IAI
Non proliferazione

Disarmo: due passi avanti e uno indietro

20 Giu 2012 - Carlo Trezza - Carlo Trezza

Dopo un anno di pausa si è riaperta la stagione del disarmo ed è ripreso il lavoro multilaterale. Si sono succeduti in poche settimane il vertice sulla sicurezza nucleare di Seoul, la prima riunione preparatoria del processo di riesame del Trattato di non proliferazione nucleare (Tnp), il vertice G8 di Camp David, il vertice Nato di Chicago. I risultati meritano di essere commentati.

Opzione zero
L’incontro sulla sicurezza nucleare tenutosi nella capitale coreana nel marzo scorso si inseriva nel quadro della strategia di rilancio del disarmo e della sicurezza nucleare promosso dal presidente Obama nel suo discorso di Praga nel 2009. La messa in sicurezza del materiale fissile sparso per il mondo e la sua conversione (“down blending”) a scopi solo civili, hanno un’indubbia valenza sotto il profilo della non-proliferazione.

Si tratta di un processo di lungo respiro che dovrà proseguire negli anni. Il prossimo appuntamento è previsto per il 2014 nei Paesi Bassi. L’esercizio rischia però di rivelarsi futile se non si riuscirà anche di interrompere (“cut off”) la produzione dello stesso materiale destinato a scopi militari. I cinque paesi nucleari riconosciuti dal Tnp si dichiarano disposti a tale rinuncia.

La prima sessione preparatoria del Tnp, tenutasi a Vienna ai primi di maggio doveva essere di natura procedurale. Ma si sono affrontati anche temi di sostanza. Si è rafforzata l’attenzione sulle implicazioni umanitarie dell’impiego delle armi nucleari, un tema sinora rimasto nell’ombra a causa della contrarietà delle principali potenze nucleari. Sulla legittimità dell’uso dell’arma atomica si era espressa nel 1996, con un parere pilatesco, la Corte Internazionale di Giustizia.

Va riemergendo ora nel Tnp la preoccupazione per le “conseguenze catastrofiche” dell’impiego dell’arma atomica e della sua incompatibilità con le norme umanitarie che prevedono la salvaguardia delle popolazioni civili e la proporzionalità tra i mezzi impiegati e gli obiettivi perseguiti nelle operazioni militari. Vari paesi, tra cui alcuni membri della Nato e dell’Unione europea, hanno deciso di cavalcare questa tigre.

Tigri di carta
Si rafforza nelquadro della non-proliferazione poi l’importanza prioritaria che i paesi occidentali ed i non allineati attribuiscono rispettivamente: 1) al citato ”cut off” della produzione di materiale fissile; 2) all’introduzione di norme che garantiscano ai paesi che hanno rinunciato all’arma nucleare di non essere attaccati con tale tipo di armamento, le cosiddette”garanzie negative di sicurezza”. In passato l’Italia aveva attivamente sostenuto tale abbinamento. Rimane ancora nel limbo la progettata conferenza su una zona priva di armi di distruzione di massa in Medio Oriente che, sulla carta, dovrebbe aver luogo nel corso di quest’anno.

A differenza dagli anni passati, le questioni del disarmo/non-proliferazione non hanno fatto l’oggetto di una specifica dichiarazione dei leader G8 riunitisi a Camp David. Essi si sono limitati a affrontare le crisi nucleari dell’Iran e della Corea del Nord e a ribadire un generico sostegno al disarmo e non proliferazione. Una dichiarazione più approfondita su tali temi è stata relegata ad un documento convenuto “a latere” a livello esperti. Peccato!

Tra i temi approvati, figura per la prima volta, il Codice di Condotta sulle attività spaziali promosso dall’Unione europea a seguito di un’iniziativa italiana del 2007. Tale progetto, osteggiato a suo tempo dall’amministrazione Bush è valutato invece con interesse dall’attuale amministrazione americana. Esso mira ad impedire che anche lo spazio extra atmosferico si trasformi in teatro bellico.

Non uso
I temi che hanno dominato il Vertice Nato di Chicago sono stati il ritiro dall’Afghanistan e l’impatto della crisi economico-finanziaria sulle spese militari. Ciò ha lasciato poco spazio alle tematiche del disarmo e della non-proliferazione che pure avevano creato molte aspettative. Nel riesaminare la posizione della Nato sulla difesa e la deterrenza, gli alleati sono rimasti prudenti. Nessuna evoluzione sul fronte della riduzione delle residue armi nucleari tattiche americane dislocate in Europa:ci si è limitati ad evocare l’esigenza di “creare le condizioni” per ulteriori riduzioni.

Nonostante i vari appelli, la prospettiva di un gesto unilaterale perde terreno. Si rafforza invece il ruolo della difesa antimissilistica quale pilastro, assieme alla deterrenza nucleare e convenzionale, della strategia difensiva dell’Alleanza.

Per la prima volta è però entrato nel linguaggio della Nato il concetto del non uso dell’arma atomica contro i paesi che hanno rinunciato a tale tipo di armamento. Il tenore della dichiarazione sulle “garanzie negative” rimane assai inferiore agli impegni che le cinque potenze nucleari hanno già assunto nell’ambito del Tnp.

Soprattutto è meno incisivo rispetto alle garanzie che gli Stati Uniti hanno dato nel 2010 ai paesi che ottemperano al Tnp. Né si registra un avvicinamento al concetto che scopo fondamentale dell’arma nucleare è la sola deterrenza (“sole purpose”).Occorrerà continuare a lavorare affinché il resto dell’Alleanza si avvicini almeno alla posizione di apertura dell’”azionista di maggioranza” della Nato.

Credibilità
Non si può parlare di reali progressi negli incontri citati. Il loro pregio principale è che i temi del disarmo e della non-proliferazione siano stati portati all’attenzione dei massimi dirigenti mondiali. Dall’ostruzionismo dell’amministrazione Bush si è passati, negli ultimi anni, alle aperture del presidente Obama.

Nulla di simile è avvenuto a Mosca, dove l’altalena Putin/Medvedev/Putin conduce, almeno in questo campo, all’immobilismo. La Cina esita ad assumere la leadership acquisita su altri fronti. Dovrebbe quanto meno procedere autonomamente, senza aspettare gli Stati Uniti, alla ratifica del trattato che proibisce gli esperimenti nucleari.

Rimane comunque sempre meno credibile sostenere da un lato che l’arma atomica è indispensabile per la propria sicurezza e dall’altro predicare l’astinenza nucleare al resto del mondo.

.