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Politica estera americana

Obama e McCain: più simili di quanto sembri

15 Lug 2008 - Alessandro Marrone - Alessandro Marrone

Il Presidente George W. Bush ha interrotto la tradizione americana di una politica estera largamente bi-partisan. Ora invece, almeno stando alle dichiarazioni elettorali dei due candidati, gli Usa stanno riannodando il filo di una sorta di largo consenso nazionale. Il confronto tra le proposte avanzate dai due candidati evidenzia molti punti comuni, su temi importanti quali il riscaldamento climatico, l’ Afghanistan e il rapporto con l’Europa, l’Iran e il conflitto arabo-israeliano.

In vista delle elezioni presidenziali cresce in Italia l’attenzione verso la politica estera del prossimo Presidente, e ci si domanda cosa cambierà per il Vecchio Continente in caso di vittoria di Obama o di McCain. Un recente studio dell’Istituto Affari Internazionali confronta le posizioni dei due candidati, dal riscaldamento climatico all’Iran, dalla strategia in Iraq alla politica commerciale, utilizzando principalmente i discorsi e i documenti prodotti dagli stessi candidati. Tra i diversi spunti di riflessione offerti dallo studio sono interessanti, rispetto all’attuale dibattito parzialmente influenzato dalla “Obamamania”, le considerazioni su quanto le piattaforme di politica estera di Obama e McCain abbiano in comune.

Riscaldamento climatico e Afghanistan
In merito al riscaldamento climatico, entrambi i candidati vogliono negoziare un accordo internazionale con i maggiori paesi produttori di gas serra, compresi Cina e India, per una riduzione globale delle emissioni. Inoltre, sia Obama sia McCain intendono applicare negli Stati Uniti un sistema obbligatorio di controllo della produzione di gas serra che riduca drasticamente le emissioni americane. In Senato, Obama ha firmato la proposta di legge Climate Stewardship and Innovation Act presentata da McCain, che impone agli Stati Uniti di ridurre entro il 2050 le emissioni del 60% rispetto ai livelli del 1990, instaurando un sistema obbligatorio di controllo delle emissioni sul modello europeo cap and trade. Al Congresso il voto sul provvedimento è stato rinviato all’autunno, e c’è da aspettarsi che chiunque andrà alla Casa Bianca si impegnerà fortemente nella battaglia contro il riscaldamento climatico.

Le piattaforme di politica estera dei due candidati coincidono, inoltre, in merito alla missione in Afghanistan. Entrambi vogliono continuare le operazioni contro Al-Qaeda e i talebani, entrambi hanno sostenuto il recente aumento delle truppe americane in Afghanistan, deciso dall’amministrazione Bush, e si impegnano a coordinare meglio l’azione politica, militare ed economica nel paese. I due candidati hanno criticato con eguale fermezza la presenza di caveat che limitano l’impiego delle truppe europee in Afghanistan, e hanno chiesto agli alleati della Nato un maggiore sforzo militare ed economico. Rimanendo nell’ambito della guerra al terrorismo, va inoltre sottolineato come sia Obama sia McCain abbiano contestato l’uso da parte della Cia di metodi di interrogatorio assimilabili alla tortura nei confronti dei sospetti terroristi, e promettano di chiudere il centro di detenzione di Guantanamo.

Analogie emergono anche rispetto all’approccio sul conflitto israelo-palestinese. Sia Obama sia McCain hanno incoraggiato i colloqui tra Israele e Autorità nazionale palestinese (Anp) con l’obiettivo di avere due stati che convivano in pace. Entrambi hanno condannato l’incontro tra i leader del movimento radicale Hamas e l’ex Presidente americano Jimmy Carter, e hanno difeso l’azione militare israeliana in Libano del 2006. Inoltre, su questo tema Obama sembra aver adottato una posizione da “falco” rispetto a McCain, affermando che Gerusalemme deve rimanere la capitale indivisa di Israele nonostante la questione sia molto controversa perché anche i palestinesi da sempre reclamano la città come la propria capitale.

