La “tutela” del G20 sull’Italia
In passato si era già notata una tendenza del G20, a livello dei capi di stato o di governo, ad estendere la propria capacità di indirizzo. A questa propensione, se ne è oggi aggiunta un’altra: quella di giudice tutelare. La prima a sperimentare questo nuovo “regime di tutela” è stata l’Italia.
La Grecia, potenziale candidata, ha solo dovuto affrontare, alla vigilia del vertice, il duo Merkel-Sarkozy, il quale è riuscito a far abbandonare al premier greco Giorgio Papandreou l’intenzione di sottoporre a referendum il programma di sacrifici e di aiuti concordato con l’Europa, sostenendo che al popolo andava posto il quesito fondamentale: l’appartenenza della Grecia all’Unione europea (Ue).
Che l’iniziale ipotesi di referendum fosse meramente strumentale alla ridefinizione degli equilibri politici interni della Grecia, è possibile. Certo è che il voto di fiducia del parlamento greco sul programma ha visto anche il concorso dell’opposizione e la promessa di un’associazione della stessa nel governo del paese. Alla Grecia, nel “Piano di azione di Cannes per la crescita e per l’occupazione” sono dedicate due righe.
“Volontaria” giurisdizione
In questo stesso documento, all’Italia sono riservate invece otto righe – con succinti richiami agli impegni già presi e soprattutto alle azioni promesse – che si chiudono con le parole: “Apprezziamo la decisione dell’Italia di invitare il Fondo monetario internazionale (Fmi), ad effettuare una pubblica verifica dell’attuazione delle misure su base trimestrale”, affermazione ripetuta nella prima pagina del comunicato. Perciò, non è il giudice tutelare che si è arrogato un potere, ma è un caso di volontaria giurisdizione!
Volontaria? Le cronache giornalistiche hanno riportato offerte di assistenza finanziaria del Fmi e ripulse da parte dell’Italia. Secondo alcuni rappresentanti dell’Ue e in base a dichiarazioni della Christine Lagarde, direttore generale del Fmi, da settimane si stava lavorando per questa soluzione, che non poteva realizzarsi se non “volontariamente” (rectius: attraverso pressioni amichevoli), non avendo l’Italia in piedi alcun programma di assistenza finanziaria col Fondo. Quest’ultimo è così diventato una sorta di ufficiale del G20 per la buona condotta.
Al Fmi sono stati affidati a Cannes compiti più in linea con la tradizione: a) la composizione del Diritto speciale di prelievo (Dsp), da valutare secondo i criteri in vigore e da riesaminare nel 2015; b) la formulazione per gli inizi del 2012 di proposte per una nuova, integrata decisione in tema di sorveglianza; c) la strutturazione di una nuova Precautionary and liquidity line (Pll) al fine di fornire una maggiore e più flessibile assistenza di breve periodo a paesi con sani fondamentali e forti politiche, ma colpiti da shock esogeni, nonché una nuova facilitazione per l’assistenza ai paesi membri in emergenza.
Nell’assicurare l’attuazione delle maggiori quote e delle riforme nel governo del Fmi, decise nel 2010, il G20 ha chiesto ai ministri delle finanze di investigare, sin dalla prossima riunione, le opzioni per mobilizzare risorse addizionali, tra cui le contribuzioni bilaterali al Fmi, l’emissione di Dsp, gli apporti volontari a una struttura speciale quale un conto amministrato.
Tempi lunghi
Da tutto ciò si evince che da un lato si è consapevoli che non è vicina la fine della crisi finanziaria, scoppiata nel 2007 negli Stati Uniti, che oggi attanaglia gli stati europei dagli elevati debiti pubblici e le banche che ne hanno in portafoglio attraverso, soprattutto, le regole del mark-to-market e dei coefficienti di capitale; dall’altro, paesi come la Cina, la Russia e il Giappone, su cui si faceva affidamento per rimpolpare le scarse risorse dell’European Financial Stability Facility (Efsf) sono timorosi di poter soffrire delle perdite, in particolare nella ricapitalizzazione delle banche, mentre è possibile che siano più disponibili a sovvenire il Fmi per operazioni di emergenza anche a favore dell’Europa.
Sul fronte della riforma del sistema finanziario, è stato rinnovato l’impegno, a protezione del contribuente, che nessuna impresa finanziaria sia esente dal fallimento perché troppo grande. Il Financial Stability Board (Fsb) ha individuato già 29 istituzioni, tra cui Unicredit Group, da considerare global sistemically important financial institutions (G-Sifi), alle quali applicare una supervisione rafforzata, un nuovo standard internazionale con riferimento al loro regime fallimentare e dal 2016 accresciuti coefficienti di capitale.
Programma impegnativo
Il G20 si dice pronto a identificare anche entità finanziarie non bancarie di rilevanza sistemica, nonché a sviluppare la regolazione e la supervisione del sistema bancario ombra (shadow banking), a tutelare l’efficienza e l’integrità del mercato contro i rischi posti dal trading ad alta frequenza e dalla liquidità grigia (dark), a valutare il funzionamento dei Credit default swaps (Cds), a proteggere i consumatori di servizi finanziari, ad approvare le raccomandazioni dell’International Organisation of Securities Commissions (Iosco) per migliorare regolazione e supervisione dei mercati per i derivati su merci (commodities).
Un programma piuttosto impegnativo, se si tiene conto che si aggiunge al monitoraggio di quanto è stato già attuato con riferimento alle banche, ai mercati Over the counter (Otc), ai meccanismi di remunerazione. A coronamento dell’era Draghi, cui è succeduto il governatore canadese Carney, il Fsb è stato riformato: avrà personalità giuridica e maggiori risorse finanziarie.
Non manca, ovviamente, la riaffermazione di principi e politiche che costituiscono il tradizionale bagaglio politico e socio-culturale di questi incontri, tra cui il miglioramento dei mercati dell’energia, la lotta al cambiamento climatico, il rifiuto del protezionismo, il rafforzamento del sistema multilaterale, l’immancabile richiamo a Doha, le sfide dello sviluppo. Al riguardo, il rapporto di Bill Gates ha illustrato esperienze della sua fondazione e opzioni di finanziamento.
Solo in questo contesto è richiamata l’imposta sulle transazioni finanziarie, ben vista dall’Europa, ma avversata dal presidente Usa Barack Obama e dal premier britannico David Cameron.
Quest’ultimo ha redatto un rapporto sulla global governance in cui si raccomanda che il G20 resti un organismo informale, dia adeguata priorità alle aree di maggiore rilevanza come il rafforzamento del Fsb e dell’Organizzazione mondiale del commercio (Omc), individui comuni principi e comuni obiettivi; sul piano organizzativo, è approvata la proposta di formalizzare la Troika delle presidenze (passata, presente e futura) e di costituire un piccolo segretariato.
Ciò detto, arrivederci a Los Cabos, Baja California, Messico, nel giugno 2012 for more of the same….
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