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Costituzione

Obama nel nuovo Egitto

7 Nov 2012 - Azzurra Meringolo - Azzurra Meringolo

Dilemma sui sussidi e sostegno alla transizione democratica. Queste le questioni sulle quali si sono concentrati i cittadini egiziani che hanno osservato la corsa alla Casa Bianca. In parte rassegnati per la mancanza di cambiamenti significativi all’interno del loro paese, sono stati sempre di più quanti hanno guardato il voto negli Stati Uniti senza particolari aspettative.

Complimentandosi per la vittoria di Obama, il presidente egiziano Mohammed Morsi si è detto sicuro che le relazioni tra i due paesi si rafforzeranno e che questo aiuterà entrambi i paesi a realizzare obiettivi comuni come pace e giustizia. Sulla stessa linea l’ambasciatrice statunitense al Cairo, Anne Patterson, che ha spiegato che la conferma di Obama non può che avere un impatto positivo sulle relazioni bilaterali.

Revisioni
Se nei palazzi alti l’entusiasmo è alle spalle, i cittadini egiziani sono più cauti. Da un lato la maggior parte di loro è delusa nel vedere che gli aiuti americani continuano a gonfiare le tasche dei militari. Dall’altra, considerata anche la crisi economica che attanaglia il paese, esercito e governo chiedono che Obama sblocchi quei sussidi che non arrivano al Cairo da quando, lo scorso settembre, è stata presa d’assalto l’ambasciata americana.

Quando dall’economia si passa alla politica estera, la percezione diffusa alla vigilia del voto era che chiunque fosse salito alla Casa Bianca non avrebbe cambiato lo storico atteggiamento Usa nei confronti dell’Egitto, del conflitto israelo-palestinese e della politica regionale.

Affamati di cambiamenti e scettici riguardo alle prospettive statunitensi, gli egiziani si preoccupano piuttosto della transizione in corso all’interno del loro paese. A far discutere è soprattutto la nuova Costituzione. Nonostante il complesso processo di stesura del testo, il dibattito è molto articolato. Quelli che sembravano dettagli e tecnicismi riservati ai legislatori sono diventati argomenti trattati da chiunque si interessi al processo politico.

Il primo interrogativo è quello sulla legittimità della Costituente. Il 23 ottobre, l’Alto Tribunale Amministrativo del Cairo che doveva pronunciarsi su tale argomento ha trasmesso il fascicolo all’Alta Corte Costituzionale, rinviando così ulteriormente ogni sentenza in merito alla questione. Quella che continua a lavorare sul testo è la seconda Commissione, formatasi dopo le elezioni. La prima, dominata dai delegati dei partiti islamici, è stata sciolta nell’aprile scorso per decisione della magistratura dopo il boicottaggio deciso da numerose formazioni laiche e liberali.

Anche la nuova Costituente però non è esente da critiche. Molti l’accusano si scarsa trasparenza (i lavori si sono spesso svolti all’interno di commissioni dove le decisioni sono state prese per consenso) e altri la giudicano ancora sotto il controllo dei Fratelli Musulmani e degli islamisti salafiti più radicali del partito Al- Nour.

Legge islamica
Una delle questione più discusse è quella relativa all’articolo 2 che riguarda il ruolo della sharia, la legge islamica, nel processo legislativo. Oltre a dichiarare che l’Islam è la religione di stato e l’arabo la lingua ufficiale, nel vecchio testo del 1971 i principi della sharia erano considerati la fonte principale della legge. Nella bozza della nuova Costituzione non sembrano esserci variazioni al riguardo.

Tale continuità non piace però ai salafiti che ritengono che questo giro di parole non condizioni di fatto i legislatori. Anche per questo trenta gruppi salafiti hanno deciso di organizzare il 2 novembre una marcia a sostegno della sharia, definendo “apostata e peccatore” chiunque approvi la bozza in circolazione. Interessante è anche l’art. 221 che precisa che i principi della sharia menzionati sono propri dell’interpretazione sunnita. Così facendo, l’Egitto ha affermato ufficialmente il suo approccio all’Islam sunnita.

Altra questione che ha creato un certo dibattito è quella relativa alla parità di genere. L’articolo 68, infatti, ribadisce l’eguaglianza tra uomo e donna nelle diverse sfere politica, culturale, economica e sociale, sottolineando però che non vi devono essere conflitti con le disposizioni della legge islamica. Quest’ultima precisazione non piace a molte donne e ad organizzazioni che si occupano della difesa dei lori diritti.

Il mese scorso, il Consiglio Nazionale delle Donne ha organizzato una conferenza per dichiarare ufficialmente il rifiuto della bozza, accusando i membri della Costituente di avere un approccio discriminante. Nonostante le manifestazioni di strada attraverso le quali numerose donne hanno chiesto il cambiamento di questo articolo, tale eventualità resta improbabile.

Divisione dei poteri
Infine, a far discutere è il tema della libertà religiosa. Anche se questa è garantita dall’articolo 37 che fa rifermento all’Islam, il Giudaismo e il Cristianesimo, a preoccupare è la realizzazione pratica di questo articolo che rimanda alla costruzione dei luoghi di culto. È soprattutto questo, infatti, il punto che alimenta lo scontro settario.

Oltre che dalla stesura e dalla sua approvazione, il futuro dell’intero testo dipenderà soprattutto dalla sua attuazione. L’impatto più importante sarà infatti quello sulla relazione dei diversi poteri, legislativo, esecutivo e giudiziario. Fino ad ora le clausole costituzionali che ne determinano la separazione non sono state al centro di controversie, ma non sono ancora chiari i poteri che spetteranno a ciascuna istituzione.

Osservando la bozza attuale sembra che i costituenti siano intenzionati a voler fare dell’Egitto una repubblica semi-presidenziale, lasciando al parlamento il compito di sorvegliare sull’intero sistema.

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