Il ruolo della Bielorussia nel disarmo nucleare
S.E. Evgeny Shestakov, ambasciatore della Repubblica di Bielorussia in Italia e presso la Fao, ci ha scritto una lunga lettera circa l’articolo “Sgambetto bielorusso al disarmo nucleare”, a firma Carlo Trezza, apparso su Affarinternazionali il 6 settembre 2011. I punti elencati dalla lettera sono i seguenti (estratti). Segue la replica dell’Ambasciatore Trezza.
1) “Non mi posso esimere dal sostenere con forza di considerare sia il titolo che il contenuto e l’impostazione dell’articolo stesso fuorvianti e parziali”;
2) “nella dichiarazione congiunta fatta ad Astana nel dicembre 2010 proprio il Segretario di Stato Clinton ha riconosciuto la decisione storica della Belarus di rinunciare alle proprie armi nucleari, assunta nel 1994, come un contributo significante alla causa del disarmo nucleare. Dopodiché nella citata dichiarazione la stessa Clinton ha confermato le garanzie di sicurezza della Belarus stabilite dal Memorandum di Budapest del 5 dicembre 1994”;
3) “il comma 3 del memorandum (…) stabilisce quanto segue: La Federazione Russa, il Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord e gli Stati Uniti d’America confermano alla Repubblica di Belarus il loro impegno, conformemente ai principi dell’Atto finale della Csce, di astenersi dalla coercizione economica tesa a sottoporre l’esercizio dalla Repubblica di Belarus dei diritti propri alla sua sovranità e quindi assicurarsi vantaggi di qualsiasi genere”;
4) “nel 2011 (… gli Usa) hanno imposto sanzioni economiche contro alcune aziende bielorusse, il che abbia (sic!) spinto le autorità bielorusse a sospendere alcuni processi negoziali in corso con gli Stati Uniti, tra cui quello che nasceva dalla dichiarazione di Astana. Chiaramente questa decisione, del tutto bilaterale, non ha alcun effetto sugli impegni del mio paese nel campo della non-proliferazione, un tema multilaterale per eccellenza”;
5) “la collaborazione di Belarus con l’Agenzia internazionale per l’energia atomica, (Aiea) (…) si svolge da anni nell’ambito dell’Accordo sull’applicazione delle garanzie, concluso tra la Belarus e l’Agenzia con il protocollo aggiuntivo firmato nel 2005. (…) La Belarus regolarmente ospita ispezioni dell’Agenzia. (…) La Belarus (…) fa parte di altri meccanismi dell’Aiea”;
6) “mentre si dimentica del tutto delle garanzie date dalle grandi potenze nucleari ai nuovi stati che abbandonavano le armi atomiche, si evocano con una specie di rimpianto i tempi quando i paesi occidentali … avevano … in mano le chiavi politico-economiche della viabilità di tali paesi. Non mi sembra (…) che una tale impostazione sia conforme ai principi basilari della sicurezza e cooperazione in Europa”;
7) “per quanto riguarda (…) la nostra reazione alle sanzioni economiche imposte dagli Stati Uniti, ritengo che i metodi di intimidazione, pressione economica e coercizione siano totalmente inaccettabili nella prassi internazionale”;
8) “le imprese bielorusse soggette alle recenti sanzioni (…) impiegano circa 40mila persone. Esse (…) svolgono i loro affari nel modo trasparente e (…) riescono (…) ad accrescere un proprio potenziale scientifico, tecnologico, produttivo e delle risorse umane (…. portando) a un progressivo rafforzamento delle loro posizioni sui mercati internazionali. In tal senso noi di Belarus consideriamo (… tali sanzioni) come una manifestazione di concorrenza sleale”.
Superare le divergenze in vista del vertice di Seoul
Replica dell’Ambasciatore Carlo Trezza
Apprezzo anzitutto l’attenzione che Ambasciatore Shestakov dedica a quanto si scrive in Italia sui temi della sicurezza internazionale. Sono pienamente convinto anche io della portata storica della decisione della Bielorussia del 1994 di rinunciare, assieme all’Ucraina e al Kazakhstan, all’arma nucleare e di aderire al Trattato di non proliferazione nucleare come stato non militarmente nucleare. Si trattò di un gesto coraggioso, probabilmente non sufficientemente apprezzato dalla comunità internazionale. Fu un una decisione che rafforzò il Trattato di non proliferazione nucleare e corroborò il principio della reversibilità del possesso dell’arma nucleare.
Non si può però non constatare che l’annuncio della sospensione dei negoziati per il trasferimento in Russia dell’uranio altamente arricchito posseduto dalla Bielorussia, che implica – immagino – il congelamento del trasferimento del materiale medesimo, sia in contro tendenza rispetto alla virtuosa decisione del 1994 e rispetto al trend internazionale, volto ad eliminare l’impiego dell’uranio altamente arricchito – e dunque utilizzabile per produrre armi nucleari – nei reattori di ricerca.
Pur potendo comprendere la preoccupazione per l’impatto delle misure commerciali adottate dagli Stati Uniti sull’economia e sull’occupazione della Bielorussia, osservo che si è risposto con misure di tutt’altra natura ed in un settore di estrema delicatezza per la sicurezza internazionale. Il livello di arricchimento del materiale fissile in questione risulta raggiungere il 90%. L’Iran si è sinora attestato al 20%. Prima esso verrà smaltito e meglio sarà per tutti.
Le intese di Budapest del 1994 e la dichiarazione di Astana dell’anno scorso contengono delle contropartite significative per la Bielorussia, quali la garanzia del non-uso dell’arma nucleare, l’assistenza e la consultazione da parte di tre stati militarmente nucleari, il sostegno americano alla costruzione di una prima centrale nucleare, la partecipazione al processo diplomatico sulla sicurezza nucleare che avviene al più alto livello politico. È da auspicare quindi che la Bielorussia non metta a repentaglio tali assetti, che possa rivedere la sua decisione e che possa così partecipare al Vertice sulla sicurezza nucleare di Seoul del prossimo anno.
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