L’ascesa del Bric e gli assetti militari globali
A margine dell’incontro dei ministri delle finanze del G20 tenutosi a Londra a settembre, i paesi del cosiddetto Bric (Brasile, Russia, India e Cina) hanno sollecitato la comunità internazionale ad attuare un necessario bilanciamento dei poteri all’interno delle istituzioni finanziarie globali, quali la Banca Mondiale ed il Fondo Monetario Internazionale. I ministri dei quattro paesi non hanno mancato di far notare come la crisi finanziaria stia progressivamente trasformando il sistema internazionale in senso multipolare e che i nuovi mercati emergenti stiano svolgendo un ruolo fondamentale nella fase di assorbimento e ripresa dalla congiuntura negativa. Questo nuovo ruolo politco-economico dei Bric si riscontra anche in ambito militare, settore nel quale i governi dei quattro paesi stanno perseguendo intense politiche di riforma e modernizzazione.
Le performance economiche
L’ascesa delle quattro potenze emergenti, Brasile, Russia, India e Cina, prevista dagli analisti di Goldman Sachs già nell’autunno 2001, sembra essere accelerata dalla crisi finanziaria che ha colpito il sistema internazionale. Grazie all’indebolimento relativo delle principali economie avanzate, infatti, i Bric stanno rapidamente riducendo il divario: ai tassi di crescita correnti, il prodotto interno lordo aggregato dei quattro paesi dovrebbe superare quello dei G7 (Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito, Stati Uniti) nel giro dei prossimi vent’anni.
Secondo i governi di questi paesi, un’espansione economica così rapida deve essere accompagnata da sostanziali cambiamenti nelle strutture della governance globale. Il passaggio dal G8 al G20, sancito a Pittsburgh nelle scorse settimane, rappresenta un primo effetto di questa nuova distribuzione di poteri e influenza. Inoltre, le ripetute richieste di redistribuzione di quote, azioni e voti all’interno di Banca Mondiale e Fondo Monetario mostrano come i Bric si auto-percepiscano parte sempre più integrante (se non indispensabile) di un sistema politico-economico multipolare, interdipendente e soprattutto equilibrato.
Tuttavia, guardare al Bric come ad un’entità monolitica rischia di essere fuorviante: i paesi che lo compongono differiscono tra loro sotto numerosi punti di vista, che la crisi economica non ha mancato di mettere in risalto. Cina ed India rappresentano la parte più forte e dinamica del gruppo, che, nonostante la congiuntura negativa, continua a mantenere livelli di crescita estremamente positivi, impensabili per le economie avanzate (nel 2009, rispettivamente +8,5% e +5,4% ). Gran parte di questa crescita è guidata dalle esportazioni, (export led ), ma a causa della crisi e della riduzione della domanda globale, Pechino e Nuova Delhi hanno compreso l’importanza della domanda interna per poter mantenere elevati i propri tassi di crescita. Secondo le previsioni del Fondo Monetario nei prossimi anni la loro crescita dovrebbe riassestarsi sui livelli pre-crisi.
Le performance economiche di Russia e Brasile sono basate principalmente sull’esportazione di materie prime, di cui i due paesi sono estremamente ricchi. Questa caratteristica ha reso i due paesi maggiormente vulnerabili di fronte alla crisi economica, come dimostrano i tassi di crescita negativi registrati nel 2009 (rispettivamente -7,5% e -0,7%). In particolare la Russia, altamente dipendente dall’export nel settore degli idrocarburi, ha risentito della contemporanea riduzione della domanda globale e dei prezzi del petrolio. Nonostante la battuta d’arresto nel 2009, nei prossimi anni il prodotto interno lordo di entrambi i paesi dovrebbe riprendere a crescere a tassi abbastanza sostenuti.
La spinta al riarmo
Durante questo 2009 di crisi economica globale, i paesi Bric si sono contraddistinti anche per la notevole intraprendenza nel settore militare. Nonostante la congiuntura negativa, infatti, i quattro paesi stanno continuando a perseguire un’intensa attività di rafforzamento e modernizzazione delle proprie strutture militari, attraverso politiche di espansione dei budget della difesa, in controtendenza rispetto al trend delle maggiori potenze occidentali.
