Sarko-Med: un “nuoveau souffle” o un “nouveau soufflé”?
Nel corso dell’incontro a Parigi del 28 maggio 2007, Nicolas Sarkozy ha presentato a Romano Prodi il suo progetto di Unione Mediterranea e, secondo quanto ha poi dichiarato Prodi ai giornalisti, i due hanno deciso di lavorarci insieme. Il progetto è stato elaborato dal nuovo presidente francese specialmente nel suo discorso a Tolone del 7 febbraio scorso, durante la campagna elettorale, nel quale, dopo una lunga evocazione del glorioso passato dell’area, ha presentato il progetto riportando le parole che figurano sul suo sito e aggiungendo una specificazione di quelli che dovrebbero essere i pilastri dell’Unione: immigrazione (décidée ensemble, organisée ensemble, maîtrisée ensemble), ambiente e co-sviluppo.
Una struttura diplomatica
L’Unione sarebbe organizzata attorno a una struttura diplomatica con al vertice una riunione annuale dei capi di Stato e di Governo. Essa non coincide con il Partenariato Euro-Mediterraneo, in quanto i membri europei – benché la porta sia ritualmente aperta a chiunque vorrà partecipare – sarebbero i paesi dell’Europa del Sud: Francia, Italia, Spagna, Portogallo, Grecia, Cipro e Malta. Gli interlocutori sembra di capire che sarebbero i paesi mediterranei dell’Africa del Nord. Se così fosse, l’Unione Mediterranea coinciderebbe, nel suo formato, con il Forum Mediterraneo per il Dialogo e la Cooperazione, un’organizzazione che, stabilita, con un forte contributo dell’Italia, due anni prima della conferenza di Barcellona del 1995, ha deciso di restare in vita come “caucus” mediterraneo, ancillare al Partenariato Euro-Mediterraneo sul piano diplomatico, ma privo di qualsiasi operatività. Nella proposta si parla anche di sistema di sicurezza collettiva e di una banca mediterranea di sviluppo. Si parla anche dell’Unione come strumento di rivitalizzazione della “politique arabe” della Francia.
L’iniziativa di Sarkozy interviene in un momento di stanchezza dell’idea mediterranea e del processo di Barcellona – che quell’idea ha incarnato sin dall’ormai lontano 1995 – più in generale, di stanchezza dei rapporti fra paesi europei e mediterranei. Rilanciare tutto questo appare in generale problematico e non è facile vederne le ragioni, dato che il processo di Barcellona ha fallito le sue ambizioni politiche ma ha costruito una non indifferente mole di rapporti diplomatici ed economici e continua a disporre di risorse notevoli. È inevitabile chiedersi – e qualcuno certamente lo farà – perché non applicarsi a migliorare quella costosa macchina invece di affiancargliene una nuova e, soprattutto, se appare credibile, dopo l’esperienza fatta nel processo di Barcellona, un rapporto di solidarietà politica con i paesi dall’altra parte del mar Mediterraneo.
Alcune giustificazioni dell’iniziativa del nuovo presidente francese sono nondimeno evidenti – e anche sottolineate nelle sue dichiarazioni. Con l’istituzione della Politica europea di vicinato, il processo di Barcellona ha subìto un degrado consistente. La politica di vicinato è tornata a bilateralizzare i rapporti fra l’Ue e i paesi del Mediterraneo del sud, come ai tempi della politica mediterranea globale degli anni settanta. Questo sviluppo comporta un arretramento vistoso nella qualità della “governance” regionale dell’Unione, nonché il venir meno, sul piano ideologico, dell’idea-forza di una regione euro-med destinata a dare coesione politica ai rapporti fra i suoi membri. Probabilmente, l’Unione Mediterranea del presidente Sarkozy punta a ripristinare questa idea-forza, sia pure in un ambito che sembra riguardare più il Nord Africa che il Levante.
