IAI
Non proliferazione

Offensiva dell’Onu per il disarmo nucleare

3 Nov 2011 - Carlo Trezza - Carlo Trezza

Il 24 ottobre scorso il Segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon, in un intervento presso il EastWest Institute di New York, ha rilanciato il suo programma di disarmo e non-proliferazione, confermandosi il Segretario generale che più si è impegnato a favore della riduzione degli armamenti. Il fatto di provenire da un paese dove la minaccia nucleare è vissuta quotidianamente, e di aver ricoperto le cariche di ministro degli Affari esteri e di ambasciatore presso l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), spiegano la sua spiccata sensibilità per tali argomenti.

Opzione zero
Insieme al presidente americano Barack Obama, Ban Ki-moon è oggi il maggiore promotore del concetto, che si va sempre più affermando, di un mondo privo di armi nucleari. L’annuncio di New York è avvenuto esattamente tre anni dopo un suo primo intervento presso il medesimo Istituto. Prima ancora che il presidente Obama annunciasse il suo programma di disarmo nello storico discorso di Praga dell’aprile 2009, Ban Ki-moon aveva, infatti, nel 2008, un suo piano in cinque punti volto a rilanciare il disarmo.

Egli sposò allora non solo il concetto di un mondo privo di armi nucleari, ma anche quello, più controverso ed ambizioso, di una convenzione internazionale sulla proibizione delle armi atomiche. Egli promosse in particolare l’entrata in vigore del Trattato che proibisce gli esperimenti nucleari, l’interruzione (“cut off”) della produzione di materiale fissile per le armi nucleari ed il rafforzamento delle garanzie sul non uso dell’arma atomica contro paesi che vi hanno rinunciato. Si creò allora e permane oggi, una complementarietà tra le azioni dei due statisti.

I risultati non si sono fatti attendere. Il trattato strategico “Nuovo Start” tra russi e americani è entrato in vigore, la Conferenza di riesame del Trattato di non proliferazione del 2010 è stata un successo, la sicurezza delle armi e materiali nucleari si è rafforzata a seguito del vertice di Washington tra i paesi con maggiori responsabilità in campo nucleare.

Intesa vincolante
Il 24 ottobre scorso il Segretario generale è tornato all’EastWest Institute per proporre passi ancora più energici e per dare maggiore concretezza alla questione della Convenzione che proibisce l’arma nucleare. Basandosi sul fatto che 133 paesi l’hanno votata all’Assemblea generale dell’Onu, Ban Ki-moon promuove ora un’intesa sul disarmo nucleare che sia giuridicamente vincolante come lo sono i trattati che già proibiscono le armi chimiche e biologiche.

Il Segretario generale non abbandona il gradualismo prevalso negli ultimi decenni e prospetta anche passi in avanti settoriali su temi quali le armi nucleari a corto raggio, principalmente russe, e le testate non operative, che permangono principalmente negli arsenali americani. Anche queste ultime – sostiene Ban Ki-moon – vanno distrutte (“by weapon reduction, I mean weapon destruction“).

Ma di “quante divisioni dispone” il Segretario generale per promuovere il suo programma? Pur non potendosi sostituire alla volontà politica degli Stati membri dell’Onu e dei gruppi di stati che si vanno affermando in questo campo (purtroppo il peso dell’Unione europea è invece decresciuto), egli può far sentire tutto il suo peso nelle strutture dell’Onu dedicate al disarmo.

Risorse Onu
Il Consiglio di sicurezza ha acquistato un ruolo crescente da quando, nel 2004, la proliferazione delle armi di distruzione di massa venne definita una minaccia alla pace e alla sicurezza internazionale.

I lavori della prima Commissione dell’Assemblea generale, dove tutti gli stati si possono esprimere e contare attraverso il voto, sono incentrati sui temi del disarmo. La Commissione delle Nazioni Unite per il disarmo (Undc), un organo deliberativo di dubbia utilità, ha invece un peso decisamente inferiore. Egli ha un “droit de regard” sulle sorti della Conferenza del disarmo di Ginevra, l’organo dedicato alla negoziazione degli accordi multilaterali. Dopo un passato glorioso che l’ha portata a negoziare i principali accordi multilaterali, la Conferenza è oggi il “grande malato”che non riesce a risollevarsi.

Il Segretario generale si avvale nella sua azione del solido sostegno dell’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari del disarmo (Oda). Alla sua guida egli ha nominato dal 2007, quale suo Alto rappresentante, il brasiliano Sergio Duarte, uno dei più autorevoli esperti nel campo del disarmo e della non-proliferazione.

Si avvale altresì di un Consiglio consultivo di quindici personalità del mondo diplomatico e accademico e di un prestigioso Istituto di ricerche sul disarmo (Unidir) con sede a Ginevra. Nell’insieme, dunque, un apparato articolato ed efficiente che sostiene l’azione politica del Segretario generale.

Ma anche nelle attività che si svolgono al di fuori dell’Onu si fa crescente ricorso al Segretario generale. Così nella Convezione che proibisce le mine anti-persona, negoziata al di fuori del contesto delle Nazioni Unite, sono state affidate al Segretario generale una serie di responsabilità che vanno al di là del tradizionale ruolo notarile. Altrettanto è avvenuto nella successiva convenzione sulla proibizione delle munizioni a grappolo. Anche la Conferenza di riesame del Trattato di non-proliferazione, che è estranea alle strutture dell’Onu, si svolge sotto l’egida del Segretario generale.

Verso Helsinki 2012
A lui sono stati affidato nel 2010 una serie di compiti tra i quali il più arduo è la convocazione nel 2012 di una Conferenza sulla creazione di una zona priva di armi di distruzione di massa in Medio Oriente. Portare allo stesso tavolo negoziale tutti i paesi di un’area di tensione come quella mediorientale per affrontare un tema altamente controverso come quello delle armi nucleari, chimiche e biologiche è una grande sfida. Trattandosi di temi non riconducibili ad un unico ambito negoziale, solo il Segretario generale ha l’autorità di mettere in coerenza i vari tasselli di questo complesso mosaico.

Ban Ki-moon è riuscito a superare i primi ostacoli: è stato individuato il paese, la Finlandia, che ospiterà la Conferenza ed è stato nominato come “facilitatore” il sottosegretario agli esteri finlandese Jaakko Laajava. Un passo in avanti notevole in un percorso che metterà alla prova paesi come l’Iran, Israele, Siria ed Egitto, nessuno dei quali ha tutte le carte in regola in fatto di armi di distruzione di massa.

Ciò avverrà durante un anno elettorale per molti dei protagonisti, in una fase che è di assestamento per l’intera regione. Le credenziali di Ban Ki-moon come promotore del disarmo sono ormai acquisite: la conferenza di Helsinki rimane ora la prova più ardua da affrontare.

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