Il budget militare cinese continua a crescere a tassi eccezionali, con un aumento, secondo la rivista specializzata Defense News, del 14,9% previsto per il 2009. Attestandosi attorno ai 70 miliardi di dollari annui, il bilancio militare cinese è il secondo al mondo in termini assoluti, alle spalle (sebbene di molto) soltanto di quello americano. Pechino ha inoltre avviato una radicale riforma dell’industria della difesa per rimuovere parte delle barriere all’ingresso dei privati, in modo da garantire maggiori investimenti e dinamismo in un settore chiave per le ambizioni di potenza cinesi, attualmente troppo dipendente dalle importazioni dall’estero.
Anche in India il governo sta incrementando notevolmente i trasferimenti di risorse al budget per la difesa. Preoccupata sia dalla crescente instabilità sul confine pachistano che dalla serrata corsa al riarmo cinese, Nuova Delhi, grazie anche ai limitati contraccolpi legati alla crisi globale, mira ad incrementare del 23,6% (secondo la rivista specializzata Jane’s) il proprio bilancio militare 2009-10. In particolare, il piano di rafforzamento punta a modernizzare il settore aeronautico, e vede Mosca in prima linea nel fornire alle forze armate indiane buona parte degli equipaggiamenti necessari ai piani di riarmo.
La stessa Russia sta dimostrando una notevole intraprendenza nel settore militare: il bilancio della difesa per il 2010 dovrebbe crescere dell’8% rispetto a quello attuale, passando da 33 a 36 miliardi di dollari. Considerando il tremendo impatto della crisi sull’economia russa, questo dato dimostra come il comparto militare sia un’assoluta priorità per le strategie del Cremlino. Al contempo Mosca sta incrementando sensibilmente la sua capacità di esportazione (+8 miliardi di dollari nel 2009), raggiungendo ricchi mercati fin d’ora raramente esplorati dall’industria della difesa russa, Arabia Saudita e Brasile in primis.
Infine il Brasile, il cui bilancio militare dovrebbe rimanere sostanzialmente invariato ma la cui politica di acquisizioni lo fa emergere come attivo protagonista della competizione militare globale. Brasilia ha avviato importanti partnership militari con Francia e Russia, ma soprattutto sta premendo perché la produzione degli equipaggiamenti avvenga in parte in Brasile, in modo da favorire il trasferimento tecnologico a vantaggio del proprio comparto industriale.
Tra interdipendenza e competizione
L’analisi delle attività dei Bric nel settore della difesa mostra alcune tendenze interessanti. La prima è che la spesa militare complessiva delle quattro potenze si sta avvicinando sempre più a quella dei paesi occidentali (nel 2008 rappresentava il 12% della spesa globale). Infatti, se si esclude il budget per la difesa americano, il totale dei bilanci di Brasile, Russia, India e Cina è di poco inferiore a quello di Francia, Germania, Italia e Regno Unito, e stando ai tassi di crescita attuali è destinato a superarlo nel giro di pochi anni. Un altro aspetto importante, che conferma la rilevanza militare dei Bric, è che all’interno del gruppo vi sono i primi due paesi al mondo per importazioni di armamenti, la Cina e l’India, ed il secondo maggior esportatore globale, la Russia (alle spalle degli Stati Uniti e ben distanziata dagli altri competitor globali).
I mercati di questi paesi sono stati per lungo tempo altamente interdipendenti tra loro, con Cina ed India dipendenti dalle forniture e dagli equipaggiamenti russi. Tuttavia, in tempi recenti stanno emergendo alcune tendenze contraddittorie: gli scambi tra i tre paesi si sono ridotti, in particolare con la Cina, che spinge verso il rafforzamento del proprio comparto industriale, alimentando una crescente competizione con Mosca nel settore. La Russia, di conseguenza, sta orientando il proprio export verso mercati emergenti tra cui quello brasiliano, dove Mosca sembra pronta a concludere un contratto di fornitura di aeromobili che potrebbe raggiungere il valore di 7 miliardi di dollari, quasi un terzo dell’attuale bilancio della difesa del Brasile.
La vocazione globale del Bric si riscontra dunque in ambito militare così come in quello economico.Questa ascesa non deve indurre a pensare che il gruppo si muova compatto sulla strada del riarmo: cooperazione ed interdipendenza sembrano destinate a lasciare il posto ad un clima di progressiva competizione e difesa degli interessi nazionali.
Vedi anche:
E. Sciso: Una voce unica dell’Europa nel Fondo monetario internazionale
N. Sartori: La mano tesa degli Usa e la riforma del sistema militare russo