Norvegia, servizio militare unisex
La Norvegia ha reso obbligatorio il servizio militare femminile per tutte le donne di età compresa tra i 19 e i 44 anni. Proposto in Parlamento nel 2014 sotto iniziativa del ministro della Difesa norvegese Ine Eriksen Søreide, il servizio militare universale obbligatorio, con durata di 19 mesi, è operativo dall’estate 2016.
Staffetta di 5 donne a capo della Difesa
Nel 2015 il Ministro della Difesa aveva sottolineato come fosse tangibile la necessità dell’esercito di operare una riforma del personale militare per poter utilizzare al meglio gli armamenti altamente tecnologici impiegando il personale maggiormente adatto all’utilizzo del sistema d’arma specifico.
In tal modo, disponendo l’esercito di un bacino di reclute maggiormente variegato, il sistema di difesa norvegese risulta più atto a formarsi adeguatamente per far fronte alle sfide nazionali e internazionali. Il motivo di questa decisione risiede dunque nella volontà di poter avere accesso alle capacità migliori dalla propria popolazione, indifferentemente dal sesso del cittadino, puntando ad avere circa il 20 per cento di donne nel 2020.
Inoltre, la decisione approvata con larga maggioranza in parlamento (solo 6 voti contrari su 102) di estendere il servizio militare obbligatorio anche alle donne è volta a facilitare l’eguaglianza di genere con un occhio attento alle pari opportunità.
La decisione di estendere l’obbligatorietà del servizio militare alle donne arriva in un Paese che dal 2001 ha posto alla guida del proprio ministero della Difesa una donna. Negli ultimi 16 anni il ministero è stato guidato da cinque donne e ciò ha certamente facilitato la decisione nel senso di permettere al sesso femminile pari opportunità ad ogni livello.
Ad ogni modo, è da sottolineare il fatto che tale decisione non andrà ad incidere sul numero totale di coscritti, bensì sulla loro composizione. Pertanto, solamente un sesto degli uomini e delle donne rientranti nella fascia d’età di coscrizione può essere effettivamente integrato nelle forze armate.
Il servizio militare obbligatorio mantiene pertanto una parte di volontarietà, consentendo di reclutare primariamente le persone effettivamente interessate alla vita militare, pur dovendo gli altri rimanere a disposizione in caso di necessità, risolvendo in tal modo problemi legati ai costi di gestione e al mantenimento delle Forze Armate.
Ciononostante, non sono mancate le critiche sul merito e sulle ripercussioni pratiche della decisione parlamentare norvegese. L’associazione in difesa dei diritti delle donne, Norsk Kvinnesaksforening si è battuta contro il servizio obbligatorio femminile facendo leva sul concetto che uguaglianza dei diritti non significa dover necessariamente considerare uomo e donna uguali in tutto e per tutto.
Secondo l’associazione, nel processo decisionale bisognerebbe tener conto delle necessità femminili e pensare a soluzioni ottimali per permettere a chi nell’esercito di poter, eventualmente, portare avanti una gravidanza o di poter altresì accedere alle più alte cariche nelle Forze Armate, ancora per la maggior parte dei casi appannaggio maschile.
Altro punto contrario alla decisione attiene alle soluzioni dei dormitori misti (due donne e quattro uomini per stanza) dell’esercito norvegese e a casi riportati di aggressione verbale e fisica subita dalle giovani reclute donne norvegesi.
Donne ed esercito, altro passo verso la parità di genere
La Norvegia è l’unico Paese europeo e primo Paese Nato ad aver deciso di estendere il servizio militare obbligatorio alle donne. Più spesso si è parlato invece della possibilità per le donne di arruolarsi volontariamente nell’esercito, seppur questa decisione sia arrivata in momenti diversi tra i Paesi europei.
Prima delle rispettive legislazioni nazionali in merito, le donne avevano diritto di accedere ai ranghi dell’esercito solo ed esclusivamente per posizioni di assistenza medica e in qualità di membri delle bande dell’esercito. Successivamente però ci si è resi conto del valore aggiunto della presenza femminile tra i ranghi dell’esercito, arrivando a una generale, graduale apertura del mondo militare.
Oltre che a costituire un valore aggiunto, la presenza delle donne nell’esercito rappresenta un diritto conquistato verso una parità di genere. In tal senso si espresse la sentenza C-285/98 della corte di giustizia europea in Lussemburgo adita da un giovane cittadina tedesca dopo aver visto il diritto di accedere alla carriera nelle forze armate esserle negato non perché non idonea, ma in quanto donna. La giurisprudenza derivante dalla sentenza del 2000 ha quindi regolato la possibilità per le donne di arruolarsi, oggi norma in Europa.
Leva femminile: imposizione o libera scelta?
Tra i maggiori stati europei tutti permettono alle donne la possibilità di arruolarsi volontariamente. In Italia l’ingresso delle donne nelle forze armate è possibile dal 2000, con approvazione della legge n. 380 del 20 ottobre 1999.
La Francia invece, dove le donne detengono il diritto formale dal 1972 ma dove l’abolizione dei limiti all’ingresso di alcuni ranghi arriva nel 1998, è il Paese europeo a detenere la più alta percentuale di donne nell’esercito.
Anche nei Paesi del vecchio continente nei quali permane la leva obbligatoria si decide di optare per la sola coscrizione maschile lasciando facoltà di scelta alle donne – avviene in Svizzera, in Austria, o in Lituania che ha recentemente reintrodotto il servizio militare obbligatorio.
L’unico Paese che potrebbe optare per la coscrizione militare universale è la Svezia, ma una decisione è da attendersi non prima del 2018.
Data la novità della coscrizione universale obbligatoria norvegese, probabilmente è ancora presto per parlare di storture nel percorso verso la parità di genere in ambito militare. Certo, tra i Paesi con il servizio militare obbligatorio la Norvegia è l’unico ad estenderlo alle donne: avanguardista o eccessivo?