IAI
Un cuneo tra Turchia e Ue

Momento della verità per Cipro

13 Dic 2010 - Luigi Napolitano - Luigi Napolitano

Dopo una timida ripresa alla fine di maggio, il negoziato inter-cipriota aveva subito nei mesi successivi un progressivo rallentamento, giungendo molto vicino allo stallo. Ci hanno pensato le Nazioni Unite a rivitalizzare le trattative con la recente iniziativa del Segretario generale, Ban Ki-moon, di invitare il 18 novembre a New York il leader greco-cipriota Dimitris Christofias, e quello turco-cipriota Dervis Eroglu. Entrambi si sono impegnati a intensificare i contatti per superare i maggiori punti di disaccordo. Il Segretario generale gli ha dato appuntamento a Ginevra per la fine di gennaio. Nel frattempo i due leader dovranno tentare di ridurre le distanze su vari capitoli negoziali, a cominciare da quelli riguardanti le proprietà e il territorio.

Aspettative deluse
L’elezione di Dimitris Christofias a presidente della Repubblica di Cipro, nel febbraio del 2008, aveva acceso le speranze che si sarebbe potuta aprire una nuova stagione negoziale, grazie anche all’affinità politica del nuovo leader con quello della comunità turco-cipriota, Mehmet Alì Talat. Nel marzo di quell’anno erano in effetti cominciate nuove trattative che, strada facendo, hanno però incontrato crescenti difficoltà. Parallelamente, i negoziati d’adesione della Turchia sono arrivati vicino a un punto morto a causa della mancanza di nuovi capitoli da negoziare. Tra circa un anno, in assenza di fatti nuovi, il processo di adesione della Turchia sarà finito in un impasse; per farlo proseguire, servirebbe una revoca del veto su qualcuno dei numerosi capitoli attualmente congelati. Se si schiudesse una prospettiva di soluzione del problema cipriota, si potrebbe sbloccarne un buon numero e guadagnare tempo per il proseguimento delle trattative tra Turchia e Ue.

Nel negoziato inter-cipriota non si parte da zero. Quando, tra marzo e luglio del 2008, i due leader hanno maturato la decisione di avviare nuove trattative, hanno anche stabilito che la soluzione concordata sarebbe stata sottoposta nuovamente a referendum separati e simultanei nelle due parti dell’isola. Il quadro dell’accordo (“settlement frame work”) è stato concordato con due dichiarazioni congiunte, rese pubbliche dall’Onu rispettivamente il 23 maggio ed il 1° luglio 2008. Le due parti si sono impegnate a dare vita ad una federazione bi-zonale e bi-comunitaria “con eguaglianza politica”, qualificata come un “partenariato che avrà un governo federale con una singola personalità internazionale, come pure uno Stato costituente turco-cipriota ed uno Stato costituente greco-cipriota, di eguale status”. I leader hanno inoltre convenuto in via di principio che la Federazione debba avere una “singola sovranità e cittadinanza”.

Sovranità della Federazione
La materia negoziale, organizzata in sei capitoli, è stata poi sottoposta ad una “prima lettura” tra il settembre del 2008 e l’agosto del 2009, con un particolare approfondimento delle materie di più diretta disponibilità delle due parti. Si tratta di tre capitoli: governo e “divisione dei poteri” – power sharing -, economia e materie Ue. Per le altre questioni (proprietà, territorio, sicurezza/garanzie e immigrazione) ci si è limitati a discussioni di carattere preliminare. Ma già nel giugno 2009 Christofias faceva apertamente stato della propria insoddisfazione per l’andamento delle discussioni e per i risultati fino a quel momento conseguiti. In quell’anno di lavori è stato comunque possibile mettere a fuoco almeno i problemi di fondo dei capitoli trattati, a cominciare da quello del governo e del “power sharing”, che contiene i nodi fondamentali del contrasto dal quale è scaturito il conflitto tra le due comunità.

La “seconda lettura” è durata dal settembre 2009 al marzo 2010 ed è stata dedicata in larga parte all’approfondimento del capitolo del “power sharing”, fino a quando le trattative sono state sospese per le elezioni presidenziali nel Nord dell’isola. Per quanto riguarda il “power sharing” le due parti hanno raggiunto alcuni risultati significativi (per es. sulle modalità di elezione dell’esecutivo federale) e hanno sfiorato la soluzione della “madre” di tutte le questioni: la definizione della sovranità della futura Federazione cipriota.

Nel complesso, le trattative della “seconda lettura”, che nelle intenzioni iniziali doveva servire a minimizzare le differenze in vista del “do ut des” finale, non sono riuscite a chiudere del tutto nessuno dei tre capitoli sui quali le parti si sono concentrate, pur giungendo abbastanza vicine all’obiettivo.

Rischio stallo
L’elezione di Eroglu alla Presidenza turco-cipriota, avvenuta il 18 aprile scorso, non ha segnato, diversamente da quanto si temeva, una discontinuità , almeno sotto il profilo formale. Le trattative sono infatti riprese dal punto dove erano rimaste. Su richiesta di Christofias, inoltre, i lavori sono ripartiti dal capitolo delle proprietà, che è quello che, in assoluto, presenta le maggiori difficoltà di carattere tecnico, politico ed economico. Il processo si è così notevolmente complicato, procedendo molto a rilento, fino quasi a fermarsi. Per compiere progressi sostanziali servirebbero concessioni politicamente onerose per entrambe le parti su questioni come la definizione della sovranità della Federazione, le proprietà e l’assetto territoriale.

Per diverse ragioni è possibile che le trattative riescano ad evitare una stagnazione che comprometterebbe i risultati, non trascurabili anche se parziali, ottenuti fino ad oggi. All’appuntamento di Ginevra di fine gennaio le prospettive di un accordo saranno probabilmente meno vaghe di oggi. E si arriverà probabilmente a un bivio: accordo o fallimento dell’intero processo.

Opposti scenari
In caso di accordo, la realizzazione della Federazione cipriota compirà un fondamentale passo avanti in vista del duplice referendum confermativo delle due comunità; il veto sull’apertura di nuovi capitoli negoziali tra Ue e Turchia potrà essere revocato, ridando vigore al processo di adesione e rilanciando l’interesse di Ankara sia per l’Ue che per le riforme necessarie all’allineamento con l’acquis comunitario; il contributo dell’Ue alla riconciliazione delle due comunità cipriote riprenderà slancio e, infine, l’Onu potrà portare a compimento la sua missione, ponendo fine a una presenza sull’isola che dura dal 1964.

In caso di fallimento, invece, il progetto di Federazione cipriota subirebbe un nuovo e più grave smacco. Sarebbe un altro passo verso la partizione dell’isola. Il rallentamento del processo di adesione della Turchia risulterebbe confermato e con esso il disinteresse di Ankara verso l’Ue e l’attuazione delle riforme richieste da Bruxelles. L’Ue vedrebbe ulteriormente ridimensionato il suo ruolo, già non particolarmente rilevante, nella riunificazione delle due comunità cipriote e nelle scelte di politica interna ed estera della Turchia. L’Onu incasserebbe il secondo fallimento in sei anni di tentativi di mediazione e, pur mantenendo una presenza nell’isola, tornerebbe con ogni probabilità a disinteressarsi di Cipro, come durante il governo greco-cipriota di Papadopoulos tra l’aprile del 2004 ed il marzo del 2008, dopo la bocciatura del Piano di pace di Annan e fino all’elezione di Christofias.

.

Vedi anche:

N. Tocci: Due scenari per la Turchia

N. Tocci: Il bicchiere mezzo vuoto di Christofias