IAI
Democrazia nell’Ue

I cittadini europei prendono l’Iniziativa

23 Apr 2012 - Flavio Brugnoli - Flavio Brugnoli

Una delle novità più interessanti introdotte dal Trattato di Lisbona ha mosso i primi passi: il primo aprile ha preso il via l’Iniziativa dei cittadini europei (Ice). Forti sono le aspettative che essa ha innescato e molti gli attori che si sono messi in moto per lanciarne una.

Già contenuta nella Costituzione europea del 2004 che fu bocciata dai referendum francese e olandese, l’Ice consente a un milione di cittadini europei, di almeno sette Stati membri, di “prendere l’iniziativa d’invitare la Commissione europea, nell’ambito delle sue attribuzioni, a presentare una proposta appropriata su materie in merito alle quali tali cittadini ritengono necessario un atto giuridico dell’Unione ai fini dell’attuazione dei trattati” (art. 11.4 del Trattato sull’Ue).

Le “regole del gioco” sono state fissate dal regolamento Ue adottato il 16 febbraio 2011, che ha anche indicato nel primo aprile 2012 la data di avvio delle procedure per il lancio di un’Ice.

Limiti e potenzialità
Ogni Ice dovrà essere promossa da un comitato di cittadini composto da (almeno) sette persone residenti in (almeno) sette paesi diversi dell’Unione. La raccolta delle “dichiarazioni di sostegno” (ovvero delle firme) potrà avvenire in forma cartacea e/o on line, con un numero minimo di firme per ciascun paese coinvolto, e dovrà essere completata entro dodici mesi dal lancio della “Iniziativa”.

L’obiettivo di un’Ice può essere soltanto quello di chiedere alla Commissione europea di agire nell’ambito delle politiche di sua competenza, definite dai Trattati vigenti. Essa può essere dunque utilizzata solo per sollecitare specifiche proposte legislative, non per appelli generici a una cambiamento delle politiche dell’Unione.

La Commissione europea interverrà in due fasi: esaminerà le richieste di Ice ed entro due mesi verificherà che non siano al di fuori delle sue competenze o in contrasto con i principi dell’Unione. In caso di successo nella raccolta di firme, la Commissione formulerà, entro tre mesi, una risposta ufficiale, che potrà prevedere la decisione di non intraprendere alcuna azione, di compiere ulteriori approfondimenti o di avviare la procedura legislativa. La Commissione ha attivato un sito ad hoc per l’Ice.

Quale sarà, tuttavia, l’impatto di questo nuovo strumento sulla costruzione di uno spazio pubblico europeo? E quale ruolo potrà giocare l’Ice rispetto all’attuale agenda politico-istituzionale europea?

Spazio pubblico europeo
Chi avvia un’Ice si propone di invitare l’Unione europea, attraverso la Commissione, a “fare”, o a “non fare”, o a “fare diversamente”: intende cioè o promuovere nuovi strumenti e azioni, o contrastare o modificare strumenti e azioni già in essere. L’Ice diventa così veicolo di democrazia partecipativa, complementare – e subordinata – a quella rappresentativa.

Si creano nuovi canali per un potenziale rafforzamento del dialogo fra cittadini e istituzioni comunitarie: gli organizzatori di un’Ice avranno la possibilità di presentarla in un’audizione pubblica al Parlamento europeo. Con conseguenti possibili dinamiche cooperative o “competitive” fra Commissione e Parlamento europeo.

La scala su cui ci si deve muovere favorirà la costruzione di alleanze sociali transnazionali, fra soggetti e ambiti diversi. Nell’era di internet e dei social network le reti saranno un veicolo fondamentale per il successo di un’Ice. Un ruolo importante sono destinati ad averlo anche i media “tradizionali”, nel far conoscere e nell’appoggiare (o contrastare) un’Ice – sia in fase di raccolta delle adesioni sia dopo che essa abbia superato la soglia del milione di firme in sette paesi.

Si è talvolta sostenuto, in concomitanza con eventi internazionali o manifestazioni eclatanti, che il giorno X “era nato il popolo europeo”. Ma la costruzione di un demos europeo è un processo, fatto di tanti tasselli, in corso da tempo e attraverso molti canali, individuali e collettivi. L’Ice promette di essere uno di questi tasselli e canali, e certo non dei minori.

Va da sé che un’Ice potrà essere (legittimamente) attivata da portatori di rilevanti interessi economici particolaristici. Per questo è importante che le norme Ue impongano la massima trasparenza nelle fonti di finanziamento. La campagna elettorale di Barack Obama, negli Usa, ha peraltro insegnato come anche soggetti inizialmente “poveri” possono superare il vincolo delle risorse, in presenza di un consenso sociale diffuso.

D’altro canto, con una soglia di un milione di firme in uno spazio con 500 milioni di abitanti (dei quali quasi 390 milioni elettori), è possibile che un’Iniziativa sia espressione di minoranze con preferenze “intense”, non in sintonia con le preferenze “diffuse” della maggioranza degli europei. Anche per questo è fondamentale che il processo dell’Ice sia incanalato nell’alveo della democrazia rappresentativa.

Riforme istituzionali
Alla conclusione dell’estenuante iter per la ratifica del Trattato di Lisbona, dopo il cocente insuccesso della Costituzione europea, suonava di comune buon senso l’affermazione che “per almeno una generazione” non si sarebbe più messo mano ai Trattati.

Ma la crisi economica e finanziaria internazionale incalza. E obbliga tutti a fare i conti con la consapevolezza che un’Unione non è tale se non si dà un assetto federale, che il metodo intergovernativo tampona le falle ma non risolve i problemi istituzionali dell’Ue, che quello dell’euro(-zona) è un cantiere ancora aperto, in cui il rigore deve andare di pari passo con lo sviluppo.

Il Fiscal Compact e il Trattato sul Meccanismo europeo di stabilità, pur con tutti i loro limiti, sono già pezzi della costruzione di un nuovo assetto istituzionale. Si moltiplicano le prese di posizione autorevoli sulla necessità di andare oltre i Trattati esistenti, anche nel governo tedesco, a partire dalla cancelliera Merkel e dal ministro degli esteri Westerwelle, cui si affiancano le recenti proposte “federaliste” di Jacques Delors. È auspicabile che il governo italiano voglia e sappia essere alla testa di questo processo europeo.

L’Ice può avere un ruolo di stimolo affinché le istituzioni comunitarie affrontino i problemi dello sviluppo economico europeo, nel quadro dei Trattati esistenti, anzitutto in sede di definizione di risorse e obiettivi del bilancio comunitario. È sia un auspicio sia una previsione che molti temi oggetto di un’Ice potranno orientare l’agenda su cui si dovranno confrontare le forze politiche alle elezioni europee del 2014, finalmente guidate da un loro candidato alla presidenza della Commissione europea.