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Presidenza italiana

G7: dietro le quinte del Vertice di Taormina

28 Mag 2017 - Ornella Felini - Ornella Felini

“Dovrei arrivare in zona rossa perché devo dare da mangiare ai cani”. “Io ho le galline”. “Ma non posso andare a trovare mia madre al cimitero?”. Esigenze quotidiane, ordinarie, legittime, che, a causa della visita dei Sette Grandi, a Taormina sono diventate straordinarie.

Un’idea pazzesca e le sue alternative
L’idea d’ospitare in una piccola e stupenda località come quella siciliana il Vertice del G7 era sembrata pazzesca fin dall’inizio. “Non potevano metterli tutti su una nave militare al largo e poi li portavano una sera a passeggio e a vedere un concerto al Teatro Greco?”. Come dare torto ai tanti residenti della città messinese?, ai tanti che non risiedono sulla rocca ma ci vanno per lavoro? I disagi subiti per la chiusura totale a causa del G7 sono stati notevoli.

L’apparato di sicurezza è stato enorme. Gli attacchi terroristici degli ultimi mesi hanno ovviamente innalzato l’asticella di una situazione già di per sé considerata critica per la presenza annunciata dei cortei antagonisti, cui è stato riservato il lungomare di Giardini Naxos. E anche qui chiusure, saracinesche abbassate, protezioni alle vetrine e alle finestre.

L’apparato di sicurezza enorme
Per almeno una settimana off limits a tutti, Taormina è stata militarizzata, con diverse migliaia di rappresentanti delle forze dell’ordine, tutte, dai carabinieri alla polizia, dall’esercito alla finanza. Elicotteri, pattuglie marine, navi militari. Dovunque uomini in divisa con armi in pugno, dovunque controlli non solo con scanner, ma anche con strumenti mobili che verificavano validità di badge e di targhe, sin dall’uscita dell’autostrada.

Salendo verso Taormina, ogni cento metri c’era una camionetta, un mezzo delle forze dell’ordine. Gli elicotteri hanno costantemente sorvolato. E sicuramente sulle colline circostanti c’erano grossi apparati di ascolto, come pure di controllo sulla rete, che ha anche subito un attacco ben arginato.

Il gioco valeva la candela?
L’apparato è stato enorme, lo sforzo sia di persone che economico da parte degli organizzatori pure, per un Vertice che, alla fine, se si dovessero fare due conti, è costato parecchio con l’unico risultato concreto di avere messo per la prima volta a tu per tu davanti a un tavolo sei Grandi a prendere atto dei “no” americani.

Alberghi requisiti, prezzi alle stelle: in alcune strutture sono passati da 90 a 350 euro a notte in occasione del Vertice. Anche i costi dei ristoranti, così come di tutti i materiali che servivano per allestire, sono schizzati alle stelle, senza contare le difficoltà logistiche di Taormina: qualsiasi spedizione per arrivare nella cittadina messinese prendeva più tempo del solito; l’aeroporto non è così vicino e i voli non così frequenti; la distanza da tutto e la difficoltà di muoversi con mezzi, sia piccoli che grandi (data la conformazione della splendida cittadina), è stata notevole.

La capacità di gestire l’emergenza
Ma allora perché Taormina? Certamente per la sua bellezza. Altra motivazione non troviamo. In Sicilia (partendo dal presupposto che qui si doveva fare il G7 per dare un forte segnale in chiave immigrazione), ci sono sicuramente luoghi altrettanto affascinanti ma di più semplice gestione logistica. Qui strade piccole, residenti asserragliati nelle case, negozi chiusi, difficoltà di movimentazione.

Nonostante questo l’organizzazione, con notevoli sforzi, è riuscita a gestire l’emergenza. Il problema ora resta per gli amministratori locali che dovranno vedersela con le proteste di chi è stato escluso dal sogno di possedere il badge, l’unica cosa che permetteva di muoversi quasi liberamente tra le strade della città.

Niente gelato, niente cani e galline, niente cimitero: solo chi aveva motivi reali, dopo essere stato censito (una operazione che ha interessato centinaia di esponenti delle forze dell’ordine nei mesi precedenti che hanno visitato i cittadini casa per casa), ha ottenuto e si è potuto appendere al collo l’ambito lasciapassare.

Ambito come quello del concerto della Filarmonica della Scala al Teatro Greco con i capi di Stato e le loro mogli: era una passerella imperdibile per chiunque. Da qui le innumerevoli richieste, i tentativi di imbucarsi. Ma il sistema di controllo e di accreditamento ha retto l’onda. A scapito delle galline.