Venezuela: nelle urne, la crisi umanitaria non ferma Maduro
Il risultato delle elezioni regionali di domenica 15 ottobre in Venezuela, secondo quanto riportato dai dati ufficiali, può essere ben spiegato con una frase tranchant pronunciata dall’ex presidente della Costa Rica, Laura Chinchilla: “Le dittature non perdono”.
Di fatto, le autocrazie di solito presentano risultati elettorali molto convincenti. Persino più persuasivi rispetto al 75% dei governi regionali che i chávisti hanno annunciato di aver conquistato la scorsa domenica. Lentamente, anche in Venezuela stanno imparando a forgiare “maggioranze bulgare”.
Eppure, se analizzate da vicino, le elezioni in Venezuela presentano un risultato contrario a ogni logica più elementare. D’altronde, alle elezioni parlamentari del dicembre 2015, ultima opportunità di misurare legittimamente il prestigio del governo di Nicolás Maduro, i partiti chávisti avevano ottenuto appena il 40,8% dei voti contro il 56,2% delle opposizioni.
Inflazione a tre cifre, forse quattro
Cosa è successo nei successivi due anni? Il Venezuela è entrato nel regno del caos economico. Secondo i dati pubblicati dal Fondo monetario internazionale (Fmi), il Pil è crollato del 16,5% nel 2016 e dovrebbe contrarsi di un ulteriore 12% quest’anno. Nessun Paese, neanche in guerra, subisce una tale recessione. Mentre l’inflazione del 2017 sarà del 652,7% e nel 2018 dovrebbe toccare lo stratosferico 2.349,3%. Non è un caso che il 90,2% dei venezuelani considera oggi la situazione del Paese “negativa” o “molto negativa”. Ovvero, logica vorrebbe che l’unica riserva di caccia di voti utili per il chávismo fosse ristretta ad un 10% della popolazione.
Come può un governo, un qualsiasi governo, anche solo ipotizzare di poter vincere un’elezione, una qualsiasi elezione, con una situazione così catastrofica? Senza neanche citare la carenza generalizzata di prodotti di base, di alimenti, di medicinali, o il tasso di criminalità infernale, che hanno fatto piombare quello che era il paese più ricco dell’America Latina in una crisi umanitaria.
Nuovo episodio di frode elettorale
Evidentemente, il governo vince solo con la frode. Come, del resto, aveva già fatto in precedenza nelle elezioni truccate per l’Assemblea costituente del 30 luglio scorso. In quel caso, a Caracas avevano esagerato con la tracotanza, gonfiando persino il numero dei votanti.
Eppure, confrontando i dati comunicati dallo stesso governo sull’elezione dell’Assemblea costituente con quelli di questa domenica, appare evidente un ulteriore segnale di frode. Secondo Caracas, per l’Assemblea costituente avrebbero votato circa otto milioni di persone, ovvero il 41.53% del corpo elettorale venezuelano (composto da poco meno di 20 milioni di aventi diritto). Anche se fosse un dato reale, il governo di Maduro ha ufficialmente reso noto che la maggioranza dei venezuelani (il restante 58,5%) ha espresso la sua contrarietà nei confronti di quell’iniziativa semplicemente non recandosi alle urne.
E allora, come è possibile che, appena tre mesi dopo, il governo abbia conquistato abbastanza voti per ottenere i tre quarti dei governi regionali?
La miopia delle opposizioni
Il problema non è tanto la frode sfacciata. La questione più grave è che la frode è riuscita perché le opposizioni hanno abbandonato il campo. Hanno rinunciato alle proteste di piazza, preferendo puntare sull’elezione dei governatori. Hanno preferito sfidare il governo nelle urne, pensando chissà come di poter competere ad armi pari, nonostante Maduro avesse esautorato senza alcuna remora l’Assemblea nazionale. Finendo così con dare legittimità all’esecutivo. Nell’illusione che la dittatura smentisse la frase di Laura Chinchilla e ammettesse la sconfitta. Un’ingenuità (per usare un eufemismo) sorprendente per chi ha a che fare con un regime trincerato al potere dal 1999. E che non ha avuto alcun problema a servire alle opposizioni l’ennesimo duro risveglio a suon di débâcle elettorali.
Ora i governatori delle regioni venezuelane saranno quasi tutti chávisti. Gli oppositori del regime di Maduro gridano ai brogli, ma è troppo tardi. Non servirà a nulla. L’opposizione venezuelana è definitivamente impotente. Il governo venezuelano è illegittimo, oltre che un disastro amministrativo. E ai venezuelani non rimane che fuggire, come hanno fatto in massa negli ultimi anni. E come continueranno a fare nei prossimi.
Perché le dittature potranno anche non perdere le elezioni. Ma a lungo andare finiscono con il perdere gli elettori, che votano con i piedi.
Foto di copertina © Manaure Quintero/DPA via ZUMA Press