Crimea e status quo del Mar Nero
Il Mar Nero, da sempre conteso da Russia e Turchia, sembra tornato ad una sorta di status quo ante dopo l’annessione della Crimea alla Russia.
Si è ricomposto una sorta di condominio esistente durante la guerra fredda tra la Turchia, storico custode delle vie d’accesso degli Stretti, e la Russia, principale potenza navale. Come allora, l’Occidente e la Nato hanno interesse a tutelare la loro presenza nel Mar Nero che è tuttavia limitata dal regime pattizio in vigore sulla cui validità è lecito interrogarsi.
Mare chiuso
I Sultani di Costantinopoli avevano sostenuto il così detto “antico principio dell’Impero Ottomano” secondo cui l’accesso al Mar Nero attraverso gli Stretti dei Dardanelli e del Bosforo doveva essere interdetto al transito delle potenze straniere. Tale principio era stato nell’Ottocento riconosciuto dalla Gran Bretagna oltre che dalla Russia zarista, che aveva ritenuto conveniente, per propri interessi, riaffermare la chiusura degli Stretti.
Anche la Russia bolscevica venne a patti con la nuova Turchia di Atatürk: le pretese turche erano infatti congeniali alla strategia russa di creazione di zone cuscinetto
Nel 1936 venne poi stipulata la Convenzione di Montreux, strumento dedicato alla sicurezza della Turchia e degli altri Stati rivieraschi del Mar Nero e, in subordine, alla libertà di accesso, a certe condizioni (preavviso, limitazioni al numero di navi da guerra ed alla loro permanenza), dei Paesi terzi.
Il Mar Nero (fonte IAS).
Turchia custode degli Stretti
Sino ad oggi il regime stabilito dalla Convenzione del 1936 ha funzionato egregiamente. La Turchia ha svolto con equilibrio il proprio ruolo di garante superando abilmente le frizioni con la Russia per la questione del transito di navi porterei.
Nel rispetto delle clausole dell’accordo la Turchia si avvale del diritto di autorizzare il transito o di negarlo qualora i Paesi terzi non rispettino tempi e modalità di accesso al Mar Nero.
Il basso profilo adottato dalla Turchia durante la crisi ucraina può considerarsi espressione della volontà di non alterare tale modus vivendi oltre che ispirato al noto principio “zero problemi con i vicini”.
Russia potenza navale ed energetica
La Flotta Russa è tornata in forze nella storica base di Sebastopoli fondata dal Principe Potëmkin nel 1783, ora che sono cadute tutte le limitazioni imposte dall’Ucraina nel travagliato periodo di coabitazione nella base. Le poche navi ucraine sono state dislocate ad Odessa.
I progetti di sviluppo delle forze navali russe in Mar Nero sono già avviati: nell’arco di 6 anni verranno dislocate nuove navi tra cui 6 fregate e 6 sommergibili convenzionali.
Unico neo sono le restrizioni al traffico nei propri porti che l’Ucraina ha decretato per i mercantili che fanno scalo in Crimea.
Anche il Mare di Azov di cui in passato l’Ucraina controllava una sponda è passato quasi interamente sotto dominio della Russia che potrà realizzare il ponte tra le due rive dello Stretto di Kerch e sfruttare il ricco offshore del bacino.
Infine, ora che la Crimea ha acquisito parte della zona economica esclusiva dell’Ucraina, la Russia potrà realizzare più facilmente il gasdotto South Stream di cui risulta già avviata la costruzione di una tratta sottomarina.
Il vecchio assioma per cui la “Russia, per sentirsi sicura nel Mar Nero, ha bisogno che gli Stretti siano completamente chiusi dalla Turchia” può perciò considerarsi più che mai attuale.
Interessi occidentali
Come accadde durante la crisi georgiana del 2008 quando erano state imposte restrizioni di accesso a forze navali Nato ed Usa, negli ultimi mesi si sono verificate simili situazioni.
Il ministro degli esteri russo ha così accusato la Nato di violare la Convenzione di Montreux poiché navi americane avevano esteso la loro permanenza oltre il termine prefissato di 21 giorni.
Anche all’Italia pare siano state mosse critiche da parte russa per aver inviato in Mar Nero la nave “Elettra” adibita a funzioni di intelligence in acque extraterritoriali.
Ancora una volta il regime di Montreux si è perciò dimostrato come un oggettivo ostacolo all’esercizio da parte occidentale di legittime attività militari in alto mare.
Aprire il Mar Nero?
Pensare oggi di modificare la Convenzione di Montreux appare come un’impresa velleitaria e pericolosa.
Ciò non toglie che si possa interpretarne la regolamentazione nell’interesse della stessa sicurezza dei Paesi rivieraschi aderenti alla Nato.
Come questo possa avvenire è materia che richiede un’attenta analisi politico-giuridica coinvolgendo in seno alla Nato la stessa Turchia cui potrebbe esser chiesto di non trincerarsi dietro l’ossequio formale di una Convenzione storicamente molto datata.
Gli Stati Uniti non ne sono parte, ma tutti gli altri Paesi Nato, a cominciare dall’Italia che l’ha ratificata nel 1938, hanno titolo a richiedere una rivisitazione ragionata del testo che non ne alteri la forma e mantenga fermo il ruolo di primazia sin qui svolto in modo imparziale dalla Turchia.
La Russia, se ha interesse a rafforzare la presenza navale in Mediterraneo, non dovrebbe opporsi ad un simile esercizio.
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