Corea del Nord: nulla di nuovo sul Fronte Orientale
Le provocazioni della Corea del Nord sembrano aver perso un po’ il loro smalto. Basso profilo anche nelle reazioni di Washington, tanto che il segretario di Stato Rex Tillerson in un comunicato definisce ancora “possibile una soluzione diplomatica”.
Con il test di questa notte il numero dei test missilistici portati avanti dalla Corea del Nord nel corso del 2017 sale a 16. Dopo due mesi di relativa calma, il regime nordcoreano torna a far parlare di sé con il lancio di un nuovo missile intercontinentale, frutto dell’intenso programma di sviluppo militare lanciato a pie sospinto da Kim Jong-Un nel 2013, anno in cui il giovane leader aveva posto l’avanzamento tecnologico in campo missilistico e nucleare in cima alle priorità del Paese. Nonostante sia ancora presto per poter fare un’analisi dettagliata delle reali capacità del nuovo vettore, le informazioni rilasciate dall’agenzia di stampa nordcoreana Kcna subito dopo il lancio sembrano per ora essere confermate dalle prime analisi fatte dagli osservatori americani.
Un test ben calcolato e un messaggio chiaro agli Stati Uniti
Lo ‘Hwasong-15’, questo il nome del vettore testato nella notte tra martedì e mercoledì 27 e 28 novembre, avrebbe raggiunto un apogeo di circa 4474 chilometri, il massimo mai raggiunto da un missile nordcoreano, percorrendo circa 950 chilometri prima di inabissarsi nelle acque territoriali giapponesi dopo ben 53 minuti di volo. Assumendo questi dati per veri, se il missile venisse lanciato con una traiettoria abbassata avrebbe la capacità di percorrere circa 13000 chilometri, una gittata che permetterebbe di tenere sotto tiro l’intero territorio americano. Nella realtà dei fatti, è possibile ipotizzare che il missile di questa notte fosse sprovvisto di qualsiasi tipo di testata. Nel caso venisse armato, la sua gittata potenziale verrebbe drasticamente ridimensionata.
Anche questa volta Pyongyang ha ben calcolato le modalità ed i tempi con cui effettuare il lancio. Il test è avvenuto di notte, presumibilmente da un lanciatore mobile situato nella località di Pyongsong. L’ennesimo avvertimento per Washington volto a chiarire che un attacco preventivo da parte degli Stati Uniti non riuscirebbe a neutralizzare l’intero arsenale balistico nordcoreano, che dunque sarebbe pronto a rispondere al fuoco. I lanciatori mobili non solo l’unico deterrente nelle mani di Kim Jong-un. A questo proposito, le immagini satellitari provenienti dal cantiere navale nordcoreano di Sinpo sembrerebbero suggerire ulteriori progressi anche nella realizzazione di un nuovo sottomarino con capacità di lancio balistico. Anche in questo caso si tratterebbe di un utile deterrente per impedire un attacco a sorpresa da parte americana.
“Siamo una potenza nucleare”. Forse non ancora
Il test è l’ennesima dimostrazione della risolutezza di Pyongyang e rappresenta una prova tangibile del progressivo avanzamento tecnologico a cui s’è votato Kim Jong-un nel corso degli ultimi anni. Nonostante questo successo sia stato presentato come una prova inconfutabile del raggiungimento dello status di “potenza nucleare” da parte della Corea del Nord, il nuovo missile non sembra destinato ad essere per il momento un elemento di svolta nello stallo militare in Asia orientale.
Da un punto di vista meramente tecnico le nuove capacità balistiche erano state già state dimostrate con il test avvenuto lo scorso 4 luglio ed il raggiungimento di una gittata maggiore era stato anticipato in questi mesi da numerose proiezioni e studi dedicati. Ad oggi rimangono invece ancora molti dubbi riguardo la reale capacità da parte dei tecnici nordcoreani di riuscire a miniaturizzare una testata nucleare che permetta di armare i vettori intercontinentali.