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Rousseff tra populismo e buon governo

Luci e ombre del boom del Brasile

22 Apr 2013 - Carlo Cauti - Carlo Cauti

La presidente del Brasile (o “presidenta”, come ama farsi chiamare) Dilma Rousseff, sta attraversando un periodo di grande popolarità. Secondo un recente sondaggio della confederazione degli industriali e dell´istituto di statistica brasiliani, il primo capo dello Stato donna del gigante sudamericano ha raggiunto il record di approvazione del 79%, in crescita rispetto al precedente sondaggio del dicembre 2012, in cui si attestava al 78%.

Questo sondaggio elenca due interessanti dati da cui prendere spunto per comprendere l´attuale condizione politica, economica e sociale del Brasile. Il primo indica che l´aspetto per cui i brasiliani esprimono maggior soddisfazione è quello economico. Il secondo, invece, rivela che i più alti tassi di approvazione verso l’esecutivo sono concentrati nel nord-est del paese, la regione tradizionalmente più povera, dove tocca punte dell´85%.

Non tutto oro
La percezione del cittadino brasiliano dell´attuale momento economico è indubbiamente positiva. Dal 2011, primo anno di mandato della Rousseff, ad oggi, il reddito pro-capite è aumentato del 4,89% all´anno, mentre se si analizzano gli ultimi 10 anni – dall´elezione del presidente Luiz Inácio Lula da Silva, padrino politico della Rousseff – il reddito pro-capite è addirittura più che quadruplicato. Al contrario, il tasso di disoccupazione è crollato, passando dal 12,3% del 2003 al 5,5% nel 2012, e con previsioni del 3-4% nel 2013.

Il miglioramento delle condizioni di vita è un fenomeno presente in tutte le regioni del Brasile, ma ha visto i suoi effetti più imponenti nel nord-est. Gli abitanti di quelle aree sono passati dalla povertà estrema a condizioni di vita quantomeno accettabili, grazie anche agli incisivi programmi sociali lanciati dal governo Lula e potenziati dall´attuale amministrazione. Come, ad esempio, il “Bolsa Escola” o il “Bolsa Familia“, che hanno fornito risorse economiche a famiglie numerose i cui figli frequentano con regolarità le scuole primarie e secondarie, e il “Minha Casa Minha Vida“, un imponente piano di social housing, che ha tolto dalle favelas centinaia di migliaia di persone.

Infine, un´altra delle ragioni della grande popolarità della Rousseff è senza dubbio il suo carattere: duro, rigido e poco avvezzo a tollerare casi di corruzione e malgoverno, veri e propri flagelli della politica brasiliana.

All´inizio del suo mandato la Rousseff aveva annunciato che “non avrebbe accettato malversazioni”, e in poco più di un anno di governo ha sostituito ben sette ministri, accusati o sospettati a vario titolo di corruzione e di altri crimini, guadagnando un grande prestigio personale.

Rovescio della medaglia
Questo stato di apparente grazia cela tuttavia numerosi risvolti problematici.

Innanzitutto, analizzando i dati macroeconomici, balza agli occhi che la crescita di reddito pro-capite e dell´occupazione è nettamente superiore all´aumento complessivo del Pil, che dal 7,5% di crescita del 2010 è passato ad un 2,73% nel 2011 e un delundente 0,9% nel 2012.

Se ne deduce che i posti di lavoro creati sono a bassa produttività e quindi poco competitivi a livello internazionale. Il contemporaneo aumento del reddito pro-capite, invece, è spiegabile con gli elevati dazi doganali e le forti restrizioni all´ingresso di merci e lavoratori, che rendono il mercato interno altamente protetto.

Una situazione evidente analizzando i settori economici che nell´ultimo periodo sono maggiormente cresciuti, come l´edilizia, l´agricoltura o l´estrazione mineraria. Tutti settori ad alta intensitá di manodopera, bassa concorrenza e ad elevata protezione governativa. Nel caso della produzione di materie prime, vi è anche il vantaggio di una domanda robusta e pressoché costante da parte di mercati esterni, soprattutto la Cina.

I dati della produzione industriale, inoltre, non sono affatto confortanti. Il 2012 aveva chiuso con una riduzione del 2,7% e lo scorso febbraio è stata registrata un´ulteriore contrazione del 2,5%. Anche gli investimenti segnano lo stesso trend, con tassi negativi di oltre il 2%. Infine l´inflazione, calcolata ufficialmente intorno al 5-6%, ma che sta arrivando a toccare in alcuni settori, come nei beni alimentari, incrementi di prezzi del 10-12%.

Il governo, memore del periodo di iperinflazione degli anni ´80, è tradizionalmente molto sensibile all´aumento dei prezzi. Le misure che ha deciso di adottare questa volta, peró, appaiono poco lungimiranti e con sospetti risvolti di natura elettorale. Non affrontando seriamente le reali ragioni dell´aumento dei prezzi delle derrate alimentari, il governo si è limitato a esenzioni fiscali, concentrate peraltro sui prodotti consumati dalle fasce meno abbienti della popolazione.

Infine, le politiche sociali che hanno permesso il miglioramento delle condizioni di vita generali della popolazione hanno un rilevante costo economico, che ha fatto lievitare la spesa pubblica ad oltre il 21,5% del Pil. Conseguentemente, è cresciuto anche il prelievo fiscale, arrivato al 36%, un livello superiore a quello di molti paesi Ocse.

Le politiche sociali hanno un ulteriore costo, di natura politica, meno visibile ma più pericoloso: la dipendenza della popolazione dai sussidi pubblici porta ad una sorta di “inquinamento” delle scelte democratiche e ad un rischio di derive populiste. Ed infatti il povero nord-est è diventato il tradizionale bacino elettorale del partito della Rousseff, il Partito dei lavoratori (Pt), che già punta alle elezioni del 2014.

Futuro radioso?
La popolarità di Dilma Rousseff è il risultato di un effettivo miglioramento delle condizioni di vita della popolazione. Tuttavia esistono numerose criticità provocate dal governo o non affrontate adeguatamente che potrebbero minare la crescita di medio-lungo periodo del Brasile, provocando scompensi economici e ripercussioni sociali.

Se il Brasile non riuscirà a posizionarsi in futuro su un modello di sviluppo più competitivo a livello internazionale, a ridurre l´azione dello stato e a risolvere i problemi strutturali che attanagliano la sua economia – come la carenza di infrastrutture e la scarsa formazione del capitale umano – difficilmente riuscirá a mantenere una crescita sana, robusta e continua.

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