IAI
Inaugurata in Kazakhstan

Nucleare: banca del combustile per centrali atomiche

2 Set 2017 - Carlo Trezza - Carlo Trezza

Il 29 agosto è stata inaugurata nella capitale del Kazakhstan, Astana, una banca particolare: anziché fornire prodotti finanziari, è chiamata a garantire le forniture dell’uranio leggermente arricchito che serve da combustibile per le centrali nucleari. Si tratta di un servizio di primaria importanza che è stato affidato all’Agenzia internazionale di Vienna per l’Energia nucleare (Aiea) in collaborazione con il governo del Kazakhstan che ospita l’impianto. Il progetto fu originariamente lanciato dall’Ong americana Nuclear Threat Initiative (Nti), sostenuto dal presidente Obama nello storico discorso di Praga del 2009 e finanziato da varie entità tra cui l’Unione europea.

Il problema del combustibile
Una delle primordiali preoccupazioni di un Paese che si voglia incamminare sulla strada dell’energia nucleare è quella di disporre con certezza del combustibile nucleare necessario per fare funzionare le sue centrali. Non sia mai che si siano investiti miliardi nella costruzione di una centrale per poi trovarsi a non poterla utilizzare per mancanza dell’uranio arricchito che serve per farla funzionare.

L’alternativa è o di acquistare il combustibile sul mercato libero o di produrlo in proprio. L’arricchimento dell’uranio è però un processo costoso e complesso in cui di norma non conviene addentrarsi e che   solo raramente si giustifica sul piano economico. Molto meglio rifornirsi sul libero mercato cui normalmente gli Stati e le compagnie non hanno difficoltà ad accedere, purché il grado di arricchimento non superi la soglia del 5%, quella necessaria per far funzionare gli impianti civili. Il superamento di tale limite dà adito al legittimo sospetto che questo materiale possa essere utilizzato a scopi bellici.

Il garantire l’accesso al combustibile – cui tutti hanno diritto – senza consentirne la deviazione verso scopi militari è il compito delicatissimo affidato all’Aiea, la quale ispeziona con la massima attenzione tutti gli impianti. È stato emblematico negli ultimi anni il caso dell’Iran che, temendo di non poter avere accesso al mercato, ha originariamente imboccato la rischiosa strada dell’arricchimento clandestino provocando la nota crisi internazionale.

Essa si è fortunatamente risolta nel 2015 con un accordo che consentirà a Teheran di mantenere il proprio progetto ma solo sotto una ferrea sorveglianza internazionale. Si tratta di un accordo che ha evitato che l’Iran intraprendesse il disastroso percorso seguito dalla Corea del Nord e che va dunque salvaguardato ad ogni costo, nonostante l’intenzione del presidente Trump di rimetterlo in discussione.

Significato e valore di una banca dell’uranio
L’istituzione di una banca dell’uranio costituisce una via non già per proibire alcunché, bensì per incoraggiare i Paesi a ricorrere al mercato libero anziché alla rischiosa e costosa produzione in proprio. La banca sarà solo un fornitore di ultima istanza, una volta accertato che non sia stato possibile effettuare l’acquisto sul mercato. In una situazione normale, come quella attuale in cui le riserve non mancano, essa dovrebbe dunque rimanere inattiva ancorché mantenendo sempre a disposizione, come fa ogni istituto bancario che si rispetti, una scorta del prezioso combustibile.

In questo caso non si tratterà di valuta o di oro bensì di cilindri blindati contenenti l’uranio. L’ impianto inaugurato nel Kazakhstan, un Paese che soffrì delle centinaia di esplosioni nucleari avvenute sul proprio suolo ai tempi dell’Unione Sovietica e che si distingue ora per il suo particolare impegno nel campo del disarmo nucleare, costituirà il “Fort Knox” di tale operazione.

In un periodo in cui si addensano le nubi in aree di tensione dove sono anche presenti le armi nucleari ed in cui ben poco si riesce a fare per ridurre queste pericolose armi di distruzione di massa, l’iniziativa in Kazakhstan costituisce una boccata di ossigeno che merita il plauso internazionale. È anche apprezzabile che l’Unione europea vi si sia associata.