Difesa europea: nel futuro, verso agenzia spaziale, di dati e cyber
La sovranità è sempre stata una questione complicata per la politica di difesa comune dell’Unione europea. Quando si tratta dell’uso delle forze militari, è difficile bypassare le considerazioni degli Stati membri. Non è solo un problema legale relativo alle prerogative dei singoli Paesi a fronte di quelle dell’Unione, ma, piuttosto, un problema di controllo democratico: l’uso della forza è profondamente radicato nelle prerogative politiche degli stati europei.
Progressi recenti e rischi costanti
Emergono due tipi di rischi quando si tenta di trovare un denominatore comune in materia di affari militari in Europa. Il primo, assecondare Paesi, come la Francia, che spingono per un uso della forza ad ampio spettro, che potrebbe essere troppo ambizioso per la maggior parte degli Stati europei. Il secondo, limitare le capacità europee di difesa e l’esposizione al minimo possibile, una strategia che sembra alquanto insoddisfacente dal punto di vista delle capacità operative.
Recenti progressi nella politica di difesa europea includono sia una strategia ‘passo dopo passo’, guidata dall’Alto Rappresentante Federica Mogherini, a partire dalla stesura della Strategia Globale europea fino al Piano d’azione per la difesa europea (Edap), sia un’azione politica più diretta da parte dei singoli Stati, ad esempio il recente discorso del presidente Emmanuel Macron a favore di una forza di difesa europea autonoma.
Passi avanti importanti
L’istituzione di una capacità militare di pianificazione e condotta (Mpcc) all’interno dello staff militare dell’Ue illustra questa spinta: la creazione di una piccola cellula che opera come un comando di difesa europeo è una novità notevole, ma è ancora lontana dalla forza di difesa europea autonoma immaginata da Macron.
Il coinvolgimento della Commissione europea in ricerca e sviluppo (R&S) per il settore della difesa rappresenta un ulteriore passo storico, rompendo una barriera che ha finora costretto la Commissione a focalizzarsi tassativamente sul lato civile. Il lancio del Piano d’azione per la difesa è il primo segnale dell’emergere di una logica sovranazionale nell’area della difesa, con la Commissione che ne risulta essere il facilitatore chiave attraverso l’approvazione dei finanziamenti.
I fattori che guidano l’evoluzione, spazio, cyber, dati
Diversi fattori stanno guidando questa evoluzione. La percezione di minacce crescenti provenienti da nord e da sud ha aumentato la consapevolezza di una strategia comune fra gli Stati dell’Ue, un passo chiave per elaborare risposte comuni alle crisi. È anche importante sottolineare l’evoluzione delle nuove tecnologie, che sono strategiche e si applicano indifferentemente al settore civile o militare. Tecnologie spaziali, raccolta dati, trasmissione dati e capacità informatiche rappresentano un gruppo crescente di applicazioni di tecnologie d’informazione che tendono a sovvertire i paradigmi di difesa classici.
Lo spazio, ad esempio, è considerato un asset chiave nella difesa per le sue potenzialità nella navigazione, osservazione e trasmissione dati. Per quanto riguarda la navigazione, l’Unione europea ha investito nel sistema Galileo, che include un Servizio pubblico regolamentato (Prs) a disposizione delle organizzazioni di difesa. Nella trasmissione dati, il programma GovSatcom definisce il primo passo di una capacità europea pubblica che è anche per gli utenti della difesa.
L’osservazione della Terra è sempre stata un’area complessa per la cooperazione militare, soprattutto poiché gli Stati europei sono estremamente riluttanti a condividere informazioni. Tuttavia, le applicazione del Copernicus security – che contribuiscono alla sorveglianza dei confini e all’azione esterna dell’Ue con dati geo-spaziali – stanno aprendo la strada a un ruolo crescente del Centro satellitare dell’Unione europea (SatCen) con sede a Torrejon, in Spagna.
Si può anche ricordare il programma Space Surveilance Awareneess (Ssa) sviluppato da SatCen, che accresce le capacità di rilevare oggetti nello spazio, da detriti a satelliti.
Le importanti lezioni del settore spaziale
Il settore spaziale fornisce importanti lezioni: quando gli Stati non possono soddisfare i propri bisogni autonomamente, sia in termini di risorse tecnologiche sia di investimenti, sono più predisposti a rivisitare i concetti di sovranità ed a concedere all’Ue di sviluppare e fornire un insieme comune di tecnologie e servizi. Le necessità crescenti di capacità di trasmissione dati, inclusi sistemi aeromobili a pilotaggio remoto (Sapr), stanno guidando lo sviluppo di risorse europee, ad esempio di servizi satellitari come GovSatcom. Le necessità di trasmissione dati insegnano anche una lezione molto interessante in termini di proprietà e controllo dei dati: non vi è un vero problema tecnico con la condivisione delle capacità durante il controllo dei flussi di dati, siccome il problema può essere risolto con il criptaggio.
