Unione Mediterranea: che farà l’Italia?
L’Iniziativa per un’Unione Mediterranea del presidente Sarkozy continua ad essere discussa nelle varie occasioni d’incontro fra la Francia e altri paesi europei. L’ultima occasione è stata la vista di Sarkozy alla signora Merkel, nel corso della quale l’iniziativa è stata discussa, apparentemente approvata dalla Germania, ma respinta, invece, il giorno dopo con apposito chiarimento della Cancelleria. La Spagna, d’altra parte, ha ripetutamente criticato l’iniziativa, proponendo al suo posto un’Unione Euro-Mediterranea piuttosto che solo Mediterranea. Madrid vuole, semmai, una “Barcelona Plus”, cioè riformare e rinvigorire il Partenariato Euro-Mediterraneo, conservandone il carattere di impresa dell’intera Unione Europea.
Prova di realismo
Al vertice franco-italiano di Nizza, l’Italia ha assunto una posizione più possibilista. In realtà, non sembra che a Nizza dell’Unione Mediterranea si sia molto specificamente parlato. Un po’ laconicamente, l’Italia ha affermato che è interessata all’iniziativa, ma anche aggiunto che la vede nel quadro dell’iniziativa euro-mediterranea in essere. Qualche cosa di più preciso si dovrà dire. Una prima occasione per farlo è l’incontro che ci sarà il 20 dicembre a Roma – Sarkozy, Zapatero e Prodi – messo in agenda proprio durante il vertice di Nizza per discutere dell’Unione Mediterranea.
Il nodo dell’iniziativa è la sua articolazione con l’Unione Europea e, finché tale nodo non è sciolto, anche la sua affiliazione appare incerta.
Fondamentalmente, l’idea è di costituire un vertice di capi di stato e di governo, simile al G8, che si riunisce per animare un numero limitato e ben selezionato di progetti. Com’è noto, il G 8 concorda alcuni temi, li studia e ne affida l’esecuzione ai suoi membri. Il vertice dell’Unione Mediterranea, che secondo l’indicazione data da Sarkozy dovrebbe riunirsi a giugno del 2008, comincerebbe a fare proprio questo in relazione al Mediterraneo.
Un’iniziativa del genere non è di per sé contraddittoria con il Partenariato Euro-Mediterraneo-Pem e la Politica Europea di Vicinato-Pev – la coppia che oggi costituisce la politica mediterranea dell’Unione Europea. In pratica, però, la politica mediterranea dell’Ue è oggi così pervasiva e strutturata che qualsiasi progetto l’Unione Mediterranea volesse intraprendere, troverebbe sulla sua strada una sovrapposizione con l’Unione Europea. Si può però pensare che l’Unione Mediterranea avrebbe come compito proprio quello di identificare e prendere a suo carico progetti in aree trascurate o insufficienti nella politica dell’Ue, come per esempio l’energia o l’immigrazione.
In questa prospettiva, occorrerebbe però presupporre anche la disponibilità dei paesi membri dell’Unione Mediterranea a metterci le necessarie risorse. Poiché sarebbero anche membri dell’Unione Europea, conferirebbero risorse supplementari a quelle che danno all’Ue o sottrarrebbero risorse a quest’ultima per perseguire i loro progetti nell’ambito dell’Unione Mediterranea? Più in generale, come regolerebbero l’inevitabile competizione con l’Ue? Sarkozy, nelle ultime versioni dell’iniziativa, ha inserito fra i membri dell’Unione Mediterranea anche la Commissione: si chiederebbe alla Comissione di mettere a disposizione dell’Unione Mediterranea le risorse comunitarie? Magari per progetti che l’Ue non fa o si ritiene non faccia adeguatamente e quindi in una chiave di indiretta critica a Bruxelles? Insomma, i membri dell’Unione Mediterranea e al tempo stesso dell’Ue si troverebbe a valutare difficili problemi di valore aggiunto e, anche ove del valore aggiunto si rivenisse nelle iniziative dell’Unione Mediterranea, si troverebbe a dover valutare difficili costi opportunità rispetto all’Ue.È evidente perciò la difficoltà di armonizzare l’attività delle due Unioni e i due cappelli che i membri di quella Mediterranea si troverebbero ad indossare. Inoltre, l’iniziativa non tiene conto del fatto che almeno alcuni paesi europei del nord percepiscono ormai la dimensione mediterranea in un senso, che si potrebbe dire, “nazionale”, il che in parte deriva dallo sviluppo della loro coscienza comunitaria e, in parte, dai concreti interessi nazionali da imputare al Mediterraneo: in cima l’immigrazione, ma anche il più generale problema dei rapporti con l’Islam e quello più specifico dei palestinesi. La Germania è in prima fila, ma nella stessa fila ci sono sicuramente anche la Finlandia e la Svezia.
