L’Italia alla ricerca della distensione con la Russia
Matteo Renzi è stato l’unico leader di un Paese Ue a partecipare al recente Forum economico internazionale di San Pietroburgo.
Il Forum, al quale erano presenti anche il Presidente russo Vladimir Putin e il Presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker, si è svolto alla vigilia della decisione dei leader Ue di estendere le sanzioni imposte alla Russia in seguito alla crisi ucraina.
Pur sostenendo le sanzioni, il governo italiano ha manifestato segni di apertura nei confronti del Cremlino. Renzi ha firmato accordi economici per il valore di oltre un miliardo di euro e ha sottolineato la necessità che Russia e Ue tornino ad essere “buoni vicini di casa”.
Dall’Expo a San Pietroburgo
Il fatto che i contatti bilaterali tra Italia e Russia nell’ultimo anno siano stati incentrati su grandi manifestazioni economiche e commerciali – dall’Expo a Milano al Forum di San Pietroburgo – non è casuale. Nel 2013 l’interscambio tra i due Paesi aveva superato i 30 miliardi di euro, e la Russia appariva come un promettente mercato per gli investimenti italiani.
Alla lunga tradizione di rapporti economici, cominciata tra gli anni ’60 e ’70 con gli accordi per l’acquisto di petrolio e gas russo e l’inizio della produzione Fiat a Togliattigrad, si sono aggiunti più recentemente gli investimenti dei colossi Finmeccanica e Enel e di altre imprese minori – se ne contano più di 500 attualmente attive in Russia.
Lo scenario è cambiato con il crollo del prezzo del petrolio, la crisi ucraina e le conseguenti sanzioni europee e le contro-sanzioni russe. Tra il 2013 e il 2015 l’export italiano in Russia ha registrato -34%, passando da 10,7 a 7,1 miliardi di euro.
Le perdite maggiori riguardano il comparto manifatturiero, ma le contro-sanzioni russe hanno colpito anche il settore agroalimentare. Lombardia, Emilia Romagna e Veneto – motore industriale e agricolo del Belpaese – hanno subito in particolar modo gli effetti di crisi e sanzioni, assorbendo il 72% del calo dell’export italiano verso la Russia.
In questo contesto, Renzi è stato messo sotto pressione da forze economiche domestiche in vari settori: Coldiretti, Confartigianato e alti rappresentanti di Confindustria hanno lamentato gli effetti delle sanzioni. Al coro si è unita anche gran parte dell’opposizione politica: il Movimento Cinque Stelle ha accusato il governo di non aver difeso l’interesse nazionale, mentre Lega Nord e Forza Italia hanno criticato la politica delle sanzioni.
Impasse nella partnership energetica
Le politiche energetiche europee hanno suscitato ulteriori malumori in Italia. A fine 2013, la Commissione europea ha bocciato i trattati intergovernativi tra la Russia e i Paesi interessati dalla costruzione del gasdotto South Stream, progetto caldeggiato dall’Italia.
Dopo un anno di impasse, Putin ne ha annunciato la cancellazione, accusando gli ostacoli legali imposti da Bruxelles. L’Italia ha accettato a malincuore la decisione: Saipem, che avrebbe dovuto costruire la parte offshore del gasdotto, ha fatto causa a Gazprom, chiedendo un miliardo di dollari di danni per i lavori già svolti.
Nell’estate 2015, il rilancio del progetto di raddoppiamento del gasdotto Nord Stream (che collega la Russia alla Germania attraverso il Mar Baltico) ha rafforzato la sensazione che a livello europeo si stiano applicando diverse misure nella valutazione dei progetti che coinvolgono Gazprom: Nord Stream-2 – sostenuto dalla Germania e altri Paesi dell’Europa nord-occidentale – va avanti, mentre South Stream è stato bloccato.
Circa il 30% delle importazioni italiane di gas e il 15% di quelle del petrolio provengono dalla Russia. Con la costruzione del Nord Stream-2, l’Italia potrebbe trovarsi ad importare gas russo attraverso la Germania – che, pur essendo un Paese di transito più affidabile dell’Ucraina, resta un competitor industriale. Un potenziale rischio è che gli ulteriori costi di transito comportino un prezzo del gas maggiore rispetto a quello pagato dalla Germania.
In questo contesto, nel febbraio 2016 Edison e la compagnia greca Depa hanno firmato un memorandum of understanding con Gazprom per la creazione di un nuovo corridoio energetico per il gas russo nel sud-est Europa. Il progetto si baserebbe sull’estensione del gasdotto Itgi Poseidon per portare il gas russo in Italia attraverso il Mar Nero, Bulgaria o Turchia, Grecia e Mar Ionio.
Cooperazione su Libia, terrorismo e sicurezza europea
Meno discussa, ma altrettanto importante per capire le recenti aperture alla Russia, è la visione italiana della sicurezza europea. L’Italia vede Nato e Ue come i pilastri della sua politica estera, ma al contempo usa la sua influenza all’interno di queste organizzazioni per incoraggiare il dialogo con la Russia. La ricerca del dialogo con Mosca è motivata dalla profonda convinzione che la stabilità e la sicurezza europea dipendano dal coinvolgimento della Russia nelle strutture di decision-making.
Per questo motivo, l’Italia ha sostenuto la creazione del Consiglio Nato-Russia nel 2002 (in contemporanea all’allargamento a est dell’Allenza atlantica) e ha manifestato interesse dinanzi alla proposta di un nuovo Trattato per la sicurezza europea presentata dall’ex presidente russo Dmitri Medvedev nel 2009. È in quest’ottica che, nelle discussioni con Putin a San Pietroburgo, Renzi ha definito l’idea di una nuova guerra fredda come “inutile” e “fuori dalla storia”.
L’Italia sta inoltre tentando di coinvolgere la Russia nella risoluzione della crisi libica, sul modello dei negoziati riguardanti la Siria. Benché l’influenza russa in Libia sia più limitata, Mosca può giocare un ruolo tramite il diritto di veto nel Consiglio di Sicurezza dell’Onu, i solidi rapporti con l’Egitto e, secondo alcune analisi, una potenziale alleanza con il generale libico Khalifa Haftar.
L’agenda italiana per un approccio più cooperativo verso la Russia, quanto meno in alcune aree dove esistono interessi condivisi, ha maggiori possibilità di successo se portata avanti a livello europeo e transatlantico in coordinamento con Paesi che hanno una visione simile dei rapporti con Mosca, come Francia, Germania, Spagna e Austria.
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