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Mercati e Banca centrale

La difficile ascesa del sistema bancario turco

2 Nov 2011 - Alessandro Santoni - Alessandro Santoni

La Banca centrale turca sta facendo tutto il possibile per sostenere il corso della Lira, deprezzata da inizio anno del 15% rispetto al dollaro; in qualche caso il mercato sostiene che stia facendo anche troppo. A fine ottobre la Banca centrale turca ha deciso di aumentare il tasso overnight (“da un giorno all’altro”) dal 9% al 12,5% per scoraggiare le banche locali a prendere a prestito in Lire, e contemporaneamente di ritirare lire dal mercato vendendo dollari statunitensi.

Il mercato si aspetta ora un possibile aumento del tasso di interesse che sarebbe in totale contraddizione con quanto deciso ad inizio agosto dalla stessa Banca centrale turca per supportare la crescita in vista di un rallentamento dell’economia globale: tagliare il tasso di riferimento di 50 basis point (portandolo a 5.75%). Forti dubbi esistono dunque tra gli investitori su quali siano le effettive priorità della Banca centrale, tra stabilità finanziaria, crescita ed inflazione.

Apertura e bancarizzazione
Nel frattempo l’inflazione, in virtù del deprezzamento della Lira e dell’aumento dei prezzi delle materie prime, è (per quanto riguarda i prezzi alla produzione) ai massimi dal 2008, avendo toccato quota 12%.

Nonostante questi segnali negativi sul fronte monetario, la Turchia rimane oggi tra i paesi europei con il più alto tasso di crescita del Prodotto interno lordo (Pil) ed un sistema bancario tra i più sofisticati e concentrati di quelli dei paesi sviluppati (visto che le prime sei banche hanno una quota di mercato superiore al 60% sulla raccolta e sugli impieghi) e che gode di un ampia apertura internazionale. Gli azionisti esterni rappresentano infatti il 53% dell’azionariato di AkBank, il 78% di Garanti, l’86% di Halkbank, il 63% di Isbank, il 55% di Yapi ed il 77% di Vakifbank, in pratica più del 70% del mercato bancario turco è in mano ad azionisti esteri.

Nel paese, che conta 44 banche per una popolazione di 73 milioni di abitanti, è in corso un processo di forte bancarizzazione. Negli ultimi quattro anni sono stati aperti tremila nuovi sportelli (con una crescita del 50%) ed assunte quasi trentacinquemila persone nel sistema bancario (+20%).

Il livello del personale bancario è altamente qualificato, considerando che il 75% del totale è laureato e diversificato, con un 50% di personale femminile. Nonostante ed in virtù anche di questi importanti investimenti, la profittabilità si è mantenuta su ottimi livelli negli ultimi anni, con una redditività media del capitale di ritorno sul patrimonio (Return On common Equity, Roe) del 15% nel 2011.

A supportare gli utili bancari è stata la poderosa spinta economica, con un tasso di crescita medio annuo degli impieghi, dal 2006 ad oggi, del 25%, determinata dai prestiti sia alle famiglie che alle imprese.

Dipendenza
La forte crescita degli impieghi ha così generato il bisogno delle banche turche di ricercare forme di raccolta alternative al mercato locale, e di allungare le scadenze. La struttura dei bilanci, di conseguenza, è radicalmente cambiata, con gli attivi bancari che dipendono fortemente dai titoli governativi; dipendenza che nel 2003 era arrivata a toccare la cifra record del 42%, per poi tornare a scendere fino all’attuale livello del 22%.

Negli ultimi anni, del resto, la qualità del credito del sistema bancario turco è migliorata molto, con un livello di sofferenze che è sceso dal 20% degli impieghi, toccato nel 2003, all’attuale 3.2%.

Tuttavia la valutazione in borsa è stata penalizzata negli ultimi sei mesi dalla forte volatilità della moneta locale e dalla revisione al ribasso degli utili attesi dal sistema bancario. Il taglio delle stime, dovuto in parte al rallentamento economico, è stato anche pesantemente influenzato da interventi del governo, che ha posto un limite del 25% alla crescita degli impieghi al fine di calmierare la crescita del settore.

Il settore ha così mediamente perso un 50% rispetto ai massimi di novembre 2010, portando le banche a trattare a sconto rispetto a quelle di altri paesi emergenti come Brasile e Russia.

La capitalizzazione di mercato del settore bancario turco è inferiore a 1.2 volte il patrimonio netto, contro una media di 1.8 volte per quello di Russia e Brasile. Il mercato si interroga su quali saranno le mosse future della Banca centrale e del governo, in parte confuso dai recenti provvedimenti.

Incertezza
Da un punto di vista macroeconomico, il paese soffre infatti di un deficit alto (10% del Pil nel 2011) e di un’economia attesa in rallentamento. La crescita del Pil dovrebbe attestarsi, secondo il consensus di mercato, a circa il 5.5% nel 2011, e al 4.3% nel 2012, rispetto all’8.9% del 2010. Ma le recenti indecisioni della Banca centrale turca sull’opportunità di frenare le spinte inflazionistiche o di supportare la crescita, rischiano di confondere ulteriormente i mercati.

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