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Investimenti tecnologici e industriali

L’Italia nella regione artica fra sfide ed opportunità

27 Nov 2016 - Nicolò Sartori, Alessandra Scalia - Nicolò Sartori, Alessandra Scalia

Vent’anni fa la Dichiarazione di Ottawa sanciva la creazione del Consiglio Artico, il principale foro di cooperazione in una regione che, anche alla luce dei radicali mutamenti determinati dai cambiamenti climatici, assume un ruolo sempre più strategico nelle dinamiche di collaborazione-competizione tra i principali attori internazionali.

Pur non affacciandosi direttamente sulle acque glaciali, l’Italia ha forti interessi nella regione, come dimostrato dalla sua partecipazione al Consiglio Artico in qualità di membro osservatore, e dalla recente pubblicazione della Strategia Nazionale per l’Artico.

Agli interessi geostrategici e scientifici dell’Italia si aggiunge il ruolo del settore privato nel favorire lo sviluppo sostenibile di una regione, nella quale a grandi potenzialità economiche fa da contraltare un ecosistema estremamente fragile e sottoposto a continue sfide di natura globale.

Non solo petrolio e gas naturale
L’Artico possiede un notevole potenziale economico, reso particolarmente appetibile dagli effetti del cambiamento climatico. La regione è ricca di risorse naturali, tra cui nichel, uranio, rame cobalto, platino, barite e ferro, alle quali si aggiunge il 15% delle riserve ittiche mondiali.

Ma soprattutto, si ritiene che la regione possa ospitare il 13% delle riserve non-ancora-scoperte di greggio e il 30% di quelle di gas a livello globale. Se alcune aree, come ad esempio l’Alaska, hanno già sperimentato un notevole sviluppo nel settore degli idrocarburi, il quadrante norvegese, e in particolare quello russo, hanno attirato l’attenzione delle grandi major internazionali, raffreddato solo di recente a causa del crollo dei prezzi del greggio e delle sanzioni nei confronti del Cremlino.

Inoltre, la progressiva riduzione della superficie ghiacciata potrebbe rendere navigabili per lunghi periodi dell’anno sia il Passaggio a Nord Ovest (attraverso il Canada), che la rotta verso Nord Est (lungo la costa russa), contribuendo a diminuire in modo significativo i tempi di percorrenza e i relativi costi di navigazione a livello mondiale.

Il ruolo dello spazio
Questa situazione rende l’area, già soggetta ai radicali mutamenti indotti dal surriscaldamento globale, particolarmente vulnerabile di fronte alle attività umane e alle sfide ambientali ad esse collegate, il cui monitoraggio viene garantito attraverso capacità satellitari di osservazione della Terra, telecomunicazione, nonché di e navigazione e posizionamento.

Le capacità di osservazione della Terra contribuiscono al monitoraggio delle attività umane e dei fenomeni ambientali interessanti l’Artico. Tramite l’attività di remote sensing, i satelliti di osservazione acquisiscono immagini della superficie terrestre, che a loro volta consentono di sviluppare la consapevolezza situazionale necessaria ad affrontare sfide di natura globale.

I dati ricavati tramite le immagini satellitari consentono, ad esempio, di monitorare lo scioglimento del ghiacciaio Petermann, nonché di facilitare l’estrazione sicura delle risorse energetiche tramite le pipeline presenti nelle aree artiche.

Alla luce della difficoltà d’installare infrastrutture fisse di comunicazione, i sistemi di telecomunicazione satellitare, spesso utilizzati in modo congiunto con i sistemi di navigazione come il Gps, facilitano la conduzione di attività umane in aree particolarmente remote della regione artica.

I territori polari al di sopra dei 75° N, ad esempio, richiedono lo sviluppo di nuove soluzioni satellitari capaci di rispondere alle esigenze locali di comunicazione alla luce dell’intensificazione di spostamenti e trasporti di merce e individui via mare e terra.

Presenza italiana
La vocazione artica dell’Italia ha radici storiche che risalgono alle spedizioni del Duca degli Abruzzi e di Umberto Nobile a cavallo del secolo scorso. Dal 2013 il nostro paese fa inoltre parte del Consiglio Artico in qualità di membro osservatore.

In generale, la presenza dell’Italia nell’Artico, in cooperazione con altri paesi europei, contribuisce ad affrontare delle sfide di natura globale, che dietro ad un ecosistema estremamente complesso celano importanti opportunità soprattutto in termini scientifici ed economici.

Il Consiglio nazionale per la Ricerca (Cnr) opera presso la Base Dirigibile Italia, nell’arcipelago norvegese delle Svalbard, dov’è attivamente coinvolto – anche tramite i suoi istituti collegati – in progetti internazionali per lo studio dei cambiamenti ambientali in atto nella regione.

Dal punto di vista industriale, l’Italia è presente in modo particolarmente proattivo sul territorio artico tramite aziende come Eni, Leonardo-Finmeccanica, Fincantieri, Condotte e Rebaioli, impegnate attraverso le proprie tecnologie in progetti di sfruttamento e sviluppo sostenibile del territorio.

Grazie alla sua competenza nel campo spaziale, l’Italia svolge inoltre un ruolo di primo piano per l’impiego di capacità di osservazione della Terra nell’Artico. Grazie al sistema Cosmo-SkyMed, l’Italia dispone di un sistema duale in orbita polare. Grazie al suo posizionamento orbitale, il sistema possiede un’elevata frequenza di rivisitazione sulle aree interessate, che consente di raccogliere una quantità notevole di dati in near-real-time.

In questo contesto, l’azienda italiana e-GEOS, che opera il sistema, ha sviluppato collaborazioni con i paesi scandinavi, grazie alle quali sono state installate in loco due stazioni incaricate della ricezione e sfruttamento dei dati di Cosmo-SkyMed. Tra il 2011 e il 2014, questo ha fornito oltre 3.000 immagini satellitari di 100 milioni di km quadrati di mappatura dell’area, facendo del nostro paese uno dei principali custodi dei processi in atto nella regione artica.

L’Artico rappresenta dunque nell’immaginario storico italiano un patrimonio di opportunità, frutto delle avventure dell’Italia post unitaria, nonché un moderno campo per investimenti tecnologici e industriali. Non a caso, il comparto aerospaziale ha un particolare interesse per la regione artica, le cui condizioni meteorologiche estreme ricordano le complessità caratterizzanti altri ambienti ostili.

Tali considerazioni contribuiscono a rendere l’Artico una area prioritaria per lo sviluppo scientifico, tecnologico e industriale dell’Italia, e ad arricchire una precisa visione che si traduce in una crescente attenzione politica.