IAI
Libro Bianco

Una partnership strategica tra Difesa e industria

12 Mag 2015 - Alessandro Ungaro - Alessandro Ungaro

“Accanto a uno strumento militare in grado di saper esprimere le corrette e necessarie capacità, il nostro sistema difesa non può prescindere da un certo livello di autonomia industriale e tecnologica che possa soddisfare almeno parte di tali esigenze a livello nazionale o attraverso la partecipazione a iniziative multinazionali di sviluppo e acquisizione”.

Così recita l’incipit al capitolo 9 del Libro Bianco per la sicurezza internazionale e la difesa che prende in esame la politica scientifica, industriale e di innovazione tecnologica della difesa. Dopo una breve ma esaustiva analisi di alcune dinamiche evolutive intercorse negli ultimi anni relative al mercato internazionale della difesa e allo sviluppo tecnologico, il testo cerca di mettere a fuoco il contesto italiano. Vediamo come.

Quali competenze tecnologiche e perché
Il documento parla di competenze tecnologiche distintive, sovrane e collaborative, che sono alla base dello sviluppo di prodotti e sistemi, figlie di un patrimonio scientifico, tecnologico e industriale.

Sebbene entrambe siano determinanti nello sviluppo di un sistema produttivo competitivo a livello internazionale, le competenze tecnologiche sovrane sono capacità ritenute essenziali, “chiave e abilitanti”, perché legate a doppio filo al soddisfacimento autonomo e sostenibile delle irrinunciabili esigenze della difesa e dell’interesse nazionale.

Il carattere strategico di queste capacità esige di mantenere su di esse un certo livello di sovranità e assicurare che lo sviluppo e la produzione avvengano all’interno del Paese a prescindere dalle collaborazioni internazionali e dagli assetti proprietari.

Tra le tecnologie cosiddette sovrane, il Libro Bianco include quelle duali – le cosiddette dual-use technologies – le quali trovano ampio spazio all’interno del capitolo, come ad esempio nei punti 270 e 283, con l’obiettivo di indirizzare adeguate risorse nella ricerca e sviluppo di quei progetti che trovano conferma della loro validità e utilità duale anche a livello europeo.

Speculari e complementari, le competenze collaborative permettono all’Italia di giocare un ruolo di rilievo all’interno di programmi di collaborazione internazionale. Queste capacità tecnologiche vanno inserite in un logica di interdipendenza, specializzazione e divisione del lavoro tra i paesi partner. Di qui la necessità di identificare quei prodotti e sistemi che dovranno essere sviluppati e realizzati in un’ottica collaborativa.

Nel concludere questa parte dedicata alla competenze, il documento prevede la realizzazione di un Piano – flessibile, aggiornabile e stabilito in una logica di confronto anche con la controparte industriale – atto ad individuare le attività tecnologiche e industriali strategiche.

Un Piano che non si limiti a identificare e incrociare le esigenze e i requisiti tecnici delle Forze armate con le reali capacità tecnologico-industriali ma che consideri, non senza ragione, le possibilità “esportative” di tali capacità, il loro valore duale e altresì la coerenza con gli sviluppi e l’andamento del mercato.

Difesa e industria partner nella gestione dei programmi
La complessità tecnologica di prodotti e sistemi, caratterizzati da una crescente osmosi tra il campo civile e militare, richiede un cambio di passo nelle relazioni tra la Difesa e l’industria. Il modello di acquisizione che ha da sempre contraddistinto i processi di procurement dovrà essere coerentemente riformato con ricadute gestionali e organizzative che possano prevedere il passaggio di alcune competenze dalla Difesa alla controparte industriale, in un’ottica di maggiore compartecipazione e collaborazione tra i due attori; aspetti tratteggiati, ad esempio, nei punti 279 e 280.

Ma sono i successivi paragrafi che in qualche modo condensano e delineano una sorta di accelerazione, frutto del cambiamento tecnologico in atto: puntare alla progettazione di piattaforme e sistemi sempre più ad architettura aperta e modulari in grado di integrare i futuri aggiornamenti; fare leva sulle tecnologie duali e sfruttare le relative economie di scala per l’intero ciclo di vita del prodotto; optare per un “approccio a spirale” per acquisizioni complesse e di lungo periodo.

Tutto ciò implica anche una revisione profonda della forma contrattuale che trasformi “la natura e i contenuti del rapporto tra industria e Amministrazione da semplice fornitura a partnership strategica”.

Non c’è due senza tre: l’Università e la ricerca
La partnership tra Difesa e industria non si esaurisce in un rapporto bilaterale bensì deve trovare un ulteriore e terzo elemento di appoggio nel mondo universitario e della ricerca, mondo nel quale l’innovazione fiorisce, cresce e si sviluppa.

Come già avviene in molti altri Paesi, si auspica una sorta di sistema virtuoso in cui le idee e le proposte di ricerca più innovative possano trovare un canale preferenziale di accesso al finanziamento e quindi proseguire verso la loro realizzazione dopo un’attenta, ma rapida valutazione. Ne beneficerebbe l’intero “Sistema Italia”, con ramificazioni e ricadute economiche e occupazionali in altri settori, a partire da quelli attigui.

La politica scientifica, industriale e di innovazione tecnologica costituisce una delle quattro direttrici dentro la quale avviare la trasformazione della Difesa.

La “cornice” dentro la quale verrà attuato tale processo è la cosiddetta Strategia industriale e tecnologica (Sit), che dovrà essere predisposta entro sei mesi con l’obiettivo disegnare un nuova collaborazione in grado, si spera, di portare a compimento quanto di buono e concreto è stato definito con il Libro Bianco.

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