Il ritorno del nucleare
La paura della “bomba”, che con la fine della guerra fredda sembrava scomparsa dal nostro orizzonte emotivo, torna a turbarci in un crescendo di notizie inquietanti. Un alto diplomatico europeo nota che non esistono una proliferazione buona ed una cattiva: la proliferazione è un male in sé, solo la denuclearizzazione rende il mondo più sicuro.
Bilancio deludente
A Ginevra, dal 22 aprile 2013, si riunisce la PrepCom Tnp, ovvero la sessione preparatoria della Conferenza di revisione del Trattato di non proliferazione nucleare (Tnp) prevista nel 2015. L’appuntamento di fine mese ha cadenza annuale e serve a “fare il tagliando” al Trattato.
La 2012 a Vienna può essere considerata una tappa di passaggio, il riferimento alto va a quella del 2010 che fece registrare alcune novità significative, fra cui la decisione di convocare per il 2012 la Conferenza sulla creazione in Medio Oriente di una zona priva di armi di distruzione di massa (in breve: la Zona).
Il Piano d’azione Tnp del 2010 si articolava in tre pilastri per un totale di 64 azioni. I tre pilastri riguardavano il disarmo nucleare, la non proliferazione nucleare, gli usi pacifici dell’energia nucleare.
A distanza di tre anni il bilancio da trarre è in chiaroscuro specie per il primo pilastro. Alcuni punti sono molto specifici, come l’entrata in vigore del Comprehensive Nuclear Test Ban Treaty (Ctbt) e l’avvio dei negoziati in seno alla Conferenza disarmo del Trattato per bandire la produzione di materiale fissile (Fmct). Altri punti sono alquanto vaghi come quello di procedere verso una riduzione degli arsenali di tutti i tipi di armi nucleari.
I cinque stati nucleari (Nws) possono annunciare progressi nella riduzione degli stock ma mancando un preciso benchmark, è difficile valutare la portata del loro impegno. Nel 2014 un rapporto dovrebbe fare chiarezza su questo aspetto.
Le intese bilaterali fra Russia e Stati Uniti, nel quadro del New Strategic Arms Reduction Treaty, lasciano sperare in future evoluzioni. Nello stesso senso vanno la dichiarazione britannica di riduzioni unilaterali e l’annuncio del presidente Obama, all’avvio del secondo mandato, di essere interessato ad ulteriori trattative con la Russia al fine di ulteriori riduzioni.
Incertezze
A fronte di ciò, gli NWS hanno piani di ammodernamento degli arsenali e dei sistemi di lancio. Un commentatore come Acheson ritiene che “più piccoli ma ancora potenzialmente devastanti, gli arsenali nucleari siano stati normalizzati, e sono parte integrante dell’architettura politica ed economica del sistema globale per come è oggi”.
Un altro analista (B. Blair) stima che “tutti i possessori di armi nuclear spenderanno nel prossimo decennio circa un trilione di dollari in dispositive nucleari”. I rapporti sulla consistenza degli arsenali soffrono di imprecisioni e lacune, e proprio per questo la Npdi (Non-Proliferation and Disarmament Initiative) spinge per migliorali.
Ventitre azioni del Piano trattano della non proliferazione nucleare e, a oggi, registrano risultati ancora incompleti. Crescono le preoccupazioni circa i casi di non adempimento da parte di Nord Corea, Iran, Siria. L’Aiea nota che Siria, Iran, Nord Corea non adempiono a certi obblighi, malgrado un certo grado d’incertezza circondi l’interpretazione degli obblighi da adempiere.
Diciotto azioni riguardano gli usi pacifici dell’energia nucleare. L’incidente alla centrale di Fukushima è evocato come monito all’uso sapiente e prudente dell’energia nucleare. Dopo di allora il nucleare civile ha continuato a crescere sia pure a ritmo inferiore e oggi 30 paesi hanno impianti di quel tipo.
Resta il fatto che il 90% del materiale fissile è a scopo militare. C’è da sperare l’improbabile: che la Convention on Nuclear Safety (Cns) conosca adesioni universali entro la Conferenza Tnp 2015.
Araba Fenice
La decisione del 2010 di convocare, nel 2012, la Conferenza istitutiva della Zona priva di armi di distruzione di massa è andata visibilmente inevasa, generando una scia di critiche presso alcuni attori regionali.
Nel novembre 2012 l’Unione europea tentò di rianimare il dibattito sulla Zona, ospitando a Bruxelles un seminario di accademici e diplomatici. Ma il 27 novembre 2012, apparentemente in assenza di consultazioni preventive con Regno Unito e Russia, il Dipartimento di Stato Usa annunciò che la Conferenza, non potendosi tenere in dicembre come preventivato, sarebbe stata convocata “appena possibile”, e che comunque i motivi del rinvio non erano legati al calendario quanto a fattori prettamente politici.
Regno Unito e Russia, gli altri sponsor della risoluzione 1995 sulla Zona, rilasciarono subito dopo dichiarazioni a favore di una Conferenza da tenere nel 2013. Nel marzo 2013, al seminario in Francia che tradizionalmente precede la PrepCom Tnp, il tema della Conferenza sulla Zona è stato oggetto di commenti del fronte arabo. La Lega Araba si è detta frustrata a causa del rinvio, che essa imputa al tentativo americano di coprire le indecisioni d’Israele. Il sentimento è tale che potrebbe pregiudicare – sostengono gli egiziani – l’andamento della PrepCom di Ginevra e lo stesso valore del Tnp.
Israele, che non è parte contraente del Tnp, ha sempre tenuto a distinguere la Conferenza sulla Zona dal Tnp, ad evitare che la partecipazione alla prima implicasse la sottoscrizione del secondo.
La Lega Araba auspica che la PrepCom di Ginevra discuta della Conferenza e decida di convocarla al più presto: un’importante misura di confidence building in una regione che ha necessità di ritrovare il bandolo del confronto diplomatico in quadro multilaterale.
L’Iran, che al seminario di Bruxelles aveva annunciato l’intenzione di partecipare alla Conferenza se questa si fosse tenuta a dicembre, condivide sostanzialmente il punto di vista arabo. Di suo pone l’accento sul double standard di cui Teheran soffrirebbe da parte della comunità internazionale: sanzioni ai limiti della tollerabilità per alcuni, estrema tolleranza per altri.
Alla Finlandia, nel 2010, fu affidato il compito di facilitatore della Conferenza. Helsinki è cautamente ottimista sulla possibilità di tenerla nell’anno ed è sempre pronta dal punto di vista logistico e politico.
Il G8 2013 targato UK offre il viatico al facilitatore, ponendo a sua disposizione “tutte le energie necessarie per la preparazione e organizzazione della Conferenza nei tempi più rapidi possibili”.
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