L’Italia in campo per le politiche energetiche europee
Nei piani del governo italiano, il Consiglio europeo del 23-24 ottobre dovrebbe raggiungere un accordo sulla definizione della governance delle politiche energetiche e climatiche dell’Unione europea (Ue) al 2030.
Lo scopo è definire i poteri, le modalità, e i meccanismi per far rispettare gli obiettivi energetici dell’Europa post-2020. Il raggiungimento di un accordo sulla governance rappresenta una delle quattro priorità definite dalla presidenza italiana del semestre europeo in ambito energetico, insieme al completamento del mercato interno, il rafforzamento della sicurezza energetica e della dimensione esterna della politica energetica dell’Ue.
L’iniziativa italiana ha una portata significativa, soprattutto considerati gli sforzi europei di mettere in atto una politica energetica comune che sappia unire le esigenze di competitività economica e sicurezza degli approvvigionamenti agli ambiziosi obiettivi dell’Ue in materia di sostenibilità e lotta ai cambiamenti climatici.
Dal Pacchetto 2020 al Quadro 2030
Il ‘Quadro delle politiche per il clima e l’energia al 2030’ proposto dalla Commissione introduce una serie di aggiustamenti sia in termini di politiche che di obiettivi.
La principale novità è il passaggio dalla triade di obiettivi nazionali nei settori delle emissioni di gas a effetto serra, delle rinnovabili e dell’efficienza energetica prevista dal Pacchetto 2020, a un solo obiettivo vincolante per gli stati membri in materia di riduzione delle emissioni.
Alla base di questa scelta c’è la volontà dell’Ue di incoraggiare l’azione dei governi contro i cambiamenti climatici attraverso l’adozione di misure e strumenti ritenuti economicamente e tecnologicamente più adeguati (ed efficienti) in base alle caratteristiche e specificità di ciascuno stato membro.
La maggiore flessibilità prevista dal Quadro 2030, in particolare, risponde alla necessità – sancita dal Trattato di Lisbona – di garantire piena libertà ai governi nel determinare il loro mix energetico senza imposizioni da parte dell’Ue, come invece accade in base regime regolatorio attualmente in vigore in materia di rinnovabili.
Il Quadro 2030 fissa infatti obiettivi per le rinnovabili e l’efficienza energetica – rispettivamente al 27% e 30% – da perseguire unicamente a livello europeo, e quindi senza che vengano declinati in target nazionali vincolanti per gli stati membri.
Governance delle politiche energetiche e climatiche europee
Oltre ad aggiustare il tiro su ‘trilemma’ emissioni-rinnovabili-efficienza, il Quadro 2030 affronta per la prima volta il tema della governance, ovvero della definizione dei poteri, delle procedure, e dei meccanismi per stabilire e far rispettare gli obiettivi fissati da Bruxelles.
Se in precedenza la governance era assicurata attraverso meccanismi disomogenei e frammentari per ciascuno dei tre settori di riferimento, il Quadro 2030 propone una serie di innovazioni che dovrebbero rendere l’azione dell’Ue e degli stati membri più coerente e efficace.
La prima è l’introduzione dei ‘Piani nazionali per un’energia competitiva, sicura e sostenibile’, che accorpano in un unico documento le misure, gli strumenti e le traiettorie che gli stati membri sono chiamati a predisporre per raggiungere (o contribuire a raggiungere) gli obiettivi fissati dall’Ue in materia di emissioni, rinnovabili ed efficienza.
La seconda è la definizione di un processo iterativo in tre fasi, attraverso il quale la Commissione: sostenga gli stati membri nella definizione dei propri obiettivi e delle misure da attuare; garantisca il coordinamento tra governi interessati ad approfondire la cooperazione bilaterale e/o regionale; assicuri la valutazione degli sforzi nazionali verso il raggiungimento degli obiettivi.
Data l’assenza di obiettivi nazionali vincolanti nel settore delle rinnovabili e dell’efficienza energetica, i meccanismi di governance e di coordinamento previsti dovrebbero giocare un ruolo fondamentale nell’assicurare il raggiungimento dei target del 27% e 30% fissati dalla Commissione attraverso misure ‘volontarie’ da parte degli stati membri.
Debolezze del Quadro 2030
Nonostante le misure proposte per migliorare la coerenza degli obiettivi e la governance delle politiche energetiche e climatiche europee, il Quadro 2030 presenta alcune sostanziali debolezze.
La prima è l’incertezza determinata intrinsecamente dal passaggio da obiettivi obbligatori nazionali a target vincolanti esclusivamente a livello europeo. Una simile scelta potrebbe determinare forti dubbi tra gli investitori sul reale impegno dell’Ue e degli stati membri in particolare nel settore delle rinnovabili. Il rischio è che il vantaggio competitivo accumulato dall’Europa (e pagato a caro prezzo dai contribuenti europei) negli anni passati, venga dilapidato nel giro di poco tempo.
Questo rischio è ancor più elevato data la natura dei meccanismi di governance proposti dal Quadro 2030 che non prevedono nessun reale potere di guida, né tanto meno di enforcement, in capo alla Commissione, per garantire il raggiungimento degli obiettivi europei.
La sfida è quindi complessa, e ogni soluzione proposta dal governo italiano al Consiglio europeo dovrà tener conto da un lato della necessità di flessibilità richiesta a gran voce dagli stati membri, e dall’altro l’impegno sottoscritto dalla Commissione sui temi del clima e dell’ambiente.
Sforzo sottolineato con forza anche dal neo Presidente eletto Jean-Claude Juncker anche attraverso la creazione della posizione di Vice Presidente per l’Unione energetica e del nuovo Commissario per l’energia e il clima.
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