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Elezioni anticipate

Giappone: Abe e Ldp verso la vittoria, avversari in disarmo

19 Ott 2017 - Fabrizio Bozzato - Fabrizio Bozzato

Lo scorso 25 settembre il premier giapponese Shinzō Abe ha convocato, con anticipo di un anno, le elezioni per la Camera dei Rappresentanti – la Camera bassa del Parlamento nipponico – con l’intento di capitalizzare alle urne la rinnovata popolarità ottenuta con la determinazione dimostrata nel gestire la crisi nordcoreana e di avvantaggiarsi del disarmo dell’opposizione. In particolare, Abe ha detto di considerare l’appuntamento elettorale del 22 ottobre come un plebiscito sulle sue politiche di spesa sociale e diplomazia muscolare verso la Nord Corea, impegnandosi alle dimissioni nel caso il suo partito di centro-destra, il Partito Liberal Democratico (Ldp), non riuscisse ad assicurarsi la maggioranza alle urne.

Koike l’avversaria che viene dall’ Ldp e ne è stata la nemesi
L’annuncio della convocazione delle elezioni ha seguito di poche ore quello della nascita di un nuovo soggetto politico, il  Kibō no Tō (Partito della Speranza) da parte di Yuriko Koike, attuale governatrice di Tokyo e, per due mesi, ministro della Difesa nel primo governo Abe nel 2007. Koike – ex-conduttrice televisiva di 64 anni, che ha studiato arabo in Egitto – proviene dai ranghi dell’ Ldp, alla cui presidenza concorse senza successo nel 2008, per poi diventarne la nemesi nel 2016, sconfiggendolo sonoramente alla guida di un movimento da lei fondato e diventando la prima donna a ricoprire la carica di governatore della capitale giapponese.

L’energica signora è una nazionalista conservatrice che, come Abe, è affiliata alla più influente lobby del nazionalismo e revisionismo storico giapponesi: il Nippon Kaigi. Inoltre, appartiene al gruppo di politici che visita annualmente il Santuario Yasukuni per rendere omaggio ai caduti di guerra, al contrario di Abe che dal 2014 si limita a inviare offerte rituali. Anche in politica estera e di sicurezza Koike è su posizioni analoghe a quelle del premier. Tanto che la sua nomina a ministro della Difesa suscitò l’irritazione di Pechino che colse l’occasione per lamentarne le simpatie verso Taiwan. In particolare, la governatrice è in sintonia con Abe nel propugnare la riforma dell’Articolo 9 della Costituzione, che sancisce la rinuncia del Giappone alla belligeranza, per consentire a Tokyo una politica di difesa proattiva e rafforzare l’alleanza con gli Stati Uniti.

I 12 zero della singolare agenda dell’opposizione
Se le agende di Abe e Koike appaiono simili, la differenza tra i due è soprattutto di stile e spessore. Mentre il primo mantiene un aplomb da politico di lungo corso e può vantare solida esperienza di governo, Koike si distingue per toni e argomenti marcatamente populisti. Per esempio, il suo slogan elettorale è “resettare il Giappone” e nella sua piattoforma politica spiccano “i 12 zero”, da lei definiti “il sentiero della speranza”. Oltre a includere elementi di divergenza con l’ Ldp, come “zero nucleare”, i 12 punti comprendono amenità quali “zero fumo passivo” o “zero abbattimenti di animali d’affezione indesiderati.”

A dispetto delle sua abilita’ ad intercettare l’umore popolare, è improbabile che il carisma e le promesse di Koike basteranno, da soli, a darle la vittoria su scala nazionale. Come nota l’orientalista Gary Melyan: “Koike è molto popolare a Tokyo, ma il Giappone è più grande della sua capitale.” Il partito di Abe è capillarmente radicato sul territorio e può contare su una collaudata macchina elettorale che ha fidelizzato generazioni di giapponesi. Koike ne è consapevole e, per tale ragione, ha scelto di non candidarsi in questa tornata elettorale per restare nella roccaforte di Tokyo ad accumulare credito politico.

Guerra fratricida fra transfughi dal centro sinistra
In aggiunta, il Kibō no Tō ha un problema di credibilità e identità. Infatti, due terzi dei suoi candidati sono transfughi dal dissolto maggior partito di opposizione di centro-sinistra: il Partito Democratico, il cui direttivo ha deciso di confluire nel partito di Koike a fronte di una irreversibile parabola discendente. Se, da un lato, l’esodo dal Partito Democratico ha risolto i problemi finanziari della nuova forza politica, dato che gli esuli del primo ne portano in dote la ricca cassa elettorale, dall’altro ha reso più difficile convincere l’elettorato che la compagine ibrida guidata da Koike sia un partito genuinamente alternativo all’ Ldp.

In terzo luogo, non tutti gli ex-democratici sono saliti sul treno della governatrice. Alcuni di loro hanno fondato il Partito Costituzionale Democratico, che sta già rubando la scena al Kibō no Tō promettendo, con maggiore affidabilità, opposizione coerente all’ Ldp, rottura con la ‘vecchia politica’ e piattaforme riformiste. In particolare, il nuovo raggruppamento può contare su figure femminili di grande impegno e statura politici per fare da contrappunto a Koike. Seppure con potenzialità di crescita, questa formazione si profila per ora come una forza minore, anche se probabilmente eroderà voti ai due principali contendenti, raccogliendo consenso soprattutto fra gli indecisi e gli elettori orfani del Partito Democratico.

Le altre forze in lizza, comparse predestinate
Gli altri cinque partiti che partecipano alla tornata elettorale sono invece destinati al ruolo di comparse di seconda e terza fila. Komeito, il partito di ispirazione buddista in coalizione con l’ Ldp, si comporta da fedele alleato, appoggiando Abe e incentrando la sua campagna su un tema non conflittuale quale l’istruzione. il Partito Socialdemocratico, che nella Camera bassa deteneva due sparuti seggi su 475, vuole invece “sviluppare il potenziale della Costituzione”.

Altrettanto generici suonano gli slogan di due partiti agli estremi dell’arco costituzionale: il Partito Comunista Giapponese e il Nihon no Kokoro, il cui nome si può tradurre come Partito del Cuore Giapponese. Il primo, con suggestioni da retorica socialista, sprona il popolo dell’arcipelago a “lavorare uniti per costruire un futuro nuovo”; il secondo intende lanciare un “messaggio alla prossima generazione.”

Gli slogan, però, non cambiano la realtà politica nipponica, sul cui orizzonte si staglia il gigante Ldp. Circondato da nani. Presentandosi come leader necessario per affrontare le sfide interne ed internazionali, Abe si avvia dunque a vincere e a diventare non solo il più longevo primo ministro del Giappone, ma anche colui che riformerà la Costituzione in senso revisionista. Probabilmente grazie a Koike, che gli garantirà la maggioranza qualificata di due terzi.