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Politica estera italiana

Dopo Brexit l’Italia pesa di più

27 Ago 2016 - Matteo Brunelli - Matteo Brunelli

La Brexit è la più grande sfida per l’Unione europea, Ue, dalla caduta del muro di Berlino. Il 23 giugno 2016 segna l’inizio di un importante spostamento negli equilibri di forza non solo in Europa, ma anche nella più ampia regione euro-atlantica. L’uscita del Regno Unito dai processi decisionali della Ue crea un vuoto di potere significativo all’interno del blocco, ma anche opportunità per l’Italia.

Un vuoto da riempire
Il concetto di equilibrio di potere ha a che fare con la distribuzione di forze e risorse nelle relazioni internazionali. Nell’Ue, che è a sua volta un sistema regionale di equilibri di potere, l’Italia è stata storicamente considerata come fuori dall’influente ed esclusivo club composto da Germania, Francia e Regno Unito.

Questi tre Paesi hanno avuto un ruolo fondamentale nel dare forma e direzione all’’integrazione europea, sebbene in modo diverso (il polo franco-tedesco come motore dell’integrazione, quello britannico come freno). Con il Regno Unito avviato verso la porta d’uscita, ora l’Italia, in futuro la terza economia dell’Ue, ha l’opportunità di rafforzare il suo status e la sua influenza in seno all’Ue.

Questo certamente non vuol dire che l’Italia può sostituire il Regno Unito a tutti gli effetti. In realtà, la Brexit rischia di provocare una perdita complessiva di potenza in tutti gli stati membri dell’Ue e di indebolire l’ordine liberale occidentale nel quale l’Ue è profondamente radicata.

Da questo punto di vista, l’Italia non è in nessun modo avvantaggiata. La Brexit, infatti, si aggiunge alla serie di crisi che l’Ue deve affrontare, tra cui la mancata ripresa economica, il terrorismo, l’incremento dei flussi migratori ed il revisionismo russo in Europa orientale.

La Brexit acuisce tutti questi elementi di crisi, visto che può determinare un indebolimento della posizione comune europea verso la Russia e dare nuova vita ai timori sulla tenuta del sistema finanziario dell’eurozona, mettendo ulteriore pressione sul già precario sistema bancario italiano.

Vincitori e sconfitti nell’Europa post-Brexit
Tuttavia, analizzando le dinamiche intra-Ue in termini di relativa perdita di potere si possono distinguere vincitori e sconfitti nell’Europa post-Brexit. Gli sconfitti sono soprattutto gli stati dell’Europa orientale, in particolare le repubbliche baltiche e la Polonia, che condividono con il Regno Unito un orientamento fortemente atlantico e un approccio più intransigente nei confronti della Russia.

Altri stati che perdono un alleato importante con la Brexit sono quelli economicamente più liberali come i Paesi Bassi, la Finlandia e soprattutto l’Irlanda (a causa dei suoi forti legami commerciali). Infine, Svezia e Danimarca ora si trovano senza un importante alleato con cui condividono un certo scetticismo verso gli slanci integrazionisti di altri stati membri.

Francia e Germania sono invece nel campo dei vincitori. La Francia diverrà la principale potenza militare dell’Ue, il solo stato membro con un seggio permanente nel Consiglio di sicurezza Onu e l’unico paese dell’Unione con un deterrente nucleare indipendente.

Tuttavia lo spostamento dell’equilibrio di potere intra-Ue provocato dalla Brexit premia soprattutto la Germania. Berlino vedrà la sua posizione di leadership nelle istituzioni europee e il suo ruolo di prima potenza economica ulteriormente rafforzati.

Francoforte può diventare il più importante centro finanziario continentale e Berlino il leader delle start-up tecnologiche. La Brexit potrebbe anche spingere il governo federale ad incrementare le spese per la difesa. Non c’è dubbio che la Brexit darà alla Germania l’opportunità di consolidare il suo ruolo d’interlocutore primario degli Stati Uniti su tutte le principali questioni europee.

Italia, ago della bilancia tra Germania e Francia
Anche per l’Italia, che diventerà la terza economia dell’Ue,si presentano diverse opportunità. La Brexit ne aumenta infatti l’importanza sistemica in seno all’Ue, dal momento che l’Italia potrebbe svolgere un ruolo di bilanciamento sia tra la Francia e la Germania sia tra il duopolio franco-tedesco e gli altri stati membri.

In questo specifico frangente, Roma può usare la sua posizione di terza potenza per cercare di limitare al minimo il rischio che il rafforzamento del direttorio franco-tedesco finisca per dominare l’Ue, alleandosi con altri stati membri come la Polonia e la Spagna.

La Brexit ha messo in luce che sono necessarie riforme rilevanti del modello Ue, soprattutto per quanto riguarda la politica economica e la gestione della questione migratoria. L’Italia è ben posizionata per poter svolgere un ruolo chiave in entrambi i casi.

Né l’economia italiana né quella francese sono in buone condizioni di salute, il che diminuisce l’autorità di Roma e Parigi nella governance dell’eurozona. Ma se dovessero unire le forze, Italia e Francia avrebbero maggiori possibilità di contrastare la linea tedesca improntata al rigore fiscale e favorire invece politiche di crescita.

In materia di immigrazione, invece, l’Italia ha proprio nella Germania, favorevole ad un approccio europeo al problema, il più prezioso alleato potenziale. Il Migration Compact – un insieme di regole volte a migliorare il controllo delle frontiere e la gestione dei flussi migratori su base europea – è una buona base su cui il governo italiano può imbastire un dialogo diretto con quello tedesco.

La Brexit aumenta infine il peso specifico dell’Italia in materia di politica estera. L’Italia è storicamente un paese filo-americano. Deve quindi cercare di diventare un interlocutore primario degli Stati Uniti per quanto riguarda le questioni europee. Anche in campo militare, l’Italia è ben posizionata per aumentare la sua influenza: insieme alla Francia ha ora la Marina più grande d’Europa che sarà sempre più importante vista l’instabilità nel vicino bacino meridionale.

Per quanto i rischi e i costi associati alla Brexit siano rilevanti, e in alcuni casi inevitabili, l’uscita del Regno Unito dall’Ue rappresenta per l’Italia anche un importante opportunità per aumentare la sua influenza e prestigio in seno all’Unione.

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