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Immigrazione

Mare Nostrum davanti a una svolta

16 Set 2014 - Fabio Caffio - Fabio Caffio

Ambiziosa nei fini, coraggiosa nelle scelte, realistica nella valutazione della situazione del Mediterraneo, l’Operazione Mare Nostrum (Omn) è giunta ad una svolta.

Proprio nelle settimane in cui le vittime nel Mediterraneo toccano cifre record, Mare Nostrum dovrebbe essere affiancato da una missione dell’Unione europea (Ue) cosiddetta Frontex Plus dedicata alle nostre frontiere marittime.

Per sopravvivere a se stessa dopo un anno di intensa (e costosa) attività e dopo aver subito l’accusa di pull factor, dovrà alimentare altre iniziative. Varie sono le possibili opzioni: la vera sfida per la Ue sarebbe utilizzarne l’esperienza per stipulare un accordo tra gli Stati membri in forma di Patto per il Mediterraneo.

Salvataggio in mare e lotta agli scafisti
L’indubbia rivoluzione di Omn è stata mettere da parte tutto il farraginoso regime giuridico internazionale del salvataggio in mare che ha generato un’interminabile disputa con Malta.

Salvare in mare rifugiati e profughi è altra cosa che soccorrere una qualsiasi imbarcazione in difficoltà. Bisogna aspettare una chiamata di soccorso per intervenire? Può restare inerte di fronte a possibili rischi di naufragio lo stato responsabile della zona Search and Rescue (Sar)?

E soprattutto: in quale “luogo sicuro” (nozione internazionale relativa alle condizioni personali ed ai diritti individuali) trasportare le persone salvate tenendo conto che a parere di Malta esso non è nella propria zona Sar, ma in un porto italiano, se più vicino ?

Dopo anni di enormi sforzi nello svolgimento del Sar in tutto il Mediterraneo, anche in zone altrui, l’Italia ha alla fine deciso di dare assistenza umanitaria a tutti le persone che rischiano la vita nei barconi che attraversano il Mediterraneo, trasportandoli sul territorio nazionale (ad oggi più di 130 mila). Senza tralasciare gli aspetti di ordine pubblico relativi all’identificazione di trafficanti, scafisti (circa 300 arrestati) ed eventuali cellule terroristiche, e all’interdizione delle navi madre (4 sequestrate).

Indietro non si torna
Come nota Marco del Panta non ci sono alternative all’assistenza a persone suscettibili di protezione internazionale.

Ormai è chiaro che i respingimenti in mare sono illegittimi a meno che a prestare assistenza nella sua zona Sar, rimorchiando i barconi verso il porto di partenza, sia un paese africano che operi autonomamente, mantenga il controllo delle proprie coste e rispetti i diritti umani.

Non sappiamo quale sarà la politica Ue portata avanti dal nuovo Commissario greco all’immigrazione, ma potrebbe essere improntata al tradizionale approccio di Atene alla linea dura per impedire ingressi illegali.

Questo orientamento è comprensibile, ma è troppo rigido per poter risolvere tutti i complessi problemi legati al Sar e al “luogo sicuro”, alla concessione dell’asilo e alla circolazione nel territorio europeo delle persone assistite in mare cui il Nord Europa si oppone.

Area operazione OMN (fonte MM).

Patto per il Mediterraneo
Si dice che alla Ue non si possa chiedere quello che non può dare. Non a caso la Strategia europea di sicurezza marittima approvata dal Consiglio lo scorso giugno, per quanto citi le minacce legate ai traffici di migranti ed esseri umani, non si pone il problema delle tragedie del mare legate a tali traffici.

Eppure basta leggere il rapporto del Consiglio d’Europa redatto dalla senatrice olandese Tineke Strik per comprendere che cosa il Parlamento europeo potrebbe fare se volasse alto: un Patto per il Mediterraneo da formalizzare in un protocollo che affronti problematiche Sar, “luogo sicuro” e asilo prevedendo, ad esempio, la concessione nei punti di partenza, da parte di singoli paesi Ue, di protezione con visto temporaneo.

Attivismo italiano sull’immigrazione
Molte sono le carte che l’Italia ha sinora giocato con Omn. Senz’altro positivo è aver ottenuto il lancio di Frontex Plus che copre il nostro fronte costiero. È rimasta invece inascoltata, per mancanza di unanimità, la proposta di organizzare nell’ambito della Politica comune europea di difesa e sicurezza una missione navale dedicata alla lotta ai traffici di migranti ed esseri umani; ciò non toglie che possa essere riproposta su nuove basi.

La Difesa ha anche richiesto di estendere il mandato dell’operazione mediterranea Nato Active Endeavour per contrastare tali traffici. Cosa possibile a condizione di considerare con realismo i limiti dell’azione che il Trattato Nato impone o di immaginare una forma di collaborazione operativa tra Alleanza Atlantica e Ue.

Una Risoluzione Onu, a iniziativa italiana, dedicata all’interdizione dei traffici di migranti ed esseri umani sarebbe la cornice giuridica ideale per favorire la transizione di Omn verso una nuova operazione Nato/Ue.

Mare Nostrum, che tanto sta costando all’Italia in termini economico-sociali, non è un problema da risolvere in fretta, ma una straordinaria opportunità per convincere la Ue ad aprirsi verso nuovi orizzonti, uscendo dalla miope visione di alcuni dei suoi membri.

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