Sarebbe errato trascurare questo che, in termini europei, è certamente uno sviluppo positivo. Più in generale, va detto che, a ben vedere, la contrapposizione fra est e sud è un po’ artificiale, non solo perché i paesi del nord Europa sono sempre più autenticamente sensibili al Mediterraneo, ma anche perché i paesi del sud Europa sono tutto fuorché indifferenti alla Russia e tutti, al nord come al sud, siamo preoccupati per i Balcani, che si sovrappongono alle due aree. La contrapposizione est-sud in Europa si verifica solo perché non esiste una compiuta leadership capace di mediarla. Se questa temperie – forse prima culturale che politica – è vera, l’iniziativa francese rivela una scarsa sensibilità, appare miope, ed è destinata a scontrarsi con forze che la respingeranno o la banalizzeranno.
I partner del sud
Per quanto riguarda poi i Partner mediterranei del sud, siamo sicuri che possano essere interessati all’Unione Mediterranea? I paesi del sud sono oggi molto delusi, anche se il Partenariato ha fatto cilecca in gran parte per colpa loro, e guardano con diffidenza e disincanto alla Politica di Vicinato. Tuttavia, continuano a seguire sia il Partenariato sia il Vicinato perché ciò è irrinunciabile per il loro rapporto con l’Europa e, se il gioco dell’Europa è la coppia Pem-Pev, è con questa coppia che giocano. È possibilissimo che, venendo un’Unione Mediterranea di fatto varata, essi aderiscano, ma lo farebbero solo per esserci e perchè esserci sarebbe una scommessa per loro comunque non perdente.
Dunque, ai costi economico-finanziari, a quelli organizzativi potrebbero aggiungersi dei costi politici. Allora che fare? Rispondere con un no secco potrebbe essere fonte di risentimento e di problemi nelle relazioni europee – anche se, nell’affollarsi di iniziative, in particolare afferenti il Mediterraneo, qualche “no” non ci starebbe male. Si possono immaginare due strategie, una volta a rendere l’Unione Mediterranea complementare all’Ue; un’altra volta a ridimensionarla a livello sub-regionale. Se applicate con successo e consenso, queste due strategie possono accrescere il valore aggiunto della politica europea verso il Mediterraneo e dare un positivo segnale di riscossa in una fase di recesso e sfiducia dell’Europa nei confronti di quest’area. Alcuni contenuti (in particolare il procedere per progetti più che per politiche) sono validi e, liberati dal ciarpame di retorica e ambizione in cui il presidente Sarkozy li ha affogati, potrebbero contribuire a fare dell’Unione Mediterranea un gioco a somma positiva nel contesto euro-mediterraneo. Altrimenti, se proprio non si vuole rischiare il “no”, queste strategie saranno di contenimento e limitazione dei danni.
Per rendere l’Unione Mediterranea complementare è necessario farne un’iniziativa decisamente sud-europea: i paesi dell’Europa del sud attualmente membri dell’Ue (Francia, Spagna, Portogallo, Italia, Malta, Grecia e, forse, Cipro) più i paesi del Nord Africa – e non quelli del Levante). Inoltre, occorre stabilire un’agenda ben mirata nella sua complementarietà a quella dell’Ue e rendere ben chiaro che i paesi membri si impegnano a perseguirla con risorse supplementari a quelle che essi provvedono ad altre organizzazione – a cominciare dall’Ue. Sulla base di questa premessa, avere la Commissione come osservatore sin dalla fondazione è corretto, perché sarebbe una garanzia di verifica della complementarietà dei progetti. Infine, l’Unione Mediterranea partirebbe così, ma sarebbe aperta a nuovi membri Ue e alla Turchia (non al Levante). L’idea barocca che la Turchia in quanto membro dell’Unione Mediterranea troverebbe un compenso all’affiliazione nell’Ue, deve essere esplicitamente ritirata, lasciando la Turchia e gli altri liberi di regolare ogni questione nel suo proprio ambito.
Una riduzione sub-regionale del progetto potrebbe essere la promozione a Unione del Gruppo dei 5+5 e/o quella del Forum Mediterraneo e il loro eventuale allargamento a nuovi membri (senza però compromettere il carattere sub-regionale del formato). Potrebbe anche essere la formazione di un’entità mediterranea simile alla Dimensione Nordica. Potrebbe essere infine, la decisione di chiamare Unione Mediterranea non una nuova entità istituzionale ma l’effettuazione di una (o più) cooperazioni rafforzate in ambito Ue. Quest’ultima soluzione, che nella stessa Francia ha autorevoli sostenitori – sta a metà fra l’ipotesi di complementarietà e quella di ridimensionamento. Saggiarla vale comunque la pena, perché farebbe capire se l’iniziativa nasce da uno zoccolo francese antieuropeista o europeista, cioè dalla costellazione di gollisti di destra, antieuropeisti, come Ph. Séguin, da cui origina la cometa Sarkozy, oppure dal Sarkozy/Beckett, unto dalla vittoria elettorale, e che coopta socialisti nel suo governo. Se il governo italiano vuole essere più prudente di quello spagnolo e di quello tedesco, può sondare queste strategie prima di pronunciarsi.