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Dopo la conferenza di riesame del Tnp

Il tabù nucleare si rafforza dopo la svolta di Obama

8 Giu 2010 - Carlo Trezza - Carlo Trezza

Uno dei temi centrali della Conferenza di riesame del Trattato di non proliferazione nucleare (Tnp), che si è recentemente conclusa con successo a New York, è stato il rilancio delle cosiddette “garanzie negative di sicurezza” in virtù delle quali gli stati che posseggono l’arma nucleare si impegnano a non usarla contro quelli che vi hanno rinunciato ai sensi del trattato. Tale tipo di garanzia, che corrisponde ad una sorta di “copertura assicurativa” per gli Stati non militarmente nucleari, non è contemplata dal trattato stesso. Si è cercato pertanto negli ultimi decenni di venire incontro a quella che viene generalmente riconosciuta come una legittima aspettativa dei paesi che hanno rinunciato all’arma nucleare. Nel Piano di Azione concordato al termine della recente Conferenza di New York, un apposito capitolo viene dedicato a tale tipo di garanzia che diviene ora l’oggetto di una serie di “azioni” che dovranno essere poste in essere dalla comunità internazionale.

Svolta negli Usa
Questo risultato è frutto di un lungo lavoro di preparazione cui hanno contribuito anche l’Italia e l’Unione europea. Ma nelle settimane precedenti la Conferenza, un importante impulso è stato dato, in particolare, dagli Stati Uniti. Nel recente riesame della “posture” nucleare americana, spicca infatti un nuovo approccio che prevede in particolare che gli Usa, se attaccati con armi chimiche e biologiche, non userebbero l’arma atomica. Scatenerebbero una risposta “devastante” e farebbero pagare penalmente le conseguenze del loro gesto ai dirigenti politici e ai capi militari del paese attaccante, ma la risposta militare avverrebbe impiegando le sole armi convenzionali.

Alcuni commentatori giudicano che non vi sia granché di nuovo nell’annuncio americano. A ben guardare, però, gli elementi di novità appaiono significativi. Il principale è che mai in passato gli Usa avevano esternato una posizione tanto articolata su un tema così delicato. Henry Kissinger, in un recente articolo, sostiene che essa è divenuta persino troppo esplicita. Per la prima volta l’America si impegna non solo a non usare l’arma nucleare, ma anche a non minacciarne l’uso.

Anche l’abbandono della tradizionale ambiguità della risposta in caso di attacco con armi chimiche e biologiche costituisce una novità. Le misure nei confronti dei responsabili politici e militari di un attacco chimico o biologico sembrano rivelare un’accresciuta fiducia nella giustizia penale internazionale. Si dà inoltre concreta applicazione a una delle novità principali della “dottrina Obama” enunciata nello storico discorso di Praga dello scorso anno che è la riduzione del ruolo delle armi nucleari nelle strategia di sicurezza. Ci si avvicina infatti al concetto della dissuasione convenzionale.

L’arma atomica come extrema ratio
L’impiego dell’arma nucleare non è invece escluso quale deterrente nei confronti di paesi giudicati inadempienti ai sensi del Tnp che volessero attaccare gli Usa o loro alleati e partner con armi convenzionali o chimico/biologiche (non stupisce pertanto che Teheran abbia subito protestato per questo annuncio americano). Lo stesso trattamento varrebbe, beninteso, nei confronti dei paesi che all’arma atomica non hanno rinunciato, ma non più nei confronti degli eventuali alleati di questi ultimi che si unissero ad un attacco contro gli Usa o loro alleati. Si sottolinea da parte americana, che l’uso del nucleare sarebbe contemplato comunque solo in circostanze estreme per difendere gli interessi vitali degli Usa, alleati e partner.

La nuova “posture” non giunge sino a sposare, come alcuni auspicavano, il principio del “non primo uso” (no first use) dell’arma nucleare, che ammette il ricorso a tale arma solo in risposta ad un attacco nucleare. Tuttavia gli Usa si avvicinano, senza adottarlo esplicitamente, al criterio del cosiddetto “sole purpose” e cioè all’idea che l’arma nucleare abbia come unico scopo la dissuasione: un obiettivo che essi dichiarano ora di perseguire.

Nuovo slancio
Il cambiamento di rotta degli Stati Uniti sulla strategia nucleare non potrà non avere un impatto anche sul concetto strategico che è in fase di rielaborazione in sede Nato. Ha intanto contribuito a creare quel clima di maggiore fiducia che a sua volta ha consentito, per la prima volta negli ultimi dieci anni, di raggiungere un risultato consensuale in ambito Tnp su ciascuno dei tre pilastri su cui si fonda il Trattato (non-proliferazione, disarmo e usi pacifici dell’energia nucleare) come anche sulla delicata questione di un’area priva di armi nucleari e di distruzione di massa in Medio Oriente.

L’Italia aveva, con preveggenza, focalizzato la propria attenzione sul tema della garanzie negative di sicurezza presentando un apposito documento sin dalla prima sessione preparatoria del Tnp nel 2007. Con il risultato ora raggiunto a New York, si potrà dare un nuovo slancio alla questione delle garanzie negative accrescendo la sicurezza dei paesi che hanno effettivamente rinunciato all’arma atomica, contribuendo al consolidamento della sicurezza anche a livello globale.

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Vedi anche:

S. Silvestri: L’opzione zero di Obama e il futuro della dissuasione nucleare

N. Ronzitti: Armi nucleari americane in Italia: che fare?

C. Trezza: Obama-Medvedev, ritorno al futuro

E. Greco: La stella polare dell’opzione zero