Ripristinerà anche quel tanto di collettivo e orizzontale che il processo di Barcellona prevedeva al fine di migliorare l’integrazione economica e la performance dei paesi del sud del Mediterraneo e che la politica di vicinato ha messo più sullo sfondo? Difficile pensare che l’Unione Mediterranea che ora Parigi fomenta possa sostituirsi o anche solo affiancarsi alle politiche di cooperazione economica e finanziaria che l’Ue continua a mettere in pratica nel quadro del Partenariato Euro-Mediterraneo. Addirittura, cambiarne l’orientamento. Difficile pensare che i paesi del Sud Europa, chiamati a sostenere l’iniziativa, siano in gradi di mettere a disposizione risorse aggiuntive.
Il ruolo del Sud Europa
Nondimeno, una seconda giustificazione importante dell’iniziativa del presidente Sarkozy è proprio la necessità di un ruolo specifico del Sud Europa nei rapporti con il Mediterraneo. La politica di vicinato non solo ha bilateralizzato quello che prima almeno provava a essere multilaterale o plurilaterale, ma, mettendo paesi mediterranei e paesi dell’Est europeo nello stesso cesto, ha anche diluito il rapporto fra Ue e Mediterraneo meridionale. Ciò del resto risponde bene alla logica dell’allargamento e ne è una diretta conseguenza. In effetti, i paesi del Sud Europa non possono aspettarsi una solidarietà paneuropea piena, come quella che ha preceduto l’allargamento, verso una regione che interessa soprattutto loro stessi e assai meno i paesi europei nordici o centrali. Di qui, la necessità, in questo caso ben intravista dal presidente francese, di una politica specificamente sud-europea che sopperisca ai bisogni di sicurezza dei paesi a sud dell’Ue, cui la coesione europea non fa più da pieno supporto, e – di ritorno – rafforzi i paesi dell’Europa del Sud in seno all’Ue.
Anche qui però sembra difficile che i paesi del Sud Europa siano pronti a tale passo e a soprattutto a conferire le risorse economiche necessarie a compierlo. La tendenza oggi è piuttosto – non senza ragione – a ripartire meglio le risorse esistenti che non a metterne di nuove, per esempio – in tema di immigrazione – a dire che la sovraesposizione di sicurezza dell’Europa del Sud deve trovare compenso a livello comunitario perché riguarda anche i paesi del nord.
Risorse a parte, non c’è dubbio però che i paesi del Sud Europa, dopo l’allargamento, hanno un interesse politico e di sicurezza specifico al Mediterraneo da far valere. Dunque un loro modo di provvedere – una volta ottenuta una solidarietà comunitaria che comunque resta rilevante – dovrebbe pur esserci. Qui il richiamo di Sarkozy, oggi un po’ nebuloso, è importante, e non sarebbe un duplicato del Partenariato.
Per concludere, occorre anche dire, che non è detto che questo ruolo specifico del Sud Europa sia benvenuto fra i paesi a sud del Mediterraneo, che da sempre sono interessati a un rapporto con l’Ue e non con una parte di essa. Anche i paesi del Maghreb sono interessati a un rapporto con l’insieme dell’Ue. Naturalmente, se la proposta verrà portata avanti, le proteste di mediterraneità degli arabi saranno come al solito altissime, ma la realtà non corrisponderà necessariamente alle parole. Non è stato così con il processo di Barcellona, dove tutte le buone intenzioni europee (la democrazia, i diritti umani, l’integrazione economica orizzontale, le misure di fiducia, la cooperazione antiterrorismo) sono naufragate sulle rupi di un netto e costante diniego degli arabi e sull’unilateralismo di Israele, e dove quello che intendeva essere un progetto di solidarietà politica si è ridotto a un piano di aiuti e cooperazione economica.
Prima di riprovarci, con una formula che presenta oggi molti vuoti e alcune ingenuità, bisognerà pensarci bene e lavorarci molto. Abbiamo effettivamente bisogno di migliorare il vicinato arabo. Sarebbe bene ripartire da tre piuttosto che di nuovo da zero.