Inoltre, sembra essere molto alta l’accettabilità politica d’una capacità di trasmissione dati europea fornita agli Stati a scopi di difesa: l’Ue potrebbe rendere accessibili le ‘pipelines’ virtuali senza andare incontro a veti. La raccolta di dati spaziali – ovvero, con satelliti spia – è stata finora difficile da condividere in parte a causa di un limitato numero di sistemi europei e in parte perché comporta la necessità di controllare l’individualizzazione di obiettivi d’informazione. Il problema potrebbe sparire se un numero crescente di sensori fornisse un monitoraggio globale e flussi di dati continui da inviare ai sistemi di difesa degli Stati. Si potrebbe raccomandare, ad esempio, uno sviluppo ambizioso di un sistema Copernicus di sicurezza e di difesa. Le attuali capacità degli Stati sono piuttosto limitate: v’è spazio per un sistema di osservazione europeo capace di fornire più dati che sarebbero di beneficio a tutti.
L’ulteriore opportunità della cyber defence
La ‘cyber defence’ rappresenta un’ulteriore opportunità di sviluppare una capacità operazionale europea. L’Ue ha scelto saggiamente di definire una strategia di cyber-security, inclusa la ‘cyber defence’. La recente Edap si dedica al gap di capacità nel dominio della ‘cyber defence’ e promuove la formazione . Queste iniziative potrebbero tuttavia essere troppo limitate, considerando il passo dello sviluppo tecnologico e l’attuale impeto politico, che favoriscono un’ azione comune.
La Commissione europea si sta già occupando del problema della cyber-security attraverso la sua politica dello spazio, come mostrato dal contratto assegnato a Leonardo per la definizione di tecnologie di cyber-security del programma Galileo. La fusione fra raccolta, trasmissione e trattamento di dati, incluso l’uso dell’intelligenza artificiale, si è già verificata e sta sollevando numerose questioni. Ad esempio, il problema della proliferazione di armi cyber vede importanti compagnie di information technology (It) come Microsoft cercare un dialogo con le autorità europee. L’area di capacità dell’Edap potrebbe essere un’ opportunità per aggiungere ulteriori tecnologie alle capacità di difesa europee.
Calcolare le convergenze politiche e i fattori industriali
La convergenza di sviluppi politici nella difesa potrebbe anche essere un’opportunità per definire ulteriormente un passaggio operazionale attraverso lo sviluppo di capacità autonome e integrate con gli Stati membri al fine d’incoraggiare il livello di risposta e resilienza. Alcuni stati chiave come Francia, Germania o Italia stanno già sviluppando organizzazioni di ‘cyber defence’. Vi è, tuttavia, un rischio di nazionalizzazione dei sistemi di difesa in Europa che, data la sua natura tecnologica, richiederebbe invece uno sforzo comune e globale per affrontare minacce e competizione su una base universale. Il ministro della Difesa francese, Florence Parly, ha di recente escluso la ‘cyber defence’ dagli argomenti di potenziale cooperazione europea: in sé un segnale preoccupante.
L’industria ha anche bisogno di essere presa in considerazione. Le principali compagnie It hanno sede negli Stati Uniti dove le cosiddette compagnie Gafam – sigla di Google, Apple, Facebook, Amazon, Microsoft – concentrano un livello impressionante di capacità di raccolta e processione dati. L’Europa non ha compagnie It globali simili, il che è sia un problema che un’opportunità. Crea la necessità di rimettersi continuamente al passo con gli sviluppi tecnologici senza un reale integratore e solleva diverse questioni in termini di controllo d’informazione e sovranità.
Tuttavia, ciò rappresenta anche un’opportunità poiché nessuno Stato Ue può affermare una capacità autonoma, lasciando spazio a iniziative europee che, da un lato, sono attese dalle stesse compagnie di It che hanno l’obiettivo di fornire i loro servizi a livello europeo. Anche lo sviluppo di un nuovo paradigma IT di dati per la difesa richiede un’integrazione a livello europeo, piuttosto che sprecare tempo ed energia nell’alzare recinti attorno a tecnologie pervasive e olistiche.
L’idea di una “space, data and cyber defence agency”
Spazio, dati e tecnologie cyber e tendenze politiche definiscono aree di opportunità per l’Ue. Dal punto di vista tecnico, si può dimostrare la fondatezza di un approccio a livello europeo sulla base della natura comune delle tecnologie applicate sia ai domini civili sia alla difesa, del loro carattere pervasivo a livello globale che richiede un approccio transnazionale e della necessità di una massa critica di investimenti, difficile se non impossibile da realizzare al livello dei singoli Stati.
Dal punto di vista politico, si può ricapitolare la posta in gioco focalizzandosi sulla questione strategica della controllo della catena d’informazione tecnologica . Questo fattore è già stato preso in considerazione dall’Unione, ma potrebbe anche sostenere lo sviluppo di una “space, data and cyber defence agency”. Sarebbe coerente con il progetto di sviluppare un forza di difesa europea autonoma e di fornire all’Ue non solo uno strumento per affrontare quei problemi strategicamente e operativamente, ma anche un modo di trasformare e progettare i suoi sforzi di difesa oltre i bisogni di domani.