IAI
Shale gas e strategia nazionale

L’energia della Cina profonda

3 Apr 2013 - Marco Degli Innocenti - Marco Degli Innocenti

La principale sfida che attende la nuova leadership cinese è di conciliare la crescita economica con il ribilanciamento del modello di sviluppo. Il processo di urbanizzazione e industrializzazione delle regioni interne, necessario a perseguire tale obiettivo, influenza anche la politica energetica incentivando lo sfruttamento delle risorse presenti nell’entroterra come lo shale gas.

Gas della provincia
Il boom economico cinese degli ultimi venti anni ha innescato un aumento della domanda energetica che non accenna a fermarsi, cui le autorità fanno fronte accrescendo gli approvvigionamenti.

In ambito di gas naturale, in particolare, la crescita delle importazioni dall’estero via gasdotto e via nave (Gnl, gas naturale liquefatto) è accompagnata dallo sviluppo della produzione domestica, che punta alle vaste risorse stimate di gas non convenzionale (unconventional) o di scisto (shale gas), presenti nel sottosuolo, soprattutto nelle regioni interne del paese, estratto attraverso le moderne tecniche della fratturazione idraulica.

Le compagnie petrolifere nazionali (National oil company, Noc) cinesi, anche grazie alla collaborazione con alcune compagnie occidentali, stanno acquisendo crescenti capacità operative in ambito unconventional, ma lo sviluppo del settore è frenato dagli alti costi di avvio e gestione dei progetti. Per questo, nei prossimi mesi il governo valuterà se promuovere una graduale revisione dei prezzi al consumo per incentivare gli investimenti in esplorazione e produzione (upstream).

Questo approccio risulta in linea con la strategia energetica delineata dal Piano quinquennale 2011-2015, che individua nel gas non convenzionale un elemento fondamentale per limitare la dipendenza dalle importazioni (31 miliardi di metri cubi nel 2011 con crescita esponenziale nei prossimi anni) e adottare un mix energetico in grado di diminuire le emissioni di anidride carbonica (il gas naturale, considerata una risorsa “pulita”, attualmente conta solo per il 5%).

Tali risorse sono importanti anche per sostenere lo sviluppo delle province dell’entroterra, uno degli obiettivi centrali della nuova leadership. Il loro sfruttamento, infatti, garantirebbe parte della nuova domanda locale di energia, fornendo contemporaneamente ai governi provinciali proventi (revenues) utili a sostenere i costi legati all’aumento della popolazione urbana, all’attrazione delle industrie e all’offerta di servizi.

Nuove frontiere
Il Piano quinquennale 2011-2015 delinea un progetto di trasformazione dell’economia volto a garantire maggiore sostenibilità al sistema cinese, privilegiando la qualità dello sviluppo sulla quantità della crescita. Buona parte del piano ruota attorno al “recupero” delle regioni interne, fino ad oggi escluse dal circuito produttivo e commerciale, che ha convertito le aree costiere in uno degli snodi centrali dell’economia mondiale.

Per spezzare questa dicotomia, la nuova leadership intende coinvolgere la popolazione dell’entroterra, ancora dedita in maggioranza all’agricoltura, in un vasto processo di urbanizzazione e industrializzazione.

L’espansione delle città, con l’accentramento di risorse e capitale umano, si ripercuote positivamente su tutti gli aspetti del mercato: consente produzioni più sofisticate e sviluppo del terziario; aumenta la domanda di abitazioni, beni di natura durevole e servizi; favorisce la crescita di salari, produttività e base tributaria. Anche rispetto al fronte esterno, la disponibilità di nuova manodopera a basso costo rilancerebbe la competitività cinese nei confronti delle altre economie emergenti della regione.

Fino ad oggi, però, il processo di urbanizzazione ha generato grande sviluppo infrastrutturale ma scarsa integrazione sociale. Il nuovo corso politico è quindi interessato a correggere gli squilibri attuali attraverso provvedimenti che premino l’equità (diritti dei migranti), l’efficienza (allocazione dei finanziamenti alle autorità locali) e la sostenibilità (urbana e ambientale).

Integrazione sociale
I principali interventi riguardano lo status di cittadinanza, che divide i cinesi in “agricoltori” e “residenti urbani” (hukou). Storicamente, tale distinzione è stata utilizzata per gestire i flussi migratori di una popolazione numerosa e distribuita su un vasto territorio. Attualmente, tuttavia, le distorsioni create sotto il profilo socioeconomico superano i benefici assicurati al Governo in termini di pianificazione e controllo.

La maggior parte dei 250-300 milioni di lavoratori emigrati negli ultimi venti anni dalle province interne verso le città costiere ha mantenuto lo status di agricoltore e, pertanto, non gode dei diritti e dei servizi previsti per i residenti, come l’accesso al sistema sanitario, la possibilità di garantire l’istruzione dei figli e il diritto di detenere proprietà immobiliari.

Dal punto di vista sociale, ciò aumenta le disuguaglianze e il rischio di disordini e proteste, non solo da parte di coloro che subiscono la discriminazione, ma anche dei residenti urbani che vedono i nuovi arrivati come una minaccia al loro benessere. Dal punto di vista economico, la distinzione tra i due status di cittadinanza ostacola la trasformazione dei migranti in cittadini-consumatori, rallentando la crescita della domanda interna, fondamentale per svincolare il paese dalla dipendenza dalle esportazioni.

Al fine di superare queste problematiche, le autorità potrebbero modificare la registrazione di cittadinanza per garantire maggiore integrazione e libertà di spostamento, e riformare il sistema di finanziamento degli enti locali, che premia i centri urbani più grandi e popolosi a discapito di quelli di fascia inferiore. <br<
La Cina dovrebbe raggiungere il miliardo di residenti urbani entro il 2030. Un primo esempio concreto di come le autorità gestiranno questo fenomeno è rappresentato dalla creazione, a inizio 2013, della Zona economica della pianura centrale (o di Zhongyuan).

Il suo sviluppo da qui al 2020 coinvolgerà 180 milioni di abitanti e 30 città minori dislocate nelle province interne di Henan, Hebei, Shanxi, Anhui, e Shandong, con l’ambizione di garantire equilibrio tra urbanizzazione, industrializzazione, ammodernamento agricolo e tutele sociali e ambientali.

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