L’Italia chiama, l’Europa tentenna
L’Italia rappresenta la frontiera di uno “spazio” che il diritto dell’Unione europea definisce “di libertà, sicurezza e giustizia”. La strategia attuata dal nostro paese negli ultimi anni, fondata sulla collaborazione con i paesi di origine e di transito dei migranti, ha consentito di ridurre gli arrivi, ma non ha arrestato il flusso che è anzi ripreso in modo rilevante e preoccupante.
Rimproveri
All’Unione europea (Ue) si rimprovera soprattutto di aver lasciato la gestione di un fenomeno così complesso agli stati più esposti per ragioni geografiche (Italia, Spagna, Grecia, Malta), limitandosi a un semplice coordinamento delle iniziative e azioni. Insomma, una sorta di cooperazione intergovernativa di cui Frontex, l’Agenzia europea per la gestione della cooperazione operativa alle frontiere esterne degli stati membri dell’Ue, rappresenta l’espressione, ma di cui il nostro paese chiede la modifica, conferendo, soprattutto, più ampi poteri operativi.
La disciplina in vigore fa infatti salva la competenza degli stati membri in materia di controllo e sorveglianza delle frontiere esterne (marittime, terrestri e aeree) la cui responsabilità rimane in capo agli stati membri che devono assicurarne lo svolgimento ordinario.
Frontex interviene solo su richiesta di uno stato membro o, se di propria iniziativa, in cooperazione con gli stati membri interessati e di comune accordo con gli stati membri “ospitanti” (quelli cioè in cui ha luogo o prende avvio un’operazione) al fine di semplificare e rendere più efficace l’applicazione delle misure della Ue relative alla gestione delle frontiere esterne.
In tali ipotesi, Frontex sollecita gli altri stati a rendere disponibili risorse tecniche e personali. Può inoltre decidere di mettere le proprie limitate attrezzature tecniche eventualmente possedute a disposizione degli stati membri che prendono parte alle operazioni. I funzionari distaccati operano sotto il comando e il controllo delle autorità del paese che “ospita” l’operazione. Frontex non svolge, dunque, compiti di polizia o di guardia di frontiera in modo autonomo.
Frontex limitata
I limiti di Frontex erano apparsi subito evidenti, al punto che, a pochi anni dalla sua creazione (con regolamento 2007/2004), si introduceva la possibilità per uno stato membro che si trovasse a far fronte a sollecitazioni urgenti ed eccezionali di richiedere all’Agenzia di inviare, per un periodo limitato, una o più squadre di intervento rapido alle frontiere ( così il regolamento 863/2007).
Le preoccupazioni circa la tutela dei diritti fondamentali nello svolgimento delle attività dell’Agenzia (possibili maltrattamenti, respingimenti illegittimi) hanno trovato riconoscimento nel più recente regolamento 1168/2011. Pur senza mutare l’impostazione che lascia il controllo delle frontiere agli stati membri, questo ha complessivamente rafforzato la capacità operativa dell’Agenzia, prevedendo anche la creazione di squadre europee di guardie di frontiera, formate da personale nazionale assegnato o distaccato dagli stati membri all’Agenzia. Attività da compiere nel pieno rispetto dei diritti fondamentali.
A prevalere, oggi, è comunque il quadro “prevenzione e controllo”cui sarebbero specificamente demandati compiti di controllo delle frontiere sotto il diretto comando di Frontex.
Eurosur
Il 10 ottobre, il Parlamento europeo ha adottatola proposta di regolamento che istituisce un sistema europeo di sorveglianza delle frontiere (Eurosur), applicabile dal 2 dicembre per la maggioranza degli stati, fra i quali l’Italia (per gli altri, la data è il 1° dicembre 2014).
L’obiettivo è rafforzare il controllo delle frontiere esterne, terrestri e marittime, della Ue, istituendo un meccanismo che permetta alle autorità nazionali preposte alla sorveglianza delle frontiere di condividere informazioni operative, di cooperare in modo più stretto fra loro, con Frontex e con vari altri organismi europei e internazionali.
Le frontiere esterne verranno suddivise in sezioni. A ognuna sarà attribuito un livello di impatto sulla base di un’analisi dei rischi e del numero di episodi-incidenti che vi si verificano. In funzione del livello di impatto, i centri nazionali di coordinamento e Frontex adotteranno contromisure per ridurre l’incidenza sulla sezione di frontiera in questione.
Le modifiche introdotte dal Parlamento europeo precisano meglio, rispetto alla proposta originaria della Commissione, gli obiettivi dell’Agenzia, al fine sia di prevenire, individuare e combattere l’immigrazione clandestina e la criminalità transfrontaliera, sia, soprattutto, di proteggere i diritti fondamentali, perché venga garantita la salvezza della vita dei migranti e di coloro che necessitano di protezione internazionale. Si vuole, in particolare, garantire il rispetto del principio di non refoulement e la tutela dei dati personali di coloro che chiedono la protezione, nei confronti dei paesi terzi di provenienza.
Solidarietà trascurata
Il controllo delle frontiere ha ancora carattere intergovernativo ovvero nazionale, malgrado le frontiere siano quelle dell’Ue. L’opposizione al cambiamento delle regole da parte di stati non di frontiera è ancora prevalente. Malmström ha proposto l’istituzione di una più ampia operazione coordinata da Frontex con l’obiettivo di controllare il Mediterraneo (da Cipro alla Spagna) e prevenire il ripetersi di incidenti. Tuttavia non ne ha precisato i tempi e le modalità.
Inoltre, i problemi posti dall’accoglienza e dalle relative procedure per chi chiede una forma di protezione internazionale, perché costretto a lasciare il proprio paese, richiedono interventi organizzativi ed economici importanti, non risolti dalle pur recenti (2013) nuove norme adottate (due direttive e un regolamento, c.d. Dublino III, in materia di protezione internazionale).
Infine, appare del tutto trascurato il rilevante principio introdotto dal Trattato di Lisbona: “il principio di solidarietà e di equa ripartizione della responsabilità tra gli Stati membri anche sul piano finanziario” che deve governare le politiche dell’Ue in materia (art. 80 Trattato funzionamento Ue). Quando e come risponderà l’Europa in termini di solidarietà con misure incisive ed effettive,?
Non lo domanda solo l’Italia, ma chiunque creda nel valore imprescindibile della tutela dei diritti fondamentali della persona.
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