presenta dunque come il garante, su scala mondiale, dell’ordine internazionale dei mari. Ruolo questo, che le principali democrazie industrializzate hanno iniziato a ricoprire con la fine della Guerra Fredda e l’emergere di minacce marittime non statuali. Tant’è che il Giappone ha dovuto attuare una riforma costituzionale per consentire alle sue forze navali di difesa di svolgere operazioni di sicurezza marittima, mentre l’Unione europea (membro esterno del G7) ha assunto propri impegni con la sua strategia di sicurezza marittima del 2014.

Fondamentale è ritenuto comunque il ruolo di attori regionali come la Nigeria e gli altri Stati del Golfo di Guinea (supportati dal Gruppo G7 Amici del Golfo di Guinea), o come i Paesi del Golfo di Aden e quelli asiatici che cooperano per il contrasto della pirateria marittima.

Ambiente marino
Positiva –e sicuramente congeniale alla presidenza di un Paese come l’Italia- l’enfasi attribuita ai temi della protezione dell’ambiente marino ed allo sviluppo di nuove tecnologie. Si spiega così il sostegno fornito all’iniziativa che conducono le Nazioni unite, nell’ambito della Convenzione sul diritto del mare, per un accordo dedicato alla conservazione e all’uso sostenibile della biodiversità marina in zone al di fuori delle giurisdizioni nazionali.

Nell’agenda marittima del G7 la protezione ecologica assume uno specifico rilievo nel quadro delle iniziative per mitigare l’insicurezza umana legata ai cambiamenti climatici che sono causa di spostamenti massivi di popolazioni, perdita di opportunità economiche, instabilità interna.

Appena un cenno viene tuttavia fatto al salvataggio della vita umana in mare che è un tema legato, appunto, ai flussi migratori verso l’Europa e l’Australia. Visto il ruolo epocale svolto dall’Italia in Mediterraneo, ci saremmo aspettati maggiore attenzione a quegli aspetti di cooperazione internazionale che in Italia vengono indicati come “regionalizzazione del SAR”.

Sfide future
Il rilievo dato allo stato dei mari è motivato dall’esigenza di evitare quel vuoto di attenzione che genera la loro lontananza (così detta sea blindness). Il G7 indica le priorità da perseguire nella governance marittima ma non adotta iniziative concrete, lasciando ai suoi aderenti la responsabilità (e la facoltà) di porre in essere le azioni necessarie.

Al termine del suo anno di presidenza l’Italia potrebbe archiviare l’evento. In realtà, per noi comincia ora la sfida per portare il mare sulla scena nazionale, affidandone la responsabilità, sinora frammentata tra vari ministeri, a un’unica entità governativa. Doveroso dovrebbe essere, a questo punto, impostare una strategia marittima nazionale che sia ispirata ai principi affermati dal G7 e sia imperniata sull’azione coordinata delle forze che svolgono funzioni di Guardia costiera, Marina militare compresa.