Seoul rilancia la sicurezza nucleare
il 26 e 27 marzo si è svolto a Seoul, in Corea del Sud, il vertice sulla sicurezza nucleare alla presenza di 53 capi di stato e di governo dei paesi maggiormente impegnati in questo campo. Pur avendo recentemente voltato le spalle all’energia nucleare per la seconda volta, l’Italia era rappresentata dal presidente del Consiglio. Quello di Seoul è stato il primo di una serie di appuntamenti che, dopo un anno di pausa, segnano la ripresa della cooperazione internazionale in campo nucleare.
Opzione zero
Per comprenderne appieno il significato, occorre rifarsi all’ormai storico discorso di Praga del presidente Usa Barack Obama del 2009, con il quale lanciò l’ambizioso programma di disarmo e cooperazione volto a creare un mondo “privo di armi nucleari”. Tra gli elementi salienti del programma americano figurava un piano per rafforzare la sicurezza dei materiali nucleari onde impedire che gruppi terroristici – i cosiddetti “attori non statuali”- si potessero impossessare dell’arma nucleare.
Anche se episodi di tale genere non si sono sinora verificati, nessuno dubita della necessità di sventare preventivamente questa possibile minaccia. Frequenti sono stati invece i casi di proliferazione clandestina da parte di “attori statuali”. Non si può dimenticare che A.Q. Kahn, padre del programma nucleare pakistano, ordì, a partire dagli anni settanta, una rete di traffici clandestini rivelatisi determinanti per lo sviluppo del programma nucleare sia del suo paese che di quelli della Corea del Nord, Iran, Iraq e Libia.
Per realizzare il suo progetto Obama riunì nel 2010, in un primo incontro a Washington, i leader di 43 paesi per approvare un “Piano di lavoro” che costituisce il principale termine di riferimento cui si ispira ora questa iniziativa. Si tratta dell’applicazione concreta di norme internazionali sulla soppressione del terrorismo nucleare, della protezione fisica del materiale fissile, del contrasto ai traffici clandestini, della diffusione di un’indispensabile cultura della sicurezza nucleare.
L’obiettivo concreto è soprattutto la messa in sicurezza, nel giro di quattro anni, del materiale nucleare (principalmente uranio altamente arricchito e plutonio) disseminato negli ultimi decenni principalmente per alimentare piccoli reattori di ricerca. La poderosa azione americana di recupero, sviluppata in collaborazione con la Russia, ha già dato buoni risultati. Ma non sono mancate le difficoltà: si ricorderà il rifiuto della Bielorussia di disfarsi del materiale fissile in suo possesso come riportato su AffarInternazionali del 6 settembre 2011.
Valore aggiunto
Trattandosi di un progetto di ampio respiro, non si poteva pensare che l’iniziativa lanciata a Washington si potesse esaurire con un solo incontro. Il vertice ora celebrato nella capitale coreana ne è stato il logico proseguimento. A Seoul si è posto l’accento sulla necessità di minimizzare l’uso dell’uranio altamente arricchito e del plutonio, ingredienti essenziali per costruire la bomba atomica, nelle applicazioni civili dell’energia nucleare. In concomitanza con il primo anniversario della catastrofe di Fukushima – e a poche centinaia di chilometri dal luogo dell’evento- non si poteva non affrontare la necessità di rafforzare la connessione tra i concetti di security e safety in campo nucleare.
Coinvolgere i massimi dirigenti mondiali su una materia sinora appannaggio di ermetici “iniziati” e riunire attorno allo stesso tavolo paesi che sul nucleare mantengono posizioni divergenti, costituisce il principale valore aggiunto dell’iniziativa. Sia a Washington che a Seoul il gruppo era infatti assai eterogeneo. Le potenze nucleari riconosciute dal Trattato di non proliferazione (Tnp) sedevano assieme a paesi che all’arma nucleare hanno rinunciato. Paesi “allineati”, come i membri della Nato, si trovavano accanto ai “non allineati”.
Particolarmente significativa la presenza dell’India, Pakistan e Israele che non sono possessori legittimi dell’arma nucleare ai sensi del Tnp: un probabile segno che alcuni assiomi del Tnp si vanno affievolendo. Assenti invece l’Iran e la Corea del Nord perché non in ottemperanza con recenti risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell’Onu.
La questione nucleare nord-coreana non figurava nell’ agenda né è stata menzionata nel documento conclusivo. È stata tuttavia affrontata nei numerosi incontri bilaterali ai margini dell’incontro. La presenza di Pyongyang si è comunque fatta sentire attraverso l’annuncio, in concomitanza con la celebrazione del vertice, di un imminente lancio satellitare nord- coreano interpretato da Seoul e Tokyo come una minaccia.
Corea all’avanguardia
La Repubblica di Corea, dopo aver ospitato il Vertice G20 nel 2010, si conferma come un attore internazionale di primo piano, capace non soltanto di organizzare eventi al massimo livello ma anche di incidere, con crescente autorità, su temi di portata mondiale quale quello della diffusione delle armi di distruzione di massa. Non è da tutti assumersi tali responsabilità. Giocano a favore di questo nuovo protagonista il suo forte coinvolgimento nel campo dell’energia nucleare. Con ventuno centrali nucleari in funzione e sette in costruzione, la Corea del Sud è ormai ai primissimi posti in fatto di potenza installata. Una premessa essenziale per il formidabile sviluppo del potenziale industriale raggiunto dal paese. Il prossimo vertice sulla sicurezza nucleare si terrà nei Paesi Bassi nel 2014.