Come difendere gli interessi dell’Italia in Europa
Nella partita delle nomine alla Commissione europea, per l’Italia è importante che al posto di Commissario per gli Affari economici vada chi, nell’ambito delle regole dell’Unione, possa interpretare nel modo più vicino ai nostri desideri la locuzione “fare il migliore uso della flessibilità insita nelle regole del Patto di stabilità e crescita”.
È su questo punto che, su pressione soprattutto del Presidente Renzi, il Partito socialista europeo (Pse) ha condizionato l’accettazione della nomina di Jean Claude Juncker alla guida della Commissione.
Tutela degli interessi italiani in Europa
In questo quadro vi è una aspettativa, corroborata dalle indicazioni fornite dallo stesso Juncker, che il posto sia affidato a un esponente della famiglia socialista.
Non potendovi andare un italiano a causa della posizione irrinunciabile e cruciale di Mario Draghi alla Banca centrale europea (Bce) la soluzione migliore per noi sarebbe quella del francese Pierre Moscovici, portatore di sensibilità e interessi che considerano la flessibilità in funzione della crescita nel modo più vicino a quanto sostenuto dall’Italia.
Vi sono però segnali che questo esito non sia accettato da chi considera ancora preminente l’esigenza di privilegiare il rigore.
Quella di Moscovici sarebbe una soluzione che esclude la possibilità, diffusa probabilmente per disturbarne la candidatura, di un francese al posto di Alto rappresentante per gli affari esteri e la sicurezza.
Anche questo rafforza l’opportunità che tale funzione vada a una personalità italiana come richiesto con insistenza dal nostro governo. Tra le competenze dell’Alto rappresentante – oltre a quella complessa, ma di primario interesse per l’Italia, della costruzione e dell’esercizio di una politica estera europea in tutti i suoi aspetti – vi è anche quella non irrilevante della progressiva integrazione delle capacità militari e della loro base tecnologica e industriale da parte dei paesi che vogliano farlo.
Vi sono al riguardo le indicazioni del Consiglio europeo del dicembre scorso, da consolidare e ampliare, alle quali va ugualmente data un’adeguata interpretazione in una direzione che porti al graduale superamento di duplicazioni, a un migliore uso di risorse sempre più limitate e a una maggiore efficienza dello strumento militare.
Quest’ultima è una componente certamente non secondaria tra quelle disponibili per gestire le crisi, perseguire la pace ed evitare l’irrilevanza geopolitica dell’Europa con tutte le sue implicazioni anche per la prosperità e per la difesa dei valori dei popoli europei.
Se tuttavia non fosse possibile l'”en plein” di Federica Mogherini come Alto rappresentante e Moscovici all’economia (un altro socialista come l’olandese Jeroen Dijsselbloem ci darebbe minori garanzie in materia di interpretazione della flessibilità), occorrerebbe pensare ad altri schemi che siano comunque vantaggiosi per l’Italia.
Presidenza del Consiglio europeo e Commissario per il commercio
La presidenza del Consiglio europeo? Come ha fin dall’inizio precisato Enrico Letta, con Draghi alla testa della Bce è una strada non perseguibile. Ma se questa ipotesi non fosse soltanto un espediente da parte di settori del Partito popolare europeo (Ppe) per mettere in imbarazzo il Pse e il governo italiano, e se vi fosse una reale possibilità per questa soluzione senza ovviamente mettere in pericolo la posizione del presidente della Bce, come potrebbe essere rifiutata?
Più realistico potrebbe essere un posto di Commissario di peso, con posizione di Vice presidente (anche se non di Primo Vice presidente come è quella dell’Alto rappresentante).
Di maggiore interesse per l’ltalia, tenuto conto della prenotazione tedesca sull’energia, sarebbe a mio avviso quello per il Commercio, considerata la grande importanza che avranno per l’Europa e, in particolare per il nostro paese il negoziato sul trattato di libero scambio con gli Stati Uniti e quello analogo con il Giappone.
Si tratta di una materia nella quale la Commissione ha competenza esclusiva, operando sulla base di un mandato negoziale molto ampio da parte degli stati membri ai quali riferisce a cadenza regolare, ma mantenendo bene in mano la trattativa e i relativi arbitraggi che comporteranno, soprattutto nella fase finale, una graduazione delle priorità e la rinuncia a certe cose anziché ad altre.
Un Commissario al commercio poco sensibile alle esigenze soprattutto nostre, ma anche di altri paesi come Francia e Spagna, su temi come la tutela della qualità dei prodotti, le denominazioni d’origine, certi aspetti della proprietà intellettuale, una gestione equilibrata delle tutele ambientali e sanitarie, gli appalti pubblici ed altro, potrebbe imporci sacrifici tali da attenuare i tanti vantaggi economici e politici della creazione di un grande mercato transatlantico, con un aumento poi delle difficoltà in sede di ratifica.
Di qualificate e apprezzate personalità italiane che potrebbero svolgere tale incarico ve ne sono più d’una, come ve ne sarebbero per l’Industria.
Immigrazione
Insidiosa potrebbe essere invece una eventuale offerta di Commissario ad hoc per l’Immigrazione. Su di lui si focalizzerebbero enormi aspettative e gli verrebbero attribuite sui piani politico e mediatico responsabilità che egli non potrebbe esercitare appieno, considerate le competenze conferite in questo campo agli stati membri dai Trattati al cui aggiustamento il Commissario non potrebbe dare che un limitato contributo.
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