Nodi irrisolti nel Mediterraneo dei migranti
Ferma nella difesa dell’intangibilità dei suoi confini marittimi, Malta impedisce l’ingresso nelle sue acque territoriali della nave Salamis, con a bordo 102 migranti. A nulla serve l’invito del commissario europeo agli affari interni Cecilia Malmstrom. Il 7 agosto, i migranti salvati nelle vicinanze della costa libica – tra cui donne e bambini- sbarcano quindi nel porto di Siracusa, dopo che l’Italia ne autorizza l’approdo per motivi umanitari.
Problemi insoluti
Il diniego maltese è stato mantenuto per l’asserita violazione da parte del mercantile dell’ordine di ritornare in Libia. Per La Valletta è una costante rifiutare l’accoglienza di migranti salvati nella sua zona di ricerca e soccorso, (Search and Rescue, Sar)
L’isola fatica a far fronte a un elevato flusso di arrivi via mare. In passato, la pretesa maltese di condurre a Lampedusa i migranti salvati nella propria zona Sar ha determinato grandi tensioni con l’Italia che ha dovuto dichiarare non agibile il locale centro di accoglienza.
In ballo però non c’è solo l’interpretazione di quale sia il “luogo sicuro” nel quale condurre persone salvate in mare. In applicazione della normativa dell’Organizzazione marittima internazionale, questo dovrebbe essere quello del Paese responsabile dell’area Sar.
Il problema è che Malta, nonostante le sue ridotte capacità, è irremovibile nel reclamare un’enorme zona Sar di 250 mila Km quadrati che, partendo a ridosso di Tunisia e Libia, arriva sin sotto Creta, inglobando persino le Isole Pelagie facenti parte della Sar italiana.
Approccio europeo
Nel ringraziare l’Italia per aver accolto i naufraghi, Malmstrom, ha auspicato che tutti i 28 membri dell’Unione europea, Ue, dessero il loro aiuto in casi del genere. L’Ue però non ha assegnato all’Agenzia Frontex il compito di coordinare l’attività di salvataggio dei migranti, limitandosi a regolamentare le operazione di intercettazione.
Nel 2013, il Parlamento europeo ha proposto un regolamento sulla sorveglianza delle frontiere esterne. Questo prevede che si possa ordinare a un’imbarcazione trasportante migranti di modificare la sua rotta o di passare sotto il controllo delle Autorità del Paese di presumibile provenienza.
Questo è il modus operandi seguito dalla Spagna che respinge i migranti diretti sul suo territorio verso il Senegal, Paese con cui vi è un accordo di riammissione. Ed è anche quello che Malta ha tentato di fare con la Salamis.
Peraltro la proposta di normativa europea è ritenuta non conforme al principio di non respingimento che essa stessa ha richiamato nella Decisione del Consiglio del 2010 sull’attività Frontex.
Abnegazione italiana
Anche l’Italia, durante il periodo di vigenza degli accordi con la Libia ha seguito questo modus operandi fino a quando, nel 2012, è stata condannata dalla Corte europea dei diritti dell’uomo proprio per la violazione del non respingimento (caso Hirsi).
Eppure, sin dall’insorgere dell’emergenza immigrazione, Roma ha sempre privilegiato il salvataggio dei migranti e il loro trasporto in Italia. Imponenti sono i numeri delle persone soccorse negli anni, con punte di 40 mila migranti durante la crisi libica.
Oltre ad avere una consolidata tradizione di abnegazione marinara e una regolamentazione dell’obbligo di soccorso, il nostro Paese è dotato di un’efficiente organizzazione Sar che fa capo al Corpo delle Capitanerie e che si avvale del concorso della Marina militare e della Guardia di finanza.
Roma conduce attività Sar lungo le rotte dei migranti, operando anche nella zona libica – dove manca un’Autorità responsabile – e in quella maltese sulla base di richieste caso per caso.
Sar mediterranea
Trafficanti e scafisti vanno contrastati e puniti, magari dando applicazione internazionale al Protocollo di Palermo del 2000. Ma vale la pena cercare di interdire il trasporto di migranti via mare in Mediterraneo?
Questo rappresenta una percentuale ridotta dell’immigrazione illegale che segue altre rotte, quali quelle provenienti da Turchia e Grecia, e comprende anche gli overstayers, persone entrate con visto di soggiorno o turistico che si trattengono illegalmente all’interno del Paese anche dopo la scadenza di tale titolo.
Ben venga un ripensamento di Malta sulle sue attuali posizioni sulla Sar, ma l’Italia potrà procedere anche da sola su una strada che è già tracciata. Forte della sua grande tradizione marittima, il nostro Paese può richiedere all’Europa di applicare i principi di rispetto dei diritti umani in mare, cercando di coinvolgere quei Paesi che sinora non si sono impegnati nel salvataggio dei migranti.
Un accordo sulla Sar mediterranea – c’è n’è già uno in Mar Nero- che coinvolga anche i Paesi del Nord Africa sarebbe il coronamento di un tale impegno che la visita a Lampedusa di Papa Francesco ha implicitamente riconosciuto.
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