(Contro)rivoluzione dei robot e diritto europeo
Il Parlamento europeo ha approvato in seduta plenaria la risoluzione “norme di diritto civile sulla robotica” con cui chiede alla Commissione di sottoporgli un testo sul tema, a seguito di un rapporto presentato, nel maggio 2016, da Mady Delvaux, del Parti ouvier socialiste luxembourgeois.
Con il voto del 16 febbraio, diventa, così, sempre più attuale e persino preoccupante il problema dell’individuazione di norme che disciplinino l’attività e la responsabilità civile dei robot e, in generale, lo status giuridico dei robot nell’ordinamento comunitario.
Il Parlamento europeo, infatti, chiede che il comportamento dei robot sia ispirato ai “valori europei, universalistici e umanistici che caratterizzano il contributo dell’Europa alla società”. A livello internazionale, sono stati già assunti atti normativi, in materia di robotica e d’intelligenza artificiale, ad esempio nei casi statunitense, giapponese e cinese.
L’A.I. e una nuova rivoluzione industriale
L’umanità si trova sulla soglia di un’epoca che vedrà l’Artificial intelligence (A.I.) scatenare una nuova rivoluzione industriale? Una risposta a questa domanda è nel rapporto presentato dalla parlamentare lussemburghese nel 2016, che evidenzia come dal 2010 al 2014 vi sia stato un picco dell’aumento medio delle vendite annuali dei robot, favorito dai continui progressi fatti dalla ricerca.
Anche la Commissione europea ha deciso, per il 2017, di finanziare all’interno del programma Horizon 2020 ben 17 progetti di robotica, confermando il fenomeno. Il progresso tecnologico, infatti, non è mai stato così veloce: il suo impatto riguarderà tuttii settori industriali di ogni Paese e, abbattendo le barriere tra la sfera fisica, digitale e biologica, gli individui.
Ogni grande rivoluzione, però, ha sempre aperto nuovi scenari e ha posto grandi quesiti etici, sociali, economici e giuridici, soprattutto quando, fantascienza a parte, si parla di un fenomeno che cambierà radicalmente il nostro modo di vivere. L’esempio più prossimo di ciò? L’auto senza pilota. Cosa farà il computer dovendo scegliere, in caso di pericolo, se andare a sbattere contro un muro urtando un bambino in bicicletta o andare a scontrarsi con un’altra auto?, di chi sarà la responsabilità?
Robot, produttori e responsabilità
Ad oggi, nell’impianto normativo di riferimento, si parla di responsabilità oggettiva di un prodotto: ossia, vi sono leggi (di 35 anni fa) rivolte ai fabbricanti, agli utilizzatori e, in generale, ai produttori. Ma queste norme, parlando di robotica, risultano essere parziali e manchevoli di indicazioni etiche applicabili alle intelligenze artificiali.
Nel caso delle auto senza pilota, nella recente risoluzione si è proposto un sistema di assicurazione obbligatoria e un fondo integrativo per il pieno risarcimento delle vittime in caso di incidenti.
Questa proposta, però, risponde solo parzialmente al problema enunciato, e potrebbe addirittura crearne un altro. Infatti, come evidenziano alcuni esperti, nella nuova direttiva sulla privacy è previsto il diritto dell’individuo di non essere giudicato da un sistema automatizzato. Le stesse compagnie assicurative, però, spesso utilizzano sistemi automatizzati per valutare le polizze, ponendosi in contraddizione con quel principio.
Inoltre, il Parlamento europeo chiede che la responsabilità sia calcolata in proporzione all’ “effettivo livello di istruzioni impartite al robot e al grado di autonomia di quest’ultimo”, non considerando la difficoltà che risiede nello stabilire ciò e, soprattutto, non considerando l’acceso dibattito dottrinale in materia di “intelligenza artificiale debole e forte”.
La personalità giuridica dei robot
Per comprendere i diversi scenari prospettati, è opportuno ricordare i due modelli principali discussi in dottrina: intelligenza artificiale forte, ossia coloro che ritengono che un computer ben programmato non sia diverso da un cervello umano; intelligenza artificiale debole, ossia coloro che sostengono che un computer non eguaglierà mai la mente umana, ma semplicemente simulerà alcuni processi cognitivi senza riuscire a comprenderne la complessità.
Appare evidente che, pur volendo considerare “cardini” le tre leggi sulla robotica di Isaac Asimov, come suggerisce la risoluzione in analisi, vi è un problema di definizioni, amplificato dai continui sviluppi tecnologici difficilmente prevedibili, a partire proprio da quella dei robot.
Parte della dottrina, inoltre, ritiene che una strada da percorrere sia quella del “nuncius o ambasceria”: interpretando in chiave moderna la suddetta figura, si dovrà riconoscere al robot un certo grado d’autonomia espressiva della propria volontà. Questa visione, però, sembra non discostarsi di molto dall’impianto giuridico attuale, che invece necessità di un cambiamento radicale.
La necessità di un’Agenzia europea per la robotica e l’A.I.
I deputati, consapevoli della necessità di dare alle autorità pubbliche (e private) competenze etiche e normative, chiedono alla Commissione di creare un’Agenzia che si occupi di ciò, istanza supportata dal fenomeno già in corso della “disoccupazione tecnologica”.
Infatti, è notizia di questi giorni, che la Foxconn, colosso asiatico e principale produttore per la Apple, abbia deciso di affidare alcuni compiti nella costruzione del prodotto proprio ai robot, lasciando senza lavoro molti operai e procedendo verso una sempre maggiore automatizzazione dell’azienda.
Dall’altro canto, c’è già chi propone, come risposta, la tassazione sul robot, ossia, “fare pagare al robot” una tassa “sul proprio reddito”, alla stregua di un essere umano. In questo modo, però, ciò che distingue un robot dall’essere umano sembra venir inevitabilmente meno, mettendo a rischio la sfera dei diritti e dei doveri finora riconosciuti, se non si provvederà, per tempo, a fissare dei punti fermi universalmente validi.
La risoluzione, infine, prevede anche l’installazione di un “bottom for the destruction of the robots” in caso di rivolta o insurrezione di quest’ultimi. L’ascesa delle macchine è già cominciata, ma sta all’uomo decidere come affrontare questo cambiamento epocale.