Iran, Europa e Russia
Convergenze si registrano anche intorno al delicatissimo tema del nucleare iraniano. Entrambi i candidati dichiarano di voler aumentare la pressione internazionale sull’Iran affinché interrompa il suo programma nucleare, e nessuno dei due esclude l’opzione militare pur considerandola come una extrema ratio. In particolare Obama, riferendosi alle opzioni a disposizione degli Stati Uniti nei confronti dell’Iran, ha affermato: “Farò ogni cosa in mio potere per impedire che l’Iran acquisisca armi nucleari. Ogni cosa”. La principale divergenza tra i due candidati sul tema consiste nel fatto che Obama si è detto disponibile ad avviare negoziati diretti anche con i leader mondiali ostili agli Stati Uniti, come Ahmadinejad, opzione esclusa invece da McCain. Il candidato democratico ha poi però rettificato la sua apertura, specificando che valuterà caso per caso se tenere o no dei vertici e che comunque non è sua intenzione organizzare dei colloqui “tanto per parlare”.

Guardando all’Europa, entrambi i candidati intendono ricostruire la partnership transatlantica, ma chiedono ai membri europei della Nato di destinare maggiori risorse militari ed economiche all’Alleanza. A differenza di Obama, McCain è a favore dell’allargamento della Nato ai paesi dell’ex Unione Sovietica, e al rafforzamento della cooperazione con gli stati democratici al di fuori dall’area euro-atlantica. McCain ha anche compiuto un gesto innovativo rispetto al tradizionale orientamento repubblicano, riconoscendo esplicitamente l’importanza dell’Unione europea come attore globale e la necessità di un’efficace Politica europea di sicurezza e difesa.

Sia Obama sia McCain, inoltre, vogliono avviare un negoziato con la Russia per ridurre gli arsenali nucleari, trasformare in trattato multilaterale l’accordo bilaterale russo-americano Intermediate-range Nuclear Forces Treaty (Inf), e rafforzare il regime di non-proliferazione nucleare. In un recente discorso McCain si è anche impegnato a negoziare con europei e russi per “ridurre e possibilmente porre fine al dispiegamento di testate nucleari tattiche in Europa”. McCain, fondamentalmente, vorrebbe che Stati Uniti ed Europa facessero fronte comune per rispondere alle pressioni russe – a cominciare dall’uso politico delle fonti energetiche – anche attraverso l’esclusione di Mosca dal G8. Con le recenti proposte sul nucleare, invece, McCain sembra aver attenuato i toni nei confronti della Russia.

L’Iraq e l’interesse nazionale americano
In questo quadro, una radicale contrapposizione tra i due candidati si riscontra solo su due grandi temi: la politica commerciale, con McCain su posizioni più liberiste rispetto a Obama, e l’Iraq. Su quest’ultimo tema i due candidati hanno sempre tenuto posizioni opposte: McCain è stato favorevole all’intervento e alla strategia del surge diretta dal generale Petraeus; Obama è stato uno dei pochi democratici a schierarsi subito contro la guerra, ha contestato il surge e ha promesso di ritirare gran parte delle truppe americane dall’Iraq entro il 2009. Di recente però i democratici hanno parzialmente modificato la loro posizione sulla guerra. Di fronte ai recenti segnali positivi nella stabilizzazione dell’Iraq ottenuti dal surge e alla conseguente unità del fronte repubblicano contro il ritiro, nei mesi scorsi i parlamentari democratici hanno smesso di chiedere un calendario per ritirare le truppe. Inoltre all’inizio di luglio hanno votato con i repubblicani per finanziare le operazioni militari in Iraq fino al giugno 2009, contraddicendo di fatto la posizione precedentemente assunta. Non è perciò scontato che se Obama divenisse Presidente avvierebbe un completo e rapido ritiro dall’Iraq, in un momento in cui la stabilizzazione del paese non sembra più un obiettivo impossibile e il prezzo del petrolio è vicino ai 150 dollari al barile.

In generale, sembra che entrambi i candidati siano accomunati dalla stessa visione dell’America quale paese guida di un ordine mondiale basato sul libero mercato e sullo stato di diritto, e dalla consapevolezza che l’interesse nazionale degli Stati Uniti può essere tutelato solo incidendo fortemente sulla realtà internazionale. Non bisogna dimenticare che Obama in un suo intervento su Foreign Affairs ha scritto parole forti pronunciate spesso anche da McCain: “l’America non può affrontare le minacce di questo secolo da sola, e il mondo non può farlo senza l’America. Non possiamo né ritirarci dal mondo né cercare di sottometterlo. Dobbiamo guidare il mondo, con le azioni e con l’